Estrema destra, cartelli e finanziamenti USA: il filo rosso dei piani terroristici in Venezuela
Scoperto arsenale a Maturín: Cabello accusa Machado e Washington
Caracas conferma ancora una volta l’efficacia dei suoi apparati di sicurezza con il disarticolamento di due gravi minacce terroristiche, entrambe legate a settori dell’opposizione golpista di estrema destra, gruppi criminali transnazionali e con finanziamenti esteri. Le operazioni, coordinate dalle autorità venezuelane, hanno portato a sequestri di armi e numerosi arresti, sventando piani di destabilizzazione che avrebbero potuto causare vittime e danni ingenti.
L’attacco alla Plaza Venezuela: un piano meticoloso
Uno dei complotti più pericolosi, come rivelato dal governo, era finalizzato a colpire il Monumento alla Vittoria della Grande Guerra Patriottica contro il Nazifascismo, sito simbolico nel cuore di Caracas. L’attentato, previsto per le 11:32 del 23 giugno, prevedeva l’esplosione di un dispositivo contenente tre chilogrammi di tritolo nascosti in uno zaino, con innesco a distanza tramite un telefono analogico per eludere i controlli digitali.
Le indagini hanno ricostruito una trama internazionale: José Daniel García Ortega, l'esecutore materiale, sarebbe stato assoldato per 20.000 dollari da una cellula di estrema destra con legami all’estero. Grazie a segnalazioni provenienti dallo stesso ambiente di opposizione, le forze di sicurezza hanno rintracciato García Ortega, rimosso l’ordigno e arrestato il sospettato al confine colombiano. Tredici persone sono finite in manette, tra cui un membro del Cartello de La Guajira, "El Titi", confermando – secondo quanto riferiscono le autorità – l’intreccio tra terrorismo e narcotraffico.
La base logistica di Maturín e il ruolo dell’opposizione
Un secondo focolaio di destabilizzazione è stato neutralizzato il 9 agosto a Maturín, nello Stato di Monagas, dove è stato scoperto un arsenale con oltre 54.000 cariche cave e micce detonanti. Ventuno arresti e il sequestro di armi di alto potenziale hanno rivelato piani per attacchi a infrastrutture strategiche. Il ministro Diosdado Cabello ha accusato esplicitamente l’opposizione estremista e golpista guidata da María Corina Machado di armare unità violente con il sostegno di attori statunitensi, definendo la rete smantellata parte di un "ecosistema criminale globale".
Il filo rosso: Washington e la strategia del caos
Cabello e analisti come la giornalista Anahí Arismendi, denunciano il coinvolgimento degli Stati Uniti in queste trame, citando il recente aumento della taglia sul presidente Nicolás Maduro e i finanziamenti statunitensi all’opposizione. Arismendi sottolinea come questi episodi coincidano con la crescita economica del Venezuela (+7,71% nel primo semestre) e la sua apertura diplomatica a Cina e Russia, fattori che minacciano gli interessi di Washington nella regione.
La risposta venezuelana, basata sull’integrazione tra forze armate, intelligence e comunità locali, ha permesso di prevenire gli attentati, ribadendo un modello di sicurezza che unisce prevenzione sociale e controllo territoriale. La Repubblica Bolivariana del Venezuela considera queste minacce parte di una guerra ibrida, dove narcotraffico, estremismo politico e ingerenze straniere si fondono in un’unica strategia di destabilizzazione.