La Brigata Henry Reeve sta per tornare a Cuba dopo aver prestato il suo servizio a Torino contro il Covid-19

La Brigata Henry Reeve sta per tornare a Cuba dopo aver prestato il suo servizio a Torino contro il Covid-19

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Abbiamo voluto dimostrare la nostra vicinanza ai medici cubani con una campagna di murales partita da Torino e che è arrivata in tutte le più grandi metropoli d'Italia, con volantinaggi e iniziative inseme a movimenti e sindacati conflittuali come l'USB. Un gesto semplice che ha incontrato l'apprezzamento del popolo cubano abituato a scorgere anche nella semplicità quei valori che l’occidente capitalistico non è neppure in grado di concepire.

Per quanto preziosa sia stata l’opera pratica che i medici hanno svolto durante la pandemia il nostro ringraziamento va al di là di questo. La brigata Henry Reeve è per noi l'esempio da seguire, i medici cubani rappresentano quella determinazione - propria solo dei rivoluzionari - capace d’indicare la strada per una società diversa e libera dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura.

La profonda conoscenza medica della brigata non poggia solo sui manuali di epidemiologia o chirurgia, essa è l’emanazione di quell’idea di radicale trasformazione sociale partita con l'assalto alla caserma Moncada il 26 luglio del 1953 e passata per l'istituzione da parte dello stesso Fidel Castro nel 2005 della brigata Henry Reeve.

Per questo il murales è stato per noi l'occasione buona per evidenziare la superiorità valoriale e materiale di un modello sociale diverso da quello capitalista, e non ci siamo fermati all’estetica ma abbiamo chiesto alle istituzioni di dimostrare gratitudine con un atto almeno pari a quello fatto dai medici cubani, che ricordiamo sono arrivati in Italia per salvare delle vite.

Con una lettera formale abbiamo chiesto alla sindaca Appendino, e ad altri rappresentanti istituzionali, di prendere posizione contro il blocco imposto dagli Stati Uniti su Cuba. Non ci è stata data nessuna risposta ma la sindaca domenica avrà l'audacia di sedersi a tavola con i cubani nonostante questo stesso blocco abbia impedito l'arrivo dei respiratori sull'isola caraibica.

Se non fosse per la determinazione del popolo rivoluzionario di Cuba a causa del blocco oggi le tavole dei cubani sarebbero vuote, tuttavia questo non sembra scalfire la supposta superiorità morale delle personalità politiche – di destra e di sinistra, da Cirio fino ai rappresentanti di quelle parti della sinistra autosedicenti radicali e che spesso finiscono per essere la stampella del PD, il partito degli affari, della finanza e dell'imperialismo - che domenica prenderanno parte al banchetto organizzato proprio nello stesso spazio del murales che rappresenta Fidel Castro e la brigata Henry Reeve, nel Parco Dora.

Ci chiediamo quali siano i valori che ispirano Piero Fassino ad ospitare gli sgherri di Guaidò in Italia proprio mentre nella sua città l'esempio di Josè Martì, che illumina il cammino del Venezuela di Chavez e di Maduro come di Cuba, con rabbia è stato dipinto sui muri e con coraggio si è fatto strada tra le barelle dell’ospedale delle OGR.

Solidarietà internazionalista significa stare senza se e senza ma dalla parte dei popoli oppressi, dalla parte di Chavez e di Maduro, di Fidel, di Raul e di Diaz Canel, oppure è solo un pranzo di gala? Quei settori della così detta sinistra radicale come possono dichiararsi internazionalisti e poi stringere accordi con il PD complice dell'imperialismo americano e di quel fantoccio di Guaidó?

Questa è la solita doppia faccia di quell’opportunismo che permette a questi figuri di sedersi al fianco dei medici cubani e in altre sedi architettare trame sempre più complesse, quanto inefficaci, per strangolare i popoli dell'America latina che invece resistono con onore. Lo stesso opportunismo di larghi strati di quell'associazionismo variopinto (laico e non, radicale o moderato che sia) e dei sindacati complici dei padroni, come la CGIL che da un lato demolisce i diritti dei lavoratori e dall'altro vanta una vuota solidarietà verso i medici della brigata.

Non ci stupisce l’ipocrisia di chi, riferendosi a Cuba, parla di dittatura e in questa occasione cercherà di strumentalizzare la forza dei fatti prodotti dalla brigata Henry Reeve, sappiamo contro chi lottiamo.

La “despedita” dei medici della Henry Reeve è per noi un'altra occasione per dimostrare coerenza rispetto ai valori fondanti della rivoluzione cubana, per questo ancora ci impegneremo perché venga assegnato il Premio Nobel per la pace così come promosso da Luciano Vasapollo e Rita Martufi del Capitolo Italiano della Rete degli intellettuali e degli artisti in difesa dell'umanità e dal Comitato di Pace e Giustizia dei popoli di Cuba presieduto da Graciela Ramirez.

Con mucho honor continueremo a lottare guidati dall'esempio di Fidel, la solidarietà internazionalista non è un pranzo di gala!

Rete dei comunisti
Noi Restiamo
OSA

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