Empasse totale in Perù. Silenzio imbarazzante di Ue e Osa. Maduro: "Possiamo mandare Guaidò ad autoproclamarsi"

Empasse totale in Perù. Silenzio imbarazzante di Ue e Osa. Maduro: "Possiamo mandare Guaidò ad autoproclamarsi"

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Come pena del contrappasso più beffarda, il paese, la cui capitale ha dato il nome a quel Gruppo di regimi di estrema destra neo-liberale che hanno attentato alla sovranità e all'indipendenza del Venezuela, si ritrova in una crisi istituzionale totale. 

 

Come in Cile. Perù, il modello neo-liberale "democratico" importato dagli Usa in una foto

Pubblicato da LatinoAmerica su Domenica 15 novembre 2020


Dopo le dimissioni dell'ex presidente Vizcarra in seguito ad un contestato impeachment per gravi accuse di corruzione, sono scoppiate nel paese - già tramortito per la pessima gestione della pandemia Covid - rivolte che hanno già determinato la morte di almeno due persone. Il vice-presidente Manuel Merino, che aveva assunto l'incarico, si è dimesso domenica e i parlamentari peruviani hanno respinto l'unica lista di candidati che avevano chiesto la fiducia, guidata da Rocío Silva Santisteban, del Fronte Ampio, che sarebbe stata la prima donna ad assumere la presidenza del paese. Vice-presidente sarebbe stato Francisco Sagasti, rapresentante del Partido Morado; Luis Roel Alva, di Acción Popular, secondo vicepresidente e Yessica Apaza, di Unión por el Perú, come terza per il periodo 2020-2021 che avrebbe dovuto traghettare il paese a nuove elezioni. I parlamentari hanno bocciato il nuovo esecutivo con 42 voti a favore, 52 contro e 25 astensioni.   


Empasse totale istituzionale quindi e violenza incontrollata delle forze dell'ordine con la Defensoría del Pueblo che ha chiesto "al ministro all'Interno del Perú spiegazioni pubbliche sull'uso indiscriminato di bombe lacrimogeni e spari contor i manifestanti che marciavano pacificatamente". 


In un momento in cui nella cosiddetta "patria della democrazia" il presidente ancora in carica Trump grida ai brogli e alle frodi del sistema elettorale del suo paese che si vorrebbe esportare in tutto il mondo. In un momento in cui il Cartello di Lima - che più di tutti ha attentato alla sovranità del Venezuela, Nicaragua, Cuba e gli altri paesi della regione che cercano una via indipendente e sovrana da Washington - perde di fatto la sua capitale. Ecco in un momento del genere il silenzio imbarazzato e imbarazzante di Unione Europea e del "ministero delle colonie" Osa del povero Almagro vi offre la portata della parzialità di questi organismi vassalli degli Stati Uniti. 
 
Ben ha fatto, per questo, il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, dunque, ad infierire sulla crisi istituzionale in Perù e sulla settimana di continue manifestazioni represse violentemente a Lima. "Quello che osserviamo è che il popolo peruviano si sta svegliando nella ribellione, nel coraggio. Sono scesi in piazza per opporsi all'ultima manovra dell'oligarchia", dando la sua solidarietà contro il governo Merino che è poi stato costretto alle dimissioni. "Da qui mando il nostro saluto in solidarietà con il popolo del Perù, con i giovani del Perù che nelle strade lottano per la vera democrazia. Per i loro diritti sociali, per i diritti economici, per i loro diritti umani. Tutto il nostro sostegno al fratello popolo del Perù.", ha proseguito.


Criticando la mancanza di azione del Gruppo di Lima sulla crisi in Perù, il presidente ha concluso il suo messaggio con una battuta sul futuro politico del Paese. "Sembra che nessuno voglia assumere la presidenza lì. Possiamo inviare Guaidó ad assumere la presidenza e auto-proclamarsi presidente del Perù. Cosa ne pensate? Per realizzare il suo sogno ed entrare in un palazzo presidenziale, perché qui non ha possibilità", ha detto Maduro

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