Gli aiuti non sono per il popolo ucraino

Gli aiuti non sono per il popolo ucraino

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Come tante altre, anche questa guerra si regge sulle menzogne e le mistificazioni, tra le varie è particolarmente fastidiosa quella relativa agli aiuti umanitari raccolti in Occidente e mandati in Ucraina. Abilmente spacciati per gesti di generosità verso un popolo, sono in realtà ben altro.

Se gli aiuti fossero davvero per il popolo ucraino, questi dovrebbero essere destinati alla popolazione che vive su ognuno dei due lati del fronte, eppure non è così: gli aiuti vengono destinati esclusivamente a quella parte di popolazione che si trova nei territori sotto il controllo del Governo di Kiev. Quindi, gli aiuti non sono per il popolo, ma sono per il Governo ucraino che li usa per esercitare le proprie funzioni, cioè gli aiuti hanno una natura puramente politica. A prescindere da ogni giudizio sul Governo ucraino, vedendo gli aiuti nella prospettiva della loro funzione, emerge che relativamente alle “campagne di solidarietà” ci si trova di fronte ad un gesto politico e non umanitario. Per il singolo cittadino che fa solidarietà questa potrebbe essere una distinzione irrilevante, ma sotto il profilo formale è una vicenda inammissibile.

Su impulso del Governo italiano si sono organizzate raccolte di aiuti di ogni tipo nelle istituzioni locali, nelle scuole, nelle università e nei canali della Protezione Civile. Le istituzioni (in particolar modo quelle che si occupano di educazione dei ragazzi) dovrebbero essere al disopra delle parti e non venire utilizzate per scopi politici.

Qualora invece il Governo italiano volesse ostinarsi a sostenere che gli aiuti raccolti non siano per il Governo di Kiev, ma bensì per il popolo ucraino, sarei felice di essere smentito dai fatti: però il Governo italiano dovrebbe immediatamente predisporre degli aiuti da inviare anche dall’altro lato del fronte. Che mi facessero sapere quando passare a ritirarli.

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo

Alberto Fazolo. Laureato in Economia, esperto di Terzo Settore e sviluppo locale. Giornalista. Inizia l'attività giornalistica testimoniando la crisi del Kosovo e la dissoluzione della Jugoslavia. Ha trascorso due anni in Donbass, profondo conoscitore delle vicende ucraine. Attivo nei movimenti di solidarietà internazionalista, soprattutto in contrasto con le operazioni di "Regime change".

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