Il più grande errore di Conte? Non commissariare le Regioni

Il più grande errore di Conte? Non commissariare le Regioni

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di Michele Merlo


Sono ormai troppi i casi di Presidenti di regione e sindaci che rompono gli indugi, attaccano il governo e trionfano sui social. 

Al modello salviniano dell’attacco ai migranti, se ne è sostituito uno speculare di caccia all’infetto, con la criminalizzazione di chiunque si muova dalla propria residenza, per qualsiasi motivo. A portare avanti questa nuova narrazione sono proprio coloro che dovrebbero garantire la salute e l’ordine pubblico, ovvero sindaci e presidenti di regione. Quello della lotta all’appestato è un modello che funziona e che le TV tendono a premiare. Purtroppo però si tratta di azioni volte esclusivamente ad avere visibilità mediatica, perché in realtà, oltre all’emergenza coronavirus, la politica ne ha un’altra, contenere la fama di Conte e aumentare la propria. 

Da Fontana a Zaia, da De Luca a Musumeci, tutti in prima linea contro il governo, lamentando carenze e imponendo ordinanze del tutto inefficaci che spesso confondono la popolazione. Lo scopo è quello di coprire il disastro della sanità regionale, le carenze dei sistemi sanitari, dei fondi, del personale, con un modello di tolleranza zero locale. 

Oltre ai presidenti di Regione, anche i sindaci sono scesi in campo in questa battaglia di visibilità a tutti i costi. 

L’esempio più sconcertante è quello del sindaco di Messina, tale Cateno De Luca, con un passato discutibile, fatto di processi per corruzione e scenate mediatiche ridicole. Il sindaco di Messina, nonostante i dati del Ministero dell’Interno facessero presagire una drastica riduzione dei flussi per la Sicilia, si è presentato in diretta TV urlando che non avrebbe fatto passare nessuno. 

A furor di popolo è stato bloccato lo stretto di Messina, adesso ci sono oltre 200 persone costrette nelle auto sotto la pioggia, ad attendere di rientrare nelle proprie abitazioni per andare in quarantena.

Disagi anche per il trasporto merci. L’idea di un esodo di massa di siciliani verso la loro regione, viene prima inventata (i numeri forniti dal Ministero degli interni indicano l’esatto contrario), piegata alle esigenze mediatiche del politico locale di turno e pompata in diretta nazionale dalle televisioni di Berlusconi, nonostante non esista, viene resa reale, tangibile e raccoglie consenso. 

A questi campioni delle dirette Fb, si aggiungono anche le associazioni dei benzinai che annunciano la chiusura delle pompe e i sindacati che minacciano scioperi. 

Molti non hanno capito che significa “emergenza”, altri giocano sporco sulla pelle dei cittadini. Il desiderio di rivoltare la frittata è forte negli ambienti da sempre ostili a certe misure penalizzanti per le grandi imprese petrolifere e alle dirigenze sindacali. Perché non sfruttarlo per rovesciare il governo e magari proporre un nuovo esecutivo di “igiene nazionale”, con misure di controllo sempre più stringenti con i cittadini, la maggior parte dei quali, ignari di cosa sta accadendo, sostengono restrizioni sempre maggiori. 

L’errore di Conte di permettere che questi soggetti possano sovvertire l’ordine, indisturbati, è strategicamente enorme. Concedere più poteri alle regioni significa legittimare uno stato di caos che non gioverà ai cittadini. In Spagna il governo, che ha agito tardivamente generando un caos sanitario e sociale senza precedenti, ha dovuto imporre la centralizzazione delle decisioni, commissariando molti poteri delle comunità autonome. 

Il governo italiano intanto è diventato lo scaricabarile di anni di politiche regionali inconsistenti e controproducenti, di questo passo favoriremo l’anarchia e l’instaurazione di uno stato di polizia permanente. Quelli che hanno imposto tagli alla sanità, oggi sono gli stessi che chiedono misure di polizia sempre più stringenti, cercando di riciclarsi come salvatori delle comunità che amministrano. 
Non siamo nel medioevo, ma i vari De Luca, Fontana, Musumeci sembrano comportarsi come signorotti feudali, creano confusione e malcontento tra i cittadini, rischiando di portare la situazione ad un punto di rottura. Sono gli stessi che hanno chiuso ospedali, tagliato le spese sanitarie e privatizzato tutto. 

Se Conte vuole davvero affrontare il contagio e impedire che la società scivoli verso l’anarchia, deve immediatamente commissariare le regioni e esautorare i presidenti dei poteri di gestione nel settore sanitario. E’ necessario inoltre prevedere un protocollo di comportamento per i sindaci che devono assicurare i servizi di loro competenza. 

Non è un momento come gli altri, non si può continuare a permettere a chiunque rivesta una carica, avendo accesso a informazioni cruciali, di agire come meglio crede per fini personali.

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