Kultur e Zivilisation: quando i tamburi di guerra raggiungono le pagine della Cultura dei giornali

Nella foto Ernst Junger, scrittore e filoso tedesco del XX° Secolo

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Kultur e Zivilisation: quando i tamburi di guerra raggiungono le pagine della Cultura dei giornali

 

Ieri su il Giornale c'era un bell'articolo (nel senso di articolo significativo) sulla prossima uscita per Adelphi de "Il nodo di Gordio" di Ernst Jünger. Al netto di alcune imperfezioni relative alla ricostruzione storica dell'idea della dicotomia tutta tedesca tra Kultur e Zivilisation che l'articolista fa risalire agli uomini della Rivoluzione Conservatrice quali Oswald Spengler e il giovane Thomas Mann de le "Considerazioni di un impolitico" quando in realtà il concetto era già stato delineato da Immanuel Kant.

L'altro errore (un errore molto importante perchè funzionale alla dimostrazione della tesi di fondo che l'articolista porta avanti) è che la Kultur andrebbe intesa come "barbarie" nel senso greco-latino, e dunque incultura, violenza, ignoranza, istinti belluini e selvaggi da contrapporre alla Zivilisation intesa come il concetto illuministico della vittoria della razionalità che dovrebbe muovere l'agire umano. In realtà per Kultur andrebbe intesa la tradizione, l'attaccamento al sangue e al suolo (blut und boden): dunque una barbarie intesa in senso romantico (mi riferisco alla corrente letteraria tedesca dei drammi dello Sturm und Drang) e dunque non tanto barbara e anzi da intendere come kathèkon che ci salva dai pericoli della Techne e dunque della Zivilisation.

Ecco, l'articolista ignora totalmente il vero senso di Kultur e dunque intepreta la tesi di Ernst Jünger di dicotomia Kultur e Zivilisation come di scontro tra oriente e occidente in chiave politico contemporanea: noi occidentali siamo i portatori della fiaccola della civiltà e della ragione (manca solo Burioni che porta la Scienzah) e dobbiamo combattere contro l'Oriente (intesa come la Russia) ovvero quella realtà orientale dominata dall'irrazionalità e dalla barbarie.

Quando i tamburi di guerra raggiungono le pagine della Cultura dei giornali vuol dire che siamo nei guai.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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