Gaza, ultimo giorno di tregua, diplomazie al lavoro per estendere l’accordo Israele-Hamas
Il conflitto tra Israele e Resistenza palestinese è entrato nel suo cinquantaduesimo giorno. Oggi, tra l’altro, è l’ultimo giorno di tregua mediato dal Qatar tra le parti in conflitto.
Finora, gli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza hanno provocato la morte di 20.031 palestinesi, tra i quali 8.176 bambini, 7.000 persone restano ancora sotto le macerie, secondo i dati del responsabile dell'Osservatorio euromediterraneo per i diritti umani, Ramy Abdu.
Dall’entrata in vigore della tregua, Hamas ha rilasciato 58 persone, tra cui cittadini di Israele, Tailandia, Stati Uniti e Russia. Israele ha liberato 117 palestinesi dalle sue prigioni.
Intanto, si cerca un’estensione dell’accordo. Egitto, Qatar e Stati Uniti premono per una proroga della tregua di quattro giorni.
Anche il rappresentante della politica estera dell'UE Josep Borrell ha sollecitato una proroga della tregua: "La pausa dovrebbe essere prolungata per renderla sostenibile e duratura mentre si lavora per una soluzione politica" secondo quanto dichiarato da Borrell questa mattina.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, intanto, ieri, ha voluto dare una prova di arroganza visitando, in gran segreto, le truppe israeliane Gaza, ribadendo: “Niente ci fermerà”.
Il delirio di Netanyahu mostrandosi in elmetto e giubbotto antiproiettile non ha certo impressionato la Resistenza palestinese.
Secondo Basem Naim, dirigente di Hamas, “l’ingresso segreto di Netanyahu nella Striscia di Gaza per scattare alcune foto di propaganda non è un segno di potere, ma piuttosto un segno di fallimento.”
Il rappresentante di Hamas ha ricordato che “il regime di occupazione cerca di impedire e interrompere la gioia dei palestinesi per il rilascio dei prigionieri, perché il regime sionista non è riuscito a liberare i prigionieri con la forza.”
Dall’Iran, arriva una lettura complessiva del conflitto. Per il generale Seyed Abdolrahim Mousavi, “le sette settimane di questa guerra hanno portato all’umiliante sconfitta del regime sionista.” Non solo, ma Mousavi ha osservato che “il bombardamento di obiettivi civili non ha portato alcun risultato per Israele, poiché ha perso molte attrezzature militari e personale nella battaglia di terra e non è riuscito ad arrestare i leader di Hamas.”
Non sono mancati attacchi al principale alleato di Israele, ovvero gli Stati Uniti d’America, ribadendo che questo conflitto ha svelato ancora una volta la vera natura di Washington e i suoi doppi standard.
“Gli Stati Uniti hanno cercato di presentare positivamente il loro sostegno ai diritti umani e alla democrazia, a costi significativi e attraverso il loro impero mediatico, ma la guerra a Gaza ha rivelato la sua vera natura”, ha ribadito il generale iraniano.
Herzog: Germania “vero amico” rispetto agli altri leader europei “ipocriti”
Intanto, sono sorte delle discrepanze tra i Israele e paesi dell’Unione europea sfocando in veri e propri incidenti diplomatici, come quello tra Tel Aviv e Madrid. Il governo di Pedro Sanchez aveva criticato Israele per le sofferenze del popolo palestinese nella Striscia di Gaza.
A tal proposito, il presidente israeliano, Isaac Herzog non ha placato la polemica, anzi, ringraziando il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier, per la sua "presa di posizione chiara" a favore del suo paese, evidenziando, al contrario, accusando altri paesi del blocco di adottare "doppi standard" e di "ipocrisia".
Lo scontro diplomatico, oltre che con la Spagna, si è consumato anche con l’Irlanda.
Il pretesto dell’attacco diplomatico di Israele contro il primo ministro irlandese Leo Varadkar è stato un tweet in cui affermava che una ragazza israelo-irlandese di nome Emily Hand, "scomparsa", era stata, quindi, ritrovata, riferendosi a uno dei 17 ostaggi che Hamas ha liberato sabato scorso.
Eli Cohen, ministro degli Esteri israeliano, ha replicato accusando Varadkar di “cercare di legittimare e normalizzare il terrorismo”, mentre per Herzog sono state "inaccettabili" le parole del premier irlandese, sottolineando che la minorenne "non era scomparsa, non era perduta", ma "era stata brutalmente rapita sotto la minaccia delle armi da mostruosi e vili assassini".
Successivamente il ministro irlandese per le Imprese, il commercio e l'occupazione, Simon Coveney, ha precisato che "perdersi ed essere ritrovati è un termine biblico che, infatti, [il primo ministro] ha utilizzato nel tweet".