La dichiarazione che fa crollare la bufala della "reggia di Putin"

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La dichiarazione che fa crollare la bufala della "reggia di Putin"

 

di Marinella Mondaini

 

Crolla con la dichiarazione di Arkadij Rothenberg  (diventato miliardario grazie alle privatizzazioni di Eltsin) che ne rivendica la proprietà, la bufala della “Reggia di Putin”, (già analizzata su L’Antidiplomatico) che, comunque, continua a troneggiare su Repubblica e su tanti altri media italiani. Bufala supportata da un video (per meglio dire, da una ricostruzione in 3D) presentato come “realizzato dalla Fondazione anti-corruzione di Aleksej Navalnyj”; video pieno di strafalcioni.

Ad esempio, lo stemma sulla cancellata del palazzo non è quello della Russia ma del Montenegro. Entrambi gli stemmi raffigurano un’aquila ma, in quelIo della Russia, l’aquila ha sul petto un cavaliere d’argento che uccide un drago nero; in quello del Montenegro l’aquila ha sul petto un leone d’oro. Perché un errore così clamoroso, che, mai e poi mai, sarebbe stato fatto da un russo? Perché quel video è stato prodotto, così come documentato qui, dalla società californiana di produzione 3D  “The Black Forest Studios”, in Germania su incarico dei servizi di sicurezza statunitensi. Poi, oltre alla “biblioteca di Putin”, che è invece quella di Praga, nel lunghissimo testo in russo del sito di Navavalny (che a quanto pare non si è degnato di correggere) ci sono strafalcioni come “acqua discoteca” e “stanza del fango” che rivelano come quel testo sia stato scritto dapprima in lingua inglese e poi tradotto (malamente) in lingua russa.

Perché la bufala della “reggia di Putin”? Per preparare a quello che avrebbero dovuto essere il trionfale rientro in Russia di Aleksej Navalnyj, “convalescente” dopo il fantomatico avvelenamento tramite Novichock (sull’analisi dei campioni e sulla conseguente faida tra Germania e Svezia, si veda qui e qui sulle dichiarazioni di Sergej Lavrov, Ministro degli Esteri della Federazione Russa). Rientro che, invece, nonostante l’invio di 120.000 dollari bitcoin giunti ai suoi sodali in Russia ha visto la mobilitazione di davvero pochissime persone.

 

*Scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca

 

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