Grasso che Colao
di Paolo Desogus*
Scusate se torno ancora sul piano Colao. Ma come molti trovo davvero stupefacente che oggi, nel 2020, dopo trent'anni di ideologia del mercato, si sia pensato di affidare a un fanatico estremista liberista come Vittorio Colao la responsabilità di redigere un progetto per la ripresa economica.
Mi chiedo davvero quanto tempo ci vorrà prima di superare questa insulsa cultura economicista che si presenta come "tecnica", "neutrale", ma che in realtà è profondamente tendenziosa, orientata cioè allo spostamento della ricchezza dal basso verso l’alto, alla sottomissione dei lavoratori e alla precarizzazione esistenziale e simbolica delle comunità. Il mondo di Colao è un mondo senza cultura, alienante, tutto orientato a inseguire un progresso senza vita, senza legami sociali, senza radici, in cui i singoli sono calati in un piano di immanenza vincolato dalle determinazioni del mercato. Ma in quanti vogliono veramente vivere nel mondo di Colao?
In quanti possono permettersi di condurre un'esistenza decente in una realtà dove ogni cosa è predeterminata dalle ragioni dell'utilità e del guadagno di un'élite economico-finanziaria dispotica e antidemocratica? Ecco, credo che la sinistra abbia smesso di esistere quando ha rinunciato ad immaginare una realtà alternativa a quella dei Colao, dei Renzi e delle Fornero. Cerchiamo di uscirne fuori, non se ne può più.
*Professore alla Sorbona di Parigi