La crisi in Ucraina spiegata a due adolescenti

La crisi in Ucraina spiegata a due adolescenti

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In questi giorni ci stanno continuamente allarmando che la Russia è ormai a un passo da invadere l’Ucraina; che ha già pronto un piano; che il suo esercito è arrivato al confine; che da un momento all’altro ci sarà l’intervento armato e che ecc… ecc… Tutto questo nonostante la Russia abbia ripetuto più volte che non ha intenzione di farlo, ma sta avvertendo che non può più accettare l’avanzata della Nato verso i suoi confini.

Sembra proprio essere ritornati a un clima da Guerra Fredda.

Guerra Fredda, una parola che gli adolescenti hanno conosciuto solo a scuola, sui libri di storia, sempre che il loro professore sia riuscito a finire il programma studio.

 Certamente non c’era riuscito quello di quei due giovanissimi ragazzi che, nel mezzo di un bel parco, erano seduti su una panchina accanto alla mia.

 Eravamo a poca distanza e non ho potuto fare a meno di ascoltarli quando ho sentito nominare l’Ucraina:

  • “Adesso ci sarà anche la guerra in Ucraina”

 

  • “Lo so, i russi la invadono per riprendersela.

 

  • “Si, ma se lo fanno ci sono gli americani che la difendono, e mio padre mi ha detto che una guerra contro i russi l’hanno già combattuta, e l’hanno anche vinta.”

 

  • “Lo so, era la Guerra Fredda. In Russia c’erano ancora i comunisti, però non mi ricordo quando l’hanno combattuta 'sta guerra.

 Anche se sulla Guerra Fredda avevano delle lacune, le altre cose non erano così diverse da quelle che avranno ascoltato sui Tg nazionali o forse dai commenti dei loro genitori.

Mi era venuta voglia di dirgli due parole sul perché la Russia stia posizionando truppe militari vicino al confine ucraino. Ma come spiegargli ciò che era accaduto nel 2014 in Ucraina (un colpo di Stato, sostenuto dall’Occidente, chiamato rivoluzione); o il fatto che il governo ucraino continui a non rispettare gli ‘Accordi di Minsk’. Per non parlare del ruolo centrale di Stati Uniti e Nato in questa crisi. Erano troppo giovani per starmi ad ascoltare su questi temi.

A quel punto mi sono ricordato di una brevissima storia. Modificandola con un po’ di fantasia era perfetta per far capire a quei due adolescenti come si è creata la crisi ucraina tra Russia e Stati Uniti, e con la scusa che non si ricordavano quando era stata “combattuta” la Guerra Fredda, mi sono inserito tra i due ragazzi:

  • Scusate se mi intrometto. La Guerra Fredda è durata quasi 45 anni ed è finita a dicembre del 1991, ma non è stata una guerra combattuta sul campo con gli eserciti. Però, se volete, vi posso raccontare una breve storia che parla di musica, e vi aiuta capire meglio il perché è nata questa crisi in Ucraina”.

 

  • Va bene, se è breve e parla di musica l’ascoltiamo.

 

  • “Ok. Vediamo se poi riconoscete anche quali personaggi rappresentano la Russia, e gli Stati Uniti con la Nato”

«Supponiamo che due persone, residenti in un paese molto lontano, sono state ospitate dai miei vicini di casa che vivono a pochi metri dalla mia, nella quale sono nato e ho sempre vissuto.

Non è che la cosa mi avesse fatto tanto piacere perché, per ospitali, hanno prima cacciato da casa un loro famigliare, con il quale andavo d’accordo.

Appena arrivati mi rendo conto che ai due ospiti piace ascoltare la musica – come piace anche a me – perché si sono portati dietro un potente impianto stereo, ma peccato che il genere che preferiscono è il Reggaeton, mentre a me piace il Rock.

Il problema è che dopo qualche giorno hanno cominciato ad alzare sempre di più il volume della musica, fino a metterlo al massimo, e questo dalla mattina alla sera, col tacito consenso dei padroni di casa.

Io ho sopportato per un po’, ma poi mi sono stancato di subire passivamente questo fastidioso ‘reggaeton’ e sono andato a parlargli.

Con modi educati gli faccio capire il mio disagio, dicendogli: “Ehi, amici, tutto bene? Vi chiedo se è possibile abbassare un po’ il volume per favore, così anche io posso continuare ad ascoltare un po’ di rock in tranquillità”. 

Ma invece di parlare col padrone di casa mi sono trovato davanti i due ospiti che, sapendo di non violare la legge, si sono presentati con una pistola in bella mostra infilata tra la vita e la cintura, dicendomi: “Ascolta, noi possiamo fare rumore dalle 9 del mattino fino alle 8 di sera, quindi non venire a dirmi cosa posso fare e cosa non posso fare.

A quel punto, non volendo reagire violentemente – perché poi ci scappa il morto – non mi resta che voltare le spalle e ritornarmene a casa a testa bassa.

Certo, io non li posso denunciare perché non stanno esattamente violando la legge, ma con la musica così alta, e la loro prepotenza, mi stanno proprio rompendo le scatole.

Aspetto un po’ di tempo, sperando che i padroni di casa non gli permettano più di fare tutto quello che vogliono.

Ma niente, ogni giorno si ripete la stessa identica cosa: volume al massimo, io che vado a parlargli, loro che se ne infischiano e io che me ne ritorno a casa sconsolato.

  • “Se c’ero io, già gli avevo menato”, dice uno dei ragazzi.

 

  • “E invece no, ricordati che hanno la pistola”, risponde l’atro.

 E infatti io decido di provarci per l’ultima volta. Ma quando mi aprono la porta mi rendo conto che hanno comprato altre casse acustiche molto più grandi e potenti di quelle che avevano, e queste avrebbero intenzione di posizionarle proprio nella stanza che si affaccia difronte casa mia.

A questo punto, capendo definitivamente con chi ho a che fare, non serve più a nulla continuare a parlarci.

Così, invece di tornarmene a casa un’altra volta a testa bassa, vado anche io a comprare delle potenti casse acustiche, e le posiziono nella mia stanza proprio in direzione delle loro finestre.

A me non piace ascoltare la musica così forte, ma metto il mio rock ad altissimo volume in modo che capiscano quanto sia fastidioso non poter più stare tranquilli a casa propria, sperando così che ci pensino bene prima di posizionare le nuove casse nella stanza difronte casa mia.

E tutto questo accade solo perché altri, venuti da molto lontano, hanno deciso di fare quello che vogliono nonostante non stiano a casa loro, ma in quella di amici.»

  • Domanda finale: “Credete che sia giusto che adesso loro cercano di convincere tutto il vicinato a lamentarsi contro di me, dicendo che sarei io quello che disturbo? E pretendono che, a casa mia, io sposti le casse acustiche in una stanza più lontana e che abbassi anche il volume, perché il mio rock gli dà fastidio?”

I due adolescenti mi hanno risposto, ma è superfluo dire cosa.

E poi, salutandomi, mi hanno detto che racconteranno questa storia al loro prof.

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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