"I traditori occidentali": la parola ai libici prima della Conferenza Berlino 2

"I traditori occidentali": la parola ai libici prima della Conferenza Berlino 2

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La parola ai Libici in vista della conferenza Berlino 2 del 23 giugno.

Intervista segreta e anonima con una cittadina libica da Tripoli.

 

 

D: Qui in Italia c'è un blocco di persone, persino nelle istituzioni, che pensa che quanto successo in Libia nel 2011 sia un grave errore. Al tempo stesso però 10 anni sono passati e gli Italiani fino ad oggi non hanno messo a fuoco cosa è successo nel frattempo. Pertanto arrivano persino a pentirsi di quel che successe, però non riescono più a costruire oggi un quadro della situazione. Come hai vissuto questo anniversario e come pensi che gli altri Libici lo abbiano vissuto?

R: Ricordare quella "rivoluzione" suscita nei Libici brutte sensazioni oggi. Vorremmo dimenticare, vorremmo non fosse mai successa.

D: Cosa diresti a quegli Italiani che sono nostalgici della Libia passata, ma non sono interessati a quello che sta succedendo ora? Possiamo affermare che quell'aggressione militare è ancora in corso oggi in Libia?

R: Non solo l'Italia. Gli Stati Uniti, l'Europa e tutte le potenze straniere sono così felici che Gheddafi sia caduto. L'obiettivo di quella "rivoluzione" era sbarazzarsi di Gheddafi. Ma a quel tempo non ci siamo resi conto di cosa significasse. Noi Libici ce ne siamo accorti solo con il passare degli anni, non all'inizio.

D: Cos’è successo dunque negli ultimi mesi? Abbiamo una novità, che è il nuovo governo Dabaiba. Com'è stato possibile formarlo? Ma prima vorrei leggere ai nostri spettatori una dichiarazione di Dabaiba dello scorso 10 marzo. Ha detto: "Mi impegno a sostenere la commissione elettorale e la data del prossimo 24 dicembre, così i Libici torneranno uniti”. "E sarò pronto ad ascoltare la loro sofferenza". Quindi a che punto sono le promesse di Dabaiba?

R: Lascia perdere: sono solo dolci parole. Ciò che Dabaiba ha detto in marzo: "Mi impegno a sostenere le elezioni in Libia", è stato il giuramento sul Corano. Ha detto: "Lavorerò onestamente per gli interessi del mio Paese e proteggerò gli obiettivi della rivoluzione di febbraio”. Questo tipo di giuramento, in difesa degli obiettivi di quella rivoluzione, è oggi il giuramento della Fratellanza Musulmana. Dimentica cosa ha detto e guarda come è arrivato al potere. Dabaiba è ben conosciuto da tutti i Libici. Già dai tempi di Gheddafi. E' un uomo d'affari corrotto, un giocatore d’azzardo. E' un uomo d'affari che come allora lavora con suo zio, Ali Dabaiba, il quale a sua volta lavora con Ali Salabi. Ali Salabi è un chierico islamico, chiaramente legato alla Fratellanza Musulmana. Vive in esilio a Doha, Qatar. Ed è legato alla Turchia. Quando si è tenuto in Tunisia il Forum per il Dialogo in Libia, c'erano 75 membri del comitato, per altro scelti da Stephanie Williams (vice capo UNSMIL, missione delle Nazioni Unite in Libia). Di quei 75 membri, solo 13 erano veri patrioti che appartengono alla Libia, gli altri non so dove li abbia presi. Ali, lo zio di Dabaiba, ha portato in Tunisia mezzo milione di dollari per ottenere voti in favore di Dabaiba. Tutti lo sanno in Libia. Il Parlamento ha scritto lettere di accuse inviate alle Nazioni Unite, ma nessuna reazione. Così Dabaiba ha avuto i voti ed è diventato primo ministro. Si è comprato quella carica con mezzo milione di dollari. Ma non ha nessuna idea di cosa sia la politica e le questioni militari. Non è stato votato dal Parlamento. No! Questo comitato dei 75, riunitosi in Tunisia, non sono il parlamento libico. Nemmeno Stephanie Williams probabilmente conosceva tutti i membri. I più sono della Fratellanza Musulmana. Solo 13 sono patrioti dell’Est.

