I jihadisti appoggiati dalla Turchia decapitano spietatamente un soldato siriano e pubblicano video su Facebook
I ribelli jihadisti sostenuti dai turchi, nella zona a nord della provincia di Latakia hanno effettuato una nuova operazione questa settimana che ha preso di mira le postazioni dell'esercito arabo siriano nelle montagne turkmene.
Come ha riferito il portale Al Masdar News, all'inizio, i ribelli jihadisti appoggiati dalla Turchia avevano ottenuto un certo successo sul fronte di Jabal; tuttavia, in seguito l'esercito arabo siriano ha ribaltato la situazione riprendendo il controllo delle aree in mano ai gruppi armati.
Durante la loro operazione, i ribelli jihadisti hanno ucciso più di dieci guardie di frontiera siriane e soldati dell'esercito, con la maggior parte delle vittime arrivate all'inizio dell'attacco.
I media filo-jihadisti come Akhbar Al-Sahel Al-Shami in seguito hanno pubblicato le foto dell'attacco, mostrando alcune guardie di frontiera siriane uccise durante l'inizio dell'operazione.
Tra le guardie di frontiera siriane morte c'era il 23enne Ibrahim Ahmad Berri della città di Aleppo. Il corpo di Berri è stato privato di quello che aveva dai ribelli jihadisti, in particolare il suo cellulare.
I ribelli jihadisti avrebbero quindi decapitato la guardia di frontiera siriana e poi fotografato la sua testa mozzata per postare più tardi sul loro account Facebook.
An officer is killed in today's fighting; the attackers then behead him&using his smartphone take a picture of severed head making it his profile picture on Facebook. Hours later picture is still there 4everyone who once knew him to see it.
— Alaa Ebrahim (@Alaa_Ebrahim_tv) 9 luglio 2019
I guess it's just another day in #Syria pic.twitter.com/wYYXV1uyUO
Secondo l'attivista libanese Hadi Nasrallah, che conosce la famiglia del soldato ucciso, i jihadisti hanno chiamato la madre del soldato caduto e hanno iniziato a prendere in giro suo figlio.
La famiglia Berri di Aleppo è stata uno dei primi clan ad entrare nel National Defence Forces (NDF) ad Aleppo nel 2013, perdendo diversi membri della famiglia dall'inizio della guerra.
Si ritiene che i jihadisti dietro la decapitazione siano membri del Partito islamico del Turkestan, gruppo terroristico straniero che attualmente occupa diverse aree nei governatorati di Latakia e Idlib.