Il tabù MES per i "progressisti rispettabili"

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Quello che davvero stupisce è che il lungo ed estenuante dibattito sul MES sia oggetto di attenzione di una piccola, piccolissima minoranza. Le conseguenze politiche e sociali dell'impiego di questo strumento economico sono enormi. E lo sono soprattutto ora che appare sempre più chiaro dopo la pandemia l'UE tornerà a imporre il patto di stabilità e la realizzazione degli accordi presi con il fiscal compact. Ai più sembra però non interessare.

Ancora più sorprendente è poi il silenzio dei ceti intellettuali, come se non fossero coinvolti, come se vivessero altrove. A molti di loro sembrano bastare le rassicurazioni di Zingaretti, gli editoriali di Fubini o gli interventi di qualche imbecille che pontifica su quanto sia bella l'austerità. Ci sono naturalmente numerose eccezioni, alcune notevoli per coraggio e sacrificio: in certi ambienti criticare l'UE non è infatti permesso, è inopportuno, non è da "progressisti rispettabili".

Bisogna purtroppo riconoscerlo, università, quotidiani, riviste e centri studi stanno assumendo la forma di fabbriche di conformismo e di ignavia.

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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