D: Quindi dici che la Casa dei Rappresentanti (parlamento libico) non ha votato per Dabaiba.

R: Non l'hanno votato. E' arrivato già votato. E' venuto in Parlamento solo per fare il giuramento, per giurare ufficialmente.

D: Ad ogni modo è sembrato che il Parlamento avesse fiducia in lui, perlomeno all’inizio.

R: Tutte le potenze straniere, specialmente gli Stati Uniti, volevano questo nuovo governo a tutti i costi. In seguito alle enormi pressioni, il Parlamento ha espresso un voto, ma è stato il più grande errore che potessero fare. Prima di ricevere questa fiducia, Dabaiba ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha dichiarato: "Le forze turche rimarranno, gli accordi Sarraj-Erdogan per il controllo del bacino mediterraneo rimangono validi”. I membri del Parlamento hanno annunciato che non avrebbero dato la fiducia se lui non avesse dichiarato la sua posizione sui Turchi. Ma la pressione era enorme e tutte queste cose non sono avvenute alla luce del sole. Così alla fine il Parlamento si è arreso.

D: Due dei punti che hanno permesso ai Libici di trovare un accordo sono stati il ritiro delle forze straniere e le nuove elezioni. Come si sta muovendo Dabaiba su questi 2 punti? Ci racconti cos’è successo al ministro Mangoush quando ha chiesto il ritiro dei Turchi? (Najla al Mangoush, ministro degli Esteri in Libia)

R: Dabaiba non sta facendo nulla per tenere le elezioni. Per altro, non ha speso mezzo milione di dollari per stare in carica solo 6 mesi. Vuole stare al potere più a lungo. Pertanto perché dovrebbe lavorare alle elezioni per poi andarsene? Non è logico che lui lavori per il successivo presidente e infatti non lo sta facendo. Mangoush. La sua prima e ultima dichiarazione quando ha incontrato Cavusoglu (ministro degli esteri turco) per la prima volta. E' stata molto coraggiosa, una donna molto interessante. Ha detto: "I Turchi e tutte le altre forze devono lasciare la Libia”. E' stato il primo e unico momento in cui abbiamo visto la vera Mangoush. Ora è come fosse un'altra persona. Per questa frase ha ricevuto minacce di morte dalle milizie, dalla Fratellanza Musulmana, persino da suo zio. Yusuf Mangoush faceva parte dell'esercito prima. Ma ora vive in esilio in Turchia ed è contro l’esercito. Le ha dato una bella lezione su come stare zitta e su come non parlare in quel modo. Dabaiba è stato costretto a commissariarla e a mettere un comandante della milizia di Zawiyah come tutore. Milizia molto famosa e potente che ora di fatto gestisce il ministero della difesa. Questo significa che ora la seguono passo passo. Se leggi ora le sue dichiarazioni, non sono più le stesse.

D: Qual è la posizione dei Turchi ora. Ho visto che Erdogan è stato di recente a Tripoli forse per istruire Dabaiba in vista di Berlino 2.

R: Certamente. Quando Akar (Hulusi Akar, ministro della Difesa turco) è stato a Tripoli recentemente ha fatto capire che veniva nelle sue basi e nelle sue città. Dabaiba e tutti gli altri sono solo loro servi. Niente più che servi. Ora Erdogan sta dando istruzioni a tutti loro prima della conferenza. Dovranno dire che i Turchi non sono stranieri nel nostro Paese, ma sono i benvenuti e sono i Libici che li invitano a restare. Questo consentirà ad Erdogan di dire a Berlino: “Vedete, sono invitato dal legittimo governo e dal popolo libico”. Anche perché ormai i Turchi hanno costruito 2 o 3 basi militari ormai in Tripolitania. Al Waitiyah, enorme base militare vicino al confine con la Tunisia, è ormai interamente loro. Il porto di Tripoli, Abu Sitta, dove Sarraj aveva il suo quartiere generale, è ora un porto militare sotto controllo dei Turchi. Mitiga è sotto il controllo dei Turchi. Il porto di Khoms uguale. Porti e basi militari sono ora sotto il controllo dei Turchi. E' tutto loro. I Libici non possono entrare in questi posti senza il permesso dei Turchi.

D: E’ di fatto territorio turco.

R: E’ già territorio turco.

D: Lasciami ora ricordare qual è la posizione italiana in tutto questo. Lo scorso 4 dicembre l'Italia ha firmato l'Accordo di cooperazione tecnico-militare. Quel giorno Lorenzo Guerini (ministro della Difesa italiano) disse: "Cooperazione in ambito militare, addestramento, scambio, supporto, lotta alla migrazione irregolare, sicurezza dei confini….”. L'Italia sta ancora seguendo quella che noi qui chiamiamo "la dottrina Minniti”, ossia pagare le migliori milizie in Libia perché possano lavorare a nome nostro. Qual è la tua opinione?

R: Non esiste una cosa come "le buone milizie". Finché avrete a che fare con le milizie non avrete niente. Le milizie sono milizie, mio Dio, dannazione! Il problema dell'Italia è che il governo di Tripoli di fatto non esiste. Il governo di Tripoli è sotto il controllo delle milizie e sotto il controllo dei Turchi. Mettiamola così: voi state pagando le forze di Erdogan. Le milizie sono le sue forze che lui comanda da remoto. L'intelligence militare turca è il vero comando qui. Voi sostenete le milizie, quindi le loro azioni, che sono terroristiche.

D: Veniamo ora alla Conferenza Berlino 2, che si chiama così perché ce ne fu una prima nel gennaio 2020. Quella conferenza aprì le porte della Libia alla Turchia. Vorrei ricordare alcuni dei punti stabiliti in quell’occasione. Cessate il fuoco ed embargo sulle armi. A tal proposito fu istituita la missione IRINI, guidata dall'ammiraglio Fabio Agostini. Ma questa non ha impedito ai Turchi di impiantare 3 o più basi militari sul terreno, nel frattempo. Quindi tutti i punti di Berlino 1 sono stati traditi nei fatti. Come la Libia si avvicina quindi a questa seconda conferenza?

R: Berlino 1 abbiamo visto cosa ha prodotto. Berlino 2 metterà il sigillo su tutto ciò. Certificherà che Erdogan è una presenza legittima a Tripoli e resterà in Libia e non se ne andrà. D: Tra l'altro la Turchia è membro NATO, pertanto gli altri membri non credo si lamenteranno. R: Nessuno chiederà ai Turchi di andarsene eccetto l'italiano Draghi. Mi piace ultimamente. Ha detto che i Turchi se ne devono andare. In ogni caso nessuno lo starà a sentire.

D: E non sarebbe la prima volta che Draghi e Erdogan hanno qualcosa da dirsi. Ma non vedo come i Turchi se ne possano andare per lasciare il posto all’Italia.

R: No no. Guarda la storia. Successe nel 1911. L'Impero Ottomano e Ataturk lasciarono la Libia in favore dell’Italia. Ma ci fu una guerra.

D: Sì, ci ricordiamo bene.

R: La cosa potrebbe forse risuccedere. Ma oggi la Turchia ha un esercito molto forte. Quindi non credo che l'Italia comincerà una guerra.

D: In questi accordi militari firmati tra Italia e Libia lo scorso 4 dicembre uno dei punti era fornire addestramento alle "forze libiche”. Ma la Commissione militare congiunta 5+5 (commissione mista di militari di Tripoli e Bengasi) avevano convenuto di sospendere gli addestramenti stranieri. Quindi l'Italia ha persino violato gli accordi internazionali. Ma la domanda è: chi stiamo addestrando a Tripoli? Non ci è chiaro.

R: L’Italia sta addestrando milizie di terroristi, combattenti di Erdogan. Ammesso che l'addestramento sia cominciato. Sai, magari sono solo parole scritte nell'accordo, ma poi non la fanno.

D: Probabilmente sono solo fondi per pagarsi la piccola fetta di torta del petrolio libico che anche noi arrafferemo a un certo punto.

R: Sì, sempre che la avrete. Non ci sono militari a Tripoli. Ci sono alcuni ufficiali di alto grado che appartenevano all’esercito al tempo di Gheddafi. Sono militari, ma sono vecchi. Ce n'erano alcuni nel comitato 5+5, ma non hanno alcun potere sul terreno.

D: Un altro punto su cui l'Italia ha lavorato negli ultimi mesi è stata la sicurezza dei confini nel Sahel. Alcune settimane fa il ministro Guerini è stato in Niger e ha dichiarato che molti problemi per l'Europa arrivano da questo Paese e quindi dobbiamo essere presenti militarmente, per rendere sicuri quei confini. Ma chi controlla quel confine dal lato libico?

R: Erdogan ha già fatto accordi in Niger da almeno 2 anni. Quindi è già lì. Da lì gestisce Boko Haram e altre formazioni terroristiche. Da lì cerca di infiltrarli nel sud della Libia per fare attentati suicidi. Ovviamente questi sono i terroristi che fanno anche traffico di esseri umani, stanno tutti in pugno ad Erdogan. Adesso quest'uomo (Guerini) vuole rendere sicuro il confine sud della Libia. Ma anche Macron vuole la stessa cosa. Anche l'Interpol è lì. Vogliono tutti rendere sicuri quei confini, ma noi abbiamo già il nostro esercito lì.

D: Quale vostro esercito? Puoi essere chiara per gli Italiani?

R: Aspetta un attimo. Abbiamo un solo esercito in Libia, non 2. Si chiama Esercito Nazionale Libico, guidato dal feldmaresciallo Khalifa Haftar. C'è un solo esercito regolare. Ed è lì a combattere i terroristi.

D: Strano, perché qui in Italia diciamo che paghiamo i Libici per fermare la migrazione, ma in Libia i nostri nemici rendono i sicuri i confini, mentre gli altri (i nostri amici) sono milizie e quindi hanno bisogno di confini aperti per guadagnare sui traffici.

R: Chiaro, è così. Proviamo a ragionare. Nigeria, Niger, Mali, Chad e tutti i Paesi che confinano con la Libia. In tutti questi Paesi gli Stati Uniti e la Francia hanno le loro basi militari. Usano i droni di sorveglianza. Monitorano. Ma cosa? Perché non intervengono quando i migranti passano il confine? Perché non cooperano con il nostro esercito?

D: Ultimamente ci sono stati anche degli attacchi terroristici contro l'Esercito Nazionale Libico vicino al confine sud-ovest con il Niger. E ultimamente il presidente Nigeriano ha affermato che Boko Haram si avvantaggia dell'instabilità in Libia. Najla al Mangoush ha dichiarato che la Libia non agirà come guardia di frontiera dell’Europa. Ma ha anche aggiunto che la Libia "non sarà un punto di transito per la sofferenza e la persecuzione dei nostri fratelli africani”.

R: Boko Haram era presente nel sud della Libia da molto tempo, da cui andava e veniva. Ma adesso il nostro esercito è lì. Il nostro esercito è lì per combattere il terrorismo e un'operazioni militare è in corso in questo momento. Mangoush è stata al confine sud e ha parlato con le tribù Tabu. Ci sono le tribù Tabu chadiane e quelle libiche. E ha detto loro: "Se continuate con il traffico di esseri umani vi spediamo tutti in Chad”. L'Italia come tutti gli altri vogliono il sud, perché è la porta sul retro della Libia. E c'è il petrolio. La Francia è molto interessata al sud della Libia.

D: Tornando alla Conferenza Berlino 2, sono rimasto impressionato dalle parole di Richard Norland, ambasciatore USA a Tripoli. Ha recentemente dichiarato che Haftar non poteva essere fermato se non attraverso l'intervento turco. A questo punto quindi possiamo ufficialmente affermare che la conferenza Berlino 1 è stata fatta proprio per fermare Haftar e lasciare che i Turchi intervenissero militarmente in Libia. Quindi ormai non c'è più niente da nascondere. Ma c'è un'altra dichiarazione che vorrei citare da parte di Hulusi Akar, ministro della Difesa turco, che ha affermato: "Haftar è il problema e la Turchia non è un forza straniera”. Che è come dire che loro i Turchi sono più Libici dei Libici.

R: Grazie agli Americani Erdogan ha potuto portare in Libia così tante armi pesanti e missili e carri armati. E ha portato anche migliaia e migliaia di combattenti, che siano Isis o mercenari siriani. Come ha potuto fare tutto ciò sotto gli occhi della comunità internazionale? Nessuno l'ha fermato. Gli hanno dato il via libera per fare tutto ciò, perché hanno paura della Russia, perché la Libia è un punto strategico.

D: Vogliono stabilizzare i loro interessi anziché stabilizzare la Libia.

R: Sì, esatto. E voglio dire una cosa al pubblico italiano. Quando gli Italiani pensano che possono fare grandi affari con Dabaiba, di' loro che riceveranno ciò che Erdogan vuole concedere loro, non quello che Dabaiba gli ha promesso. Avranno ciò che Erdogan gli permetterà di avere. Quindi se gli Italiani vogliono qualcosa, devono chiamare Erdogan, non Dabaiba.

D: E se ciò che uscirà da questa conferenza dovesse porre le basi per la ripresa della campagna militare dell'LNA su Tripoli. (Libyan National Army = Esercito Nazionale Libico)

R: No, non penso. Perché questo è ciò che Erdogan vuole che accada. Se l'LNA supererà Sirte, l'esercito turco lo attaccherà. Sarebbe una guerra diretta tra la Turchia e l'LNA. L'esercito turco è più forte. Se vince, Haftar se ne andrà. Ed è ciò che Erdogan vuole. Stanno provocando l'LNA, ma Haftar è un uomo furbo e non cadrà in questa rete.

D: Qui in Europa dovremmo capire che tipo di sostegno stiamo dando a mafie e terroristi e chissà che qualcosa cambi dall’Europa. Non c'è motivo per crederlo, ma ce lo possiamo augurare.

R: Sì, ce lo possiamo augurare, ma gli interessi sono sempre gli stessi. Gli interessi europei in Libia rimarranno. Quindi non vedo cosa possa cambiare, se non che potrebbero bussare alla porta di Bengasi, anziché a Tripoli. Sarebbe la sola cosa che possono fare e sarebbe un vero cambiamento. Bussare a Bengasi, non a Tripoli. Fare accordi e affari con l'Est della Libia. La maggior parte del petrolio sta lì, tra l’altro.

Video integrale dell’intervista. “La Libia e i traditori occidentali - verso la conferenza Berlino 2" https://www.youtube.com/watch?v=AN8RJ5132hg&t=10s Estratti: "01 - Libia: un governo corrotto scelto dalle grandi potenze” https://www.youtube.com/watch?v=JbgWaMxBtBs “02 - Basi militari turche in Libia ed extraterritorialità” https://www.youtube.com/watch?v=C05eVBeBUms “03 - La dottrina "Minniti" e l'illusione delle milizie dalla nostra parte” https://www.youtube.com/watch?v=ysmcZlodaFg “04 - Gli accordi militari Roma-Tripoli del 4 dicembre 2020” https://www.youtube.com/watch?v=ZjRJZ1fFohg “05 - Eserciti NATO in Sahel per strappare il confine sud all'Esercito libico e riaprire i traffici” https://www.youtube.com/watch?v=ut4MBjvCor4 “06 - Berlino 1 e Berlino 2: come consegnare la Libia ai Turchi” https://www.youtube.com/watch?v=8X4ONjqg8-M

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Ora dalle sponde siciliane anima il progetto "Exodus" in contatto con centinaia di persone in Libia. Di prossima uscita il film "L'Urlo"

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