In Venezuela inizia la campagna contro la violenza di genere

In Venezuela inizia la campagna contro la violenza di genere

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di Geraldina Colotti


“Ti giuriamo che questo debito contratto con te, sorella, lo salderemo”. Con queste parole, il sindaco del Municipio Libertador di Caracas, Jorge Rodriguez ha reso omaggio a Sheila Silva, 38 anni, militante del Psuv e coordinatrice del programma Hogares de la Patria. Shila è stata uccisa il 23 ottobre dal marito, che l'ha lanciata dall'undicesimo piano. Rodriguez ha invitato le donne a non subire e a denunciare i maltrattamenti. Le compagne hanno accompagnato il feretro ribadendo l'impegno contro la violenza patriarcale, una violenza sistemica denunciata dal movimento Ni una Menos, presente a livello globale. 



Il 1 novembre, la ministra del Poder Popular para la Mujer y la Igualdad de Género, Blanca Eekhout, ha dato inizio alla campagna per il diritto delle donne a una vita libera dalla violenza. La campagna durerà fino al 10 dicembre, giornata internazionale dei Diritti umani, e sarà accompagnata dallo slogan: “La pace comincia in casa, basta violenza contro le donne”.

Per l'occasione, il Panteon Nazionale, a Caracas, e altri edifici storici, si sono illuminati di viola, il colore che rappresenta la lotta contro la violenza di genere. La ministra ha ricordato che “non può esserci socialismo se la metà della popolazione è esclusa o maltrattata”. E ha rinnovato l'appello agli uomini e alle donne venezuelane per sradicare la discriminazione di genere che contrasta con i valori di convivenza e di unità, propri del “socialismo femminista” bolivariano. 

In questo modo, il popolo venezuelano si prepara a celebrare il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza di genere. Con il socialismo bolivariano, le donne hanno ottenuto moltissimo, sia in termini di conquiste sociali che di potere. Non sono, però, ancora riuscite a ottenere una legge sull'interruzione di gravidanza, sempre procrastinata o boicottata anche per la forte presenza della chiesa cattolica e di quella evangelica. 

La campagna servirà quindi a sensibilizzare su questo tema e su altri quali la creazione del sistema nazionale di pianificazione famigliare, l'attualizzazione del codice penale e piani per la prevenzione e la riduzione della gravidanza precoce... 

La costituzione del '99, declinata nei due generi, contempla misure importanti a favore della libertà femminile, e riconosce il valore sociale del lavoro domestico. La Ley Orgánica del Trabajo, Trabajadores y Trabajadoras stabilisce che le lavoratrici incinte hanno diritto a un riposo di sei settimane prima del parto e venti settimane dopo, durante le quali conservano il salario e il lavoro. Si prevedono inoltre orari flessibili per l'allattamento durante la giornata di lavoro. 

L'Assemblea Nazionale Costituente, in campo da agosto, si propone di ampliare lo spettro dei diritti. Per questo, si discuterà un progetto di legge per la creazione dell'Istituto Nazionale per la Difesa dei Diritti della Donna che abbia facoltà di punire la violenza di genere, considerata un problema sociale, di Stato e di interesse pubblico. Il presidente, Nicolas Maduro, ha presentato ai 545 costituenti – eletti il 30 luglio - la proposta di includere nella nuova costituzione un capitolo completo dedicato alle donne, alla protezione e garanzia dello sviluppo integrale della loro vita. 

Fin dal suo inizio, la rivoluzione bolivariana ha promosso politiche di genere, basate sull'uguaglianza dei sessi e sulla protezione della donna che in Venezuela è spesso a capo della famiglia. Molti i programmi di aiuto rivolti alle donne e con figli. Per lo “sviluppo integrale” della donna sono stati creati programmi e misiones sociales come il Banco de la Mujer, la Misión Madres del Barrio, Hogares de la Patria, il programma di finanziamento Soy Mujer, il Plan Nacional de Parto Humanizado, e inoltre leggi contro la violenza di genere, per l'uguaglianza in tutte le sfere della vita. Per legge, almeno il 50% delle cariche politiche elettive dev'essere composto da donne. 

Politiche che hanno consentito al Venezuela di raggiungere già da diversi anni la Meta del Millenio prevista dalle Nazioni unite quanto a promozione di genere e coinvolgimento della donna. Nel 2007 è entrata in vigore la Ley Orgánica sobre el Derecho de las Mujeres a una Vida Libre de Violencia, che è stata riformata nel 2014 per includere il femminicidio come delitto penale. Ma vi sono ancora intoppi e ritardi nella sua applicazione. 

Il Ministerio para la Mujer e Igualdad de Género ha proposto di affiancare al lavoro del Difensor del Pueblo la creazione di una Defensoria Nacional para la mujer. La proposta avrebbe dovuto essere approvata dal Parlamento ma, nel 2015, le destre hanno conquistato la maggioranza e la proposta non è andata avanti. Ora, il progetto viene discusso dall'Anc, che ha di recente stabilito il 25 ottobre come giornata nazionale del femminismo socialista.

L'obiettivo dell'Anc è quello di “blindare” anche i diritti delle donne nel quadro costituzionale, in modo che nell'eventuale ritorno di governi neoliberisti, questi abbiano vita dura se vogliono riportare indietro l'orologio della storia, come stanno facendo Macri in Argentina e Temer in Brasile. Il primo atto del golpista Temer è stato proprio quello di abolire il Ministero per la parità di genere. E poi quello della cultura.

Da quando Chavez è andato al governo, nel 1998, le donne hanno potuto valorizzare la propria genealogia, appoggiate dall'allora presidente, che si è sempre definito femminista. Finora, sei donne hanno trovato posto al Panteon Nazionale. 

L'8 marzo del 2002, durante la giornata mondiale delle donne, Chavez ha guidato la cerimonia che accompagnato la sepoltura simbolica dell'eroina Josefa Camejo, che ha contribuito alla liberazione della provincia di Coro dalla dominazione spagnola, nel 1821. Il 5 luglio del 2010, è stata la volta di Manuela Sáenz, compagna di lotta e di vita del Libertador Simón Bolívar, che da allora riposa al suo fianco. 

Manuela Sáenz è considerata una delle prime femministe dell'America latina e un'importante leader rivoluzionaria dell'indipendenza del Sudamerica. Disse allora Chavez: “Qui c'è una rivendicazione storica del ruolo della donna nei processi di liberazione dei nostri popoli. Manuela non è Manuela, sono le donne indigene, nere, criolle e meticce che continuano e continueranno a lottare per la dignità dei loro figli e della Patria”. 

Il 23 ottobre del 2015, Nicolas Maduro ha portato al Panteon i resti simbolici di Juana Ramírez La Avanzadora, che ha guidato un gruppo di donne nella lotta per l'indipendenza e ha partecipato alle battaglie nei dintorni di Maturín, nello Stato Monagas. E l'8 marzo del 2017, il presidente ha voluto nel Panteon degli eroi anche Hipólita e Matea, due schiave che hanno allevato Bolivar, e la leader indigena Apacuana, simbolo di lotta e resistenza contro i colonizzatori. Un modo per ricordare l'importanza e l'influenza dei popoli africani e di quelli originari nella storia del Venezuela.

Il 1 novembre, molte giovanissime hanno sfilato per ricordare la studentessa Livia Gouverneur, uccisa 56 anni fa durante la IV Repubblica: “Livia luchadora, mujer libertadora”, hanno gridato. Livia, militante del Partito comunista del Venezuela, venne ammazzata dalla polizia durante una manifestazione di protesta contro governo di Rómulo Betancourt e in difesa della rivoluzione cubana. 

Sui progetti di legge in discussione, la campagna in corso prevede una serie di dibattiti nelle “comunas”, con i gruppi di donne esistenti nel paese e con le 1.800 che si sono candidate all'Anc. “Solo la vera liberazione della donna, con lo sviluppo del socialismo femminista – ha detto la ministra Blanca Eekhout – ci permetterà di salvare la vita del pianeta: perché noi vogliamo vita”.

Dal movimento delle Comunas viene anche la dirigente chavista Erika Farias, candidata a sindaco di Caracas alle prossime elezioni comunali, che si terranno a dicembre. E infatti promette di dare visibilità alle Comunas, organismi partecipativi a autogestionari che dovrebbero imprimere una nuova spinta al socialismo bolivariano: sia dal punto di vista economico, incrementando il tessuto produttivo, sia da quello prospettico. “Comuna o nada”, diceva sempre Chavez. Un concetto presente nel Plan de la Patria, in vigore fino al 2019. 

Erika, classe 1972, è anche dirigente del Frente Francisco de Miranda, un movimento creato il 29 giugno 2003 all'Avana da Hugo Chavez e Fidel Castro e composto soprattutto da giovani, motivati e disciplinati. “La Comuna – ha detto Farias – sarà la guida della Rivoluzione nei prossimi anni”.

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