"Israele ha costretto 3000 palestinesi a lasciare le loro case in 15 anni"
Il regime israeliano ha sfollato quasi 3.000 palestinesi negli ultimi 15 anni ad Al-Quds (Gerusalemme), rivela un nuovo rapporto.
"Dal 2004 al marzo 2019, (Israele) a Gerusalemme ha demolito 830 unità residenziali palestinesi, altre 120 sono stati distrutte dai loro proprietari per ordine del comune", ha segnalato la ONG per i diritti umani B'Tselem.
Come conseguenza di queste demolizioni massicce, 2927 residenti palestinesi, tra cui 1574 bambini, hanno perso "deliberatamente" le loro case, ha aggiunto la ONGé, per poi segnalare che l'anno 2019 ha visto un aumento significativo nella distruzione di case palestinesi.
Il rapporto sottolinea inoltre che il regime di Tel Aviv ha recentemente adottato politiche che limitano fortemente la costruzione di case per la popolazione palestinese, facilitando allo stesso tempo lo sviluppo degli insediamenti israeliani.
"Israele ha espropriato più di un terzo della terra che è stata annessa alla Cisgiordania occupata e ha costruito 11 quartieri esclusivamente per coloni ebrei", ha aggiunto B'Tselem.
Nonostante le critiche della comunità internazionale, negli ultimi mesi le autorità israeliane hanno accelerato il processo di costruzione ed espansione degli insediamenti illegali ad Al-Quds e in Cisgiordania. Secondo i palestinesi, questi sforzi fanno parte del progetto israeliano per eliminare la loro identità islamica.
Nel mese di marzo i media hanno recentemente riferito che attualmente circa 450.000 coloni israeliani vivono in circa 150 insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata.
Le colonie israeliane nei territori palestinesi occupate dal 1967 sono considerate illegali dalle Nazioni Unite (ONU), dall'Unione Europea (UE) e dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, per aver violato la Convenzione di Ginevra costruendo su terreni occupati.