Guerra e diplomazia: i due volti del colloquio Trump-Putin
Donald Trump e Vladimir Putin hanno tenuto una lunga conversazione telefonica – oltre un’ora – per discutere l’escalation della guerra in Ucraina. Al centro del confronto, l’attacco ucraino ai basi aeree russe e, più in generale, gli "attentati compiuti" dal regime di Kiev. Trump ha definito la telefonata "buona, ma non risolutiva", sottolineando la fermezza di Putin nel voler rispondere agli attacchi contro gli aerodromi.
Non solo Ucraina: i due leader hanno discusso anche dell'Iran e della corsa nucleare. Trump ha ribadito che "Teheran non può ottenere l’arma atomica", posizione su cui sembrerebbe esserci un accordo con Mosca, che ha proposto di mediare per accelerare una decisione.
Secondo il Cremlino, però, l’interlocuzione è stata utile e ha definito Kiev un “regime terrorista” per gli attacchi contro infrastrutture civili. Putin ha escluso un incontro con Zelensky: “Non si negozia con chi punta sul terrore”. La posizione russa evidenzia un rovesciamento del fronte: mentre le forze ucraine arretrano, le autorità di Kiev – sostiene Putin – chiedono una tregua di 30-60 giorni solo per riorganizzarsi con armi occidentali.
Il Cremlino accusa il governo ucraino di rifiutare persino brevi cessate il fuoco umanitari. Nonostante i toni duri, Mosca e Washington concordano nel proseguire i contatti ad alto livello.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati