Il Trimarium e il neo atlantismo dell'est Europa

Il Trimarium e il neo atlantismo dell'est Europa

Un'iniziativa strategica importante che apre scenari inediti

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di Tommaso Minotti
 

Dal 2015, su iniziativa del primo ministro polacco Duda e della presidente croata Grabar-Kitarovic, un gruppo di Nazioni dell’est Europa ha cominciato a incontrarsi per portare avanti una comune politica economica e strategica. Il loro fine è il rafforzamento dell’Unione Europea e l’aumento dei contatti con gli Stati Uniti. Il loro progetto è chiamato “Trimarium” poiché collega tre mari: il Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero. Ma andiamo a identificarne le origini e gli obiettivi.


Le origini

Cartina. Il Miedzymorde di Pilsudski.


Questo progetto geopolitico ha origini nel periodo della costituzione degli Stati Nazionali. Infatti nella prima parte del 1800 il principe polacco Czartoryski cercò di favorire la nascita di una federazione panslava che comprendeva la Polonia, i Paesi baltici, la Romania, l’Ungheria e gli Slavi del sud. Il progetto del principe fallì, ma non definitivamente. Appena riottenuta l’indipendenza la Polonia mostra velleità da potenza regionale. Il governo del maresciallo Pilsudski porta avanti il progetto del Miedzymorde, latinizzato in Intermarium. Una sorta di unione slava ispirata a Czartoryski che coinvolgeva grossomodo le stesse Nazioni del Trimarium. L’obiettivo era quello di contenere la Germania e isolare la Russia. Il disegno di espansione di Pilsudski venne portato avanti secondo i metodi dell’epoca. Ci furono infatti tre guerre per portare avanti questo progetto: la guerra polacco-ucraina, polacco-cecoslovacca e polacco-lituana. L’aggressività della neonata Nazione rese inviso il piano di Pilsudski che incontrò le resistenze della Russia bolscevica oltre che quelle degli altri popoli slavi, andando incontro al fallimento. Infine la Polonia stessa naufragò sotto i colpi dell’esercito nazista. Ma questa ambiziosa manovra geopolitica è la base del Trimarium e ne condivide un obiettivo: contenere la Russia. Ad esso ne aggiunge due inediti: rafforzare l’Unione Europea e legarsi a doppio filo agli Stati Uniti.


Gli obiettivi


Ovviamente il principale obiettivo è raggiungere l’indipendenza energetica per riuscire a slegarsi totalmente dall’influenza russa. Per far questo ci vogliono infrastrutture e oleodotti. Ed è in questa direzione che andava il primo incontro tra questi paesi tenutosi a Dubrovnik nel 2016. Ma le Nazioni del Trimarium hanno dentro di sé una doppia natura. Da una parte l’anima polacca, anti europeista e filo trumpiana. Dall’altra l’anima rumena, più legata all’UE. Le due anime sono solo superficialmente in contrasto. Infatti Trimarium persegue due obiettivi secondari, oltre a quello anti russo già citato: controbilanciare l’egemonia franco-tedesca nell’UE guadagnando peso politico e manifestare la propria fedeltà atlantici dimostrandosi fedeli aiutanti degli Stati Uniti. Sono dunque questi tre i principali obiettivi del progetto politico che coinvolge quasi tutti i Paesi dell’Est Europa. Il rischio di provocare la reazione della Russia è ben presente ma anche questa iniziativa sembra inserirsi nella manovra di accerchiamento portata avanti dalla NATO. NATO che sta ottenendo sempre più importanza in Polonia e nei Paesi Baltici, due zone pienamente coinvolte nel progetto Trimarium. Questo impulso all’Alleanza Atlantica è visto in maniera molto positiva a Washington. A Bruxelles invece vedono con favore il contenimento dei Russi e la spinta filo europeista che sta portando avanti il governo rumeno in un momento in cui l’UE sembra essere in affanno.


In conclusione questa iniziativa slava/balcanica dovrebbe preoccupare. In primis perché rischia di alzare la tensione con la Russia, che si sentirebbe in pericolo e accerchiata. Ciò porterebbe Putin a diventare più aggressivo in altre zone del globo. E poi noi italiani dovremmo sentirci minacciati poiché il progetto comprende l’Adriatico, mare in cui siamo molto presenti e che è decisivo per le nostre manovre geostrategiche. In un momento in cui la politica estera italiana sembra trovarsi davanti a una crisi senza precedenti, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è affrontare un espansionismo slavo vicino ai nostri confini.

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