La "modernizzazione cinese" di XI: non più una storia sanguinaria e criminale
di Giambattista Cadoppi* per Cumpanis
Da questo giorno in poi, il compito centrale del PCC sarà quello di guidare il popolo cinese di tutti i gruppi etnici in uno sforzo concertato per realizzare l'obiettivo del secondo centenario di trasformare la Cina in un grande paese socialista moderno sotto tutti gli aspetti e per far avanzare il ringiovanimento della nazione cinese su tutti i fronti attraverso un percorso cinese verso la modernizzazione (Xi Jinping. Rapporto al il XX Congresso del partito Comunista Cinese)
Nel luglio 1921, 13 delegati in rappresentanza di 57 membri del partito si incontrarono clandestinamente per fondare il Partito Comunista Cinese. Ora siamo di fronte a un partito di quasi 97 milioni dei membri; da una nazione in rovina si è passati a una nazione forte e orgogliosa; la lunga marcia, iniziata allora, ha dato risultati che stanno stupendo il mondo: risultati senza eguali nella storia.
La modernizzazione come si è sviluppata sotto l’egemonia dell’Occidente ha avuto anche indubbi risvolti progressivi, ma è anche stata imposta agli altri popoli al prezzo della scomparsa di intere civiltà, della subordinazione economica, della privazione di autonomia strategica, di guerre infinite. L’elenco di colpi di stato, massacri e di guerre di aggressione, sanzioni vessatorie per imporre il Washington Consensus è pressoché infinito. Marx aveva parlato della “missione civilizzatrice” del capitalismo su scala globale, che sopprimeva le culture, considerate “arretrate”.
La modernizzazione perseguita dalla Cina sarà basata sullo sviluppo pacifico e su un mondo condiviso e non diviso in blocchi, sulla logica win-win (vincono tutti) e non su quella a somma zero (uno vince e l’altro perde), su un mondo basato su una normalità multipolare e non un eccezionalismo unipolare. La modernizzazione della Cina è la rottura del monopolio della modernizzazione da parte dell’Occidente. Lo stesso Marx aveva ripreso la riflessione a riguardo della Russia e delle varie culture delle società precapitalistiche del pianeta. Queste culture potevano avere possibilità di sviluppo che l’arrivo del capitalismo occidentale ha troncato sul nascere.
La Cina è stata l’unica grande civiltà che ha resistito al rullo compressore dell’imperialismo occidentale. Violentata, messa in ginocchio, umiliata, depredata, ma mai vinta, la Cina ha conservato la sua civiltà millenaria proponendo ora un nuovo tipo di modernizzazione. Basata sulla pace e non sulla guerra, sul commercio equo e non sulla rapina, sulla pari dignità e non sull’eccezionalismo, sulle caratteristiche nazionali e non sui modelli imprescindibili imposti dall’esterno. La Cina non vuole imporre a nessuno il proprio modello che, però, ha fatto scuola. Come scrive il “Morning Star”: «Con centinaia di milioni di persone sollevate dalla povertà, la creazione del più grande gruppo di reddito medio del mondo, un paese il cui PIL pro capite era inferiore a quello della maggior parte dell'Africa subsahariana (sebbene il suo “salario sociale” fosse per lo più maggiore) e che era piuttosto marginale per l'economia globale, è diventato il “laboratorio del mondo” e nel 2020 è stato il principale partner commerciale di circa 128 paesi».
Ormai possiamo parlare di una nuova civilizzazione socialista basata su una tradizione nazionale, ma proprio per questo ha anche un significato universale. Come si può dire parafrasando Gramsci, solo chi è profondamente nazionale è anche profondamente universale. Come sottolineava sempre Deng Xiaoping, «la combinazione della verità complessiva del marxismo-leninismo e della realtà di un paese concreto è la verità universale».
Nella Nuova Era di Xi Jinping lo sviluppo non è meramente quantitativo ma si basa anche sulla qualità delle merci e dei servizi con tecnologia sempre più avanzata che costituisce un importante sviluppo delle forze produttive. La Cina era percepita come una nazione che sottometteva tutto alla produzione, ma le cose sono cambiate profondamente. Da quando il PCC ha riformulato la contraddizione principale, l'enfasi è passata dalla quantità alla qualità, alla sostenibilità e a un approccio con risultati incentrati sulle persone. Le politiche governative hanno sempre di più come centro l’uomo, il che significa che non ci sarà più sviluppo senza uguaglianza, basata sul lavoro, e a scapito della salute (l'aspettativa di vita media dei cinesi supera ormai quella degli Stati Uniti) e della civiltà ambientale. La società sarà basata sulla “prosperità comune” che è la base del socialismo che è poi l’obiettivo del secondo centenario, quello della nascita della Repubblica Popolare Cinese.
Responsabile di un terzo di tutti gli investimenti nelle nuove energie a livello mondiale, le innovazioni cinesi sono servite a ridurre enormemente il costo dell'energia solare, eolica e idroelettrica a livello globale, al punto da essere ora competitive in termini di prezzo con i combustibili fossili in molte parti del mondo. La capacità totale di energia rinnovabile della Cina è superiore a quella di Stati Uniti, UE, Giappone e Regno Unito messi insieme. Circa il 99% degli autobus elettrici del mondo si trova in Cina, insieme al 70% dei treni ad alta velocità. Inoltre, la sua copertura forestale è aumentata dal 12% all'inizio degli anni Ottanta al 23% di oggi.
Se c’è una formula che pone la gente prima dei profitti, la Cina l’ha messa in atto con il Covid: 27mila morti contro un milione in USA, con una popolazione che è un terzo di quella cinese.
La Cina può vantare un’infinita serie di successi a cominciare dal più spettacolare sviluppo economico di tutti i tempi, secondo il premio Nobel Joseph Stiglitz. La vittoria sulla povertà ha portato fuori da questa condizione di bisogno estremo circa 900 milioni di persone. La Cina ha raggiunto il suo “obiettivo del primo centenario (della fondazione del PCC)” di eliminare completamente la povertà estrema un po' prima del previsto “facendo crescere la torta”, ma anche dividendola meglio.
Xi Jinping ha affermato che: «Nel perseguire la modernizzazione, la Cina non percorrerà il vecchio sentiero di guerra, colonizzazione e saccheggio intrapreso da alcuni paesi. Quel brutale e insanguinato percorso di arricchimento a spese degli altri ha causato grandi sofferenze alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Staremo fermamente dalla parte giusta della storia e dalla parte del progresso umano. La Cina si oppone fermamente a tutte le forme di egemonismo e politica di potere, alla mentalità della Guerra Fredda, all'interferenza negli affari interni di altri paesi e ai doppi standard». La modernizzazione sarà perseguita attraverso lo sviluppo pacifico.
Possiamo fare risalire la modernizzazione occidentale ai secoli della colonizzazione, proseguita con la Rivoluzione industriale e lo sviluppo capitalista e imperialista. L’esigenza di costruire un’alternativa a questo tipo di modernizzazione risale già alla Conferenza di Bandung nel 1955, ma i paesi ex coloniali non possedevano un asse alternativo a quello anglosassone su cui costruire su solide basi l’alternativa. L’Unione Sovietica era uscita a pezzi dal conflitto conclusosi solo pochi anni addietro. Inoltre, il sistema economico sovietico cominciava a dare i primi segni di inadeguatezza, cosa che poi si sarebbe manifestata appieno nei 30 anni seguenti. La Cina usciva dalla guerra civile che l’aveva spossata e ancora non possedeva un sistema economico alternativo a quello sovietico. Oggi l’asse c’è ed è dominato dalla Cina ma comprende sempre più anche la Russia, le cui relazioni con Pechino oggi sono al livello più alto degli ultimi decenni. Non è un caso che a livello ufficiale siano descritte come «relazioni di partnership globale e interazione strategica» come ricordava Zjuganov. Questo asse si incarna in organizzazioni transnazionali quali i BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il Gruppo dei 77 ecc. Oggi soprattutto la Cina è il collante di vari paesi, spesso marginalizzati dagli USA. La Cina sta offrendo un’alternativa mettendo a disposizione un modello collaudato che naturalmente va calato in contesti diversi e deve essere adattato alle caratteristiche nazionali e su questa cosa si insiste molto. Quello che sta dicendo Xi Jinping è la via alla modernizzazione, che l’Occidente declina secondo la formula: economia liberista + stato liberale non è la sola possibile. Ogni paese ha il diritto di esplorare la propria via specifica adeguata alle proprie caratteristiche. Il successo della Cina con la sua via alternativa alla modernizzazione dice al mondo che un’altra modernizzazione e, dunque, un altro mondo è possibile. Sta mettendo a disposizione anche finanziamenti alternativi agli strumenti classici del Washington Consensus (WB, IMF) e un mercato interno, l’unico davvero in espansione. La Cina è pronta a investire più risorse nella cooperazione allo sviluppo globale. Si impegna a ridurre il divario nord-sud e a sostenere e assistere altri paesi in via di sviluppo. La Cina soprattutto, e questo a differenza dell’URSS, ha messo in campo una serie di strutture a sostegno della Belt and Road Initiative come la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), e la Global Development Initiative, il Centro di promozione dello sviluppo globale della China International Development Cooperation Agency (CIDCA). Nel suo rapporto al XX Congresso Nazionale del PCC, Xi ha sottolineato che la Cina sta offrendo «una nuova scelta» all'umanità per avanzare economicamente al di fuori di un quadro unipolare guidato dall'Occidente basato su colonizzazione, dominio e disuguaglianza. Proprio l’avanzata economica della Cina ha ridotto sensibilmente la disuguaglianza tra paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Basti dire che il dispiegamento della Belt and Road Initiative, secondo la Banca Mondiale, ridurrà la povertà per quasi 40 milioni di persone in tutto il mondo solo attraverso i suoi progetti per facilitare i trasporti.
In questo contesto si inserisce la questione dello Xinjiang dove l’Impero del Kaos vuole creare disordine (promuovendo di fatto il terrorismo) per impedire il dispiegamento della Via della Seta terrestre, di cui la Regione è un nodo essenziale. La Regione produce impianti di energia alternativa (eolica e solare) per tutto il mondo, e fin dagli anni Settanta ha introdotto misure pionieristiche per il contenimento del deserto. Questo mentre gli americani vorrebbero che i