Gaza, Hamas e Israele: Biden cambia approccio comunicativo
La tregua tiene, nonostante tutto. Mentre non si spara a Gaza, a parte episodi sporadici, si spara però in Cisgiordania: Jenin è praticamente diventata una zona di guerra in cui le forze israeliane sono intervenute con armi pesanti. Ieri sono stati uccisi due bambini palestinesi. Violenza chiama violenza: sempre ieri, un attentato a Gerusalemme è costato la vita a tre israeliani.
Ma quanto si sta consumando in Cisgiordania non è cosa degli ultimi giorni. Riportiamo da Haaretz: “Mentre il mondo osserva gli sviluppi della guerra tra Israele e Hamas a Gaza, i palestinesi in Cisgiordania stanno subendo alcune delle peggiori violenze e restrizioni sulla loro vita quotidiana da anni”. Le forze israeliane “hanno arrestato un gran numero di palestinesi e permesso ai coloni di minacciare e attaccare i residenti della Cisgiordania senza conseguenze”.
Hagar Shezaf, cronista del giornale israeliano, racconta che “dal 7 ottobre, più di 200 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania. ‘Ci sono stati arresti di massa di palestinesi sospettati di far parte di Hamas o di altri gruppi e la violenza dei coloni è aumentata – non che non fosse già molto elevata prima della guerra. Tutto ciò ha provocato l’evacuazione di alcuni villaggi palestinesi per sfuggire alle minacce e alla violenza dei coloni”. Secondo l’ONU, più di 50 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania dal 7 ottobre (BBC).
Biden: basta violenza e terrore
Quanto alla guerra di Gaza, in queste ore, nel segreto, si sta svolgendo un braccio di ferro per chiudere il conflitto. Ieri il post su X finalmente duro di Joe Biden: “Continuare sulla strada del terrore, della violenza, degli omicidi e della guerra significa dare a Hamas ciò che cerca. Non possiamo farlo“. Un post su X, non una dichiarazione ufficiale, che quindi può sempre essere sconfessata. Ma è il modo trovato dalla Casa Bianca per esprimersi nella maniera più esplicita.
Di oggi l’articolo di Gideon Levy su Haaretz: “Ne abbiamo avuto abbastanza di questa guerra. Deve finire adesso, in qualsiasi modo, a qualsiasi prezzo. Non ha senso continuare. Il suo terribile costo supererà ogni possibile beneficio, sempre che qualche beneficio possa mai derivare da una guerra. Inoltre, non abbiamo più alcuna legittimità per continuare a distruggere la Striscia di Gaza e uccidere decine di migliaia di residenti“.
La liberazione degli ostaggi sta procedendo, bisogna continuare così fino alla liberazione dell’ultimo di essi, prosegue Levy. Quanto all’obiettivo di eliminare Hamas, aggiunge, “probabilmente non potrà essere raggiunto a nessun prezzo ragionevole. Dopo quasi due mesi di combattimenti, Hamas è ancora vivo e vegeto. E almeno alcune delle sue forze rimangono organizzate, come è stato evidente durante l’attuazione degli accordi sugli ostaggi”. Alcuni dei quali sono stati liberati nelle aree sotto il controllo israeliano…
“Le forze di difesa israeliane affermano di aver ucciso 5.000 combattenti di Hamas. Forse è vero, forse no. Ma il comando di Hamas rimane intatto, così come alcune delle sue infrastrutture”.
“Ci è stato detto che la maggior parte delle infrastrutture e dei posti di comando erano a Gaza City. Quindi abbiamo distrutto la città. Adesso ci dicono che in realtà si trovano a Khan Yunis. E il giorno dopo che avremo finito di distruggere Khan Yunis ci diranno che le infrastrutture veramente importanti si trovano a Rafah. Poi uccideremo anche a Rafah, finché non ci diranno che in realtà il cuore pulsante di Hamas è nella parte egiziana di Rafah. Come l’orizzonte, questo obiettivo continuerà ad allontanarsi ogni volta che ci avvicineremo a esso”.
Eliminare Hamas, orizzonte sfuggente
Quanto alla Striscia di Gaza, essa “è stata punita abbastanza, molto più di quanto meritasse. La sua parte settentrionale è stata distrutta; 20.000 dei suoi figli e figlie sono stati uccisi; Sono morti 5.000 bambini. Anche se la stima dell’IDF di aver ucciso 5.000 combattenti di Hamas fosse corretta, le proporzioni sarebbero spaventose. In Ucraina la gente rimarrebbe sconvolta da tali proporzioni”.
[…] Riprendere la guerra significa occupare e distruggere il sud di Gaza. Oggi vi sono ammassati più del doppio del numero di abitanti di Gaza che questa zona conteneva prima della guerra. Allora dove andranno tutti questi? Nel nord distrutto? Nella sovraffollata città di Gaza di Al-Mawasi? Nell’Egitto chiuso ? E dove andranno dopo la fine della guerra, quando a Gaza non rimarrà più una pietra in piedi e non ci sarà più legna da raccogliere, né carbone per le stufe, né pane, né fuoco, né acqua, e tutto ciò che rimarrà sarà cenere, da parafrasare una poesia di Moshe Tabenkin? È impossibile riprendere la guerra senza tener conto di questo”.
“È impossibile anche riprendere la guerra senza considerare il danno internazionale crescente che Israele sta subendo. Ulteriori immagini di morte e distruzione provenienti da Gaza distruggeranno gli ultimi residui di reputazione di Israele, anche tra i suoi amici più stretti. Sconfiggeremmo Hamas e perderemmo il mondo. Sconfiggeremmo Hamas e diventeremmo un mostro, anche agli occhi di alcuni dei nostri connazionali”.
Blinken è volato in Israele per tentare di estendere la tregua. Ha contattato vari capi di Stato della regione e incontrato il presidente israeliano Herzog per tale scopo. Vedremo.
Intanto, a margine, segnaliamo un episodio indicativo. Recatosi in Qatar in visita ufficiale, il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier ha dovuto attendere mezz’ora all’aeroporto prima di essere accolto da un’autorità del Paese ospitante. Quando ci si fa schiavi, si è trattati come tali.