Intervista al virologo Palù: sul coronavirus troppo allarmismo

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Intervista al virologo Palù: sul coronavirus troppo allarmismo



di Nazareno Galiè - Faro di Roma

“Dai primi dati direi che sembra poco più di un raffreddore e che i pazienti deceduti erano già molto compromessi nel loro stato di salute”. Con queste parole, il virologo Giorgio Palù ha commentato l’insorgenza del coronavirus, di cui stanno parlando i giornali e i mezzi di comunicazione di tutto il mondo. Se da un lato, ha spiegato l’Ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, è necessario monitorare la situazione, dall’altro la comunità scientifica ha individuato le sequenze del virus. “Quindi conosciamo questo virus, che non è identico, ma molto simile al virus della Sars”. Il virologo, nell’intervista pubblicata sul sito di approfondimento dell’Ateneo Patavino (Il Bo live), ha aggiunto che “non si può ancora definire la mortalità, ma avremmo presto dati epidemiologici”. Non si può per adesso parlare di pandemia, in quanto i casi sospetti sono localizzati soltanto in alcuni paesi dell’Est asiatico.
 

Inoltre, Palù ha spiegato come si tratti di un nuovo virus cha appartiene alla famiglia dei corona virus, di cui fanno parte anche la Sars e la Mers, le quali possono determinare “crisi respiratorie anche gravi” e che sono stati “identificati per la prima volta nel 2002 e nel 2012”. “Nel 2002 ancora in Cina, nella provincia del Guangdong, nel 2012 nell’Arabia del Sud”. “Sono virus che sembrano provenire dal mondo animale, dall’interfaccia uomo-animale, in quanto c’è sempre stato un contatto, in questo caso in un live market, un mercato in cui si commercia a scopi alimentari e di allevamento animali di varie specie, quindi, uccelli, mammiferi, roditori e quant’altro”e dunque “c’è una mescolanza e uno stretto contatto con l’uomo”.


Del coronavirus, ha aggiunto il docente ordinario, si è avuto notizia già a dicembre, ma è a gennaio che un giornale finanziario, il Wall Street Journal, ha riportato il caso. “I cinesi ovviamente hanno dato seguito e c’è stata una prima pubblicazione di Edward Holmes, dell’università di Sidney, che ha pubblicato la prima sequenza” del virus. I cinesi hanno poi hanno rilevato altre cinque sequenze”, ha spiegato Palù. “Probabilmente”, come la Sars, “questo virus ha un’origine nel pipistrello, ma non è certo” perché “non conosciamo la specie che è l’ospite naturale del virus”.


I cinesi hanno da subito monitorato il primo soggetto colpito dal coronavirus, che si trovava “nel live market della città di Wuhan, città metropolitana con oltre 12 milioni di abitanti”, ma, ha proseguito il virolgo, esaminando attentamente oltre settecento persone che avevano avuto rapporti con questa persona, “non hanno trovato il virus”. La Sars, a cui il coronavirus sembra assomigliare, aveva una mortalità del 10 %, mentre la Mers del 30%. Per questa famiglia virale, ha detto Palù, non abbiamo un vaccino, “ma abbiamo dei farmaci che funzionano per la Sars”. Il docente universitario ha comunque sottolineato che è un dovere della comunità scientifica fare molta attenzione all’evolversi dell’epidemia.


“La cosa interessante è che questi virus esistono in natura” ma non sono gli stessi che si sono evoluti in milioni d’anni con l’uomo. “I virologi”, per tanto, stanno studiando direttamente gli animali, come ospiti naturali di questi agenti patogeni “e dobbiamo attenderci che nuovi virus compaiano sulla faccia della terra, d’altronde sono la specie microbica più rappresentata nella biosfera”.

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