Follie militari al summit di fine settimana
di Federico Giusti
Lesinano fondi alla ricerca e alla sanità, alle bonifiche dei territori inquinati, al welfare ma non al sistema bellico sotto forma di nuove basi militari o attraverso progetti di sviluppo tecnologie duali, per costruire nuovi sistemi d'arma intensificando prima la produzione e poi la vendita. I ministri delle Finanze della Ue aumenteranno il tetto dei finanziamenti previsti nel 2025 ad esempio potenziando gli investimenti in sicurezza e difesa come la nuova base militare in Lituania destinata alla brigata tedesca della Bundeswehr sempre nell’ambito Nato. Un progetto ambizioso, una base da costruire nell'arco di pochissimi anni iniziando dal 2026 con tutti gli accorgimenti tecnologici e la massima attenzione alle problematiche ambientali perché tutte le nuove basi vantano di avere un impatto ambientale pari a zero. L'ecologismo del Riarmo è un aspetto assai importante per guadagnare il consenso anche in aree che dovrebbero conoscere quanto siano distruttive le armi di nuova generazione.
Quella in Lituania sarà una base in funzione anti russa, si estenderà per 170 ettari, 11 chilometri di strade e 150 edifici, tra i quali magazzini, centri medici, unità residenziali oltre alle strutture militari per un costo pari a 540 milioni
Bei da record, per il 2025 fino a 3,5 miliardi di euro nella difesa; Banca europea per gli investimenti: 100 miliardi per difesa e base militare in Lituania - Il Fatto Quotidiano
A pochi giorni dal summit dell’Aia, l’Alleanza Atlantica si compatta attorno all’attacco all’Iran anche se i Governi europei intervengono nei Parlamenti nazionali per precisare la loro estraneità alla guerra scatenata da Usa e Israele nel Golfo Persico. Emblematica la dichiarazione di Meloni che smentisce ogni coinvolgimento delle basi militari Usa e Nato dislocate in Italia pur sapendo che non abbiamo alcuna giurisdizione su queste aree militari e non è smentibile a priori un loro supporto logistico nelle retrovie.
Intanto è stata trovata un’intesa sul nuovo target di spesa militare al 5 per cento del Pil entro il 2035 eccezion fatta per la Spagna che si fermerà al 2,1 per cento.
Non è dato sapere quale sia la merce di scambio della Spagna per il mancato incremento delle spese militari e come reagiranno gli altri paesi ai quali viene chiesta ben altra esposizione economica. La soglia del 5 per cento del Pil si dividerà tra un 3,5 per cento di spesa militare classica e il restante 1,5 per cento per investimenti nelle tecnologie duali
Il ministro degli Esteri italiano afferma di avere ottenuto a sua volta “sia il prolungamento dei termini” dal 2030 al 2035 “sia la flessibilità”, condizioni necessaria perché da qui a un decennio l’Italia possa attestarsi al 5% di spesa per il militare.
Il prolungarsi della crisi economica avrà impatti negativi sulla spesa militare e sul riarmo e per scongiurare questo rallentamento l’escalation bellica contro nemici di turno e mali assoluti giocherà un ruolo importante. Qualche elemento di riflessione arriva dall’ultimo rapporto Eurispes pubblicato nel mese di Giugno Risultati Rapporto Italia 2025 - Eurispes a cui va il merito della chiarezza laddove riflette sull’aumento delle spese militari come causa della crescita del debito e degli inevitabili tagli ad alcuni capitoli di bilancio come quelli sociali. E visto che l’Italia si è impegnata con Bruxelles per scongiurare la crescita del debito, la sola strada percorribile sarà la classica sforbiciata alle spese, da qui la necessità di un accordo politico tra i partiti della Maggioranza per decidere i capitoli destinati ai sacrifici. Ma resta indubbio che i tagli ci saranno, si tratta solo di decidere dove indirizzarli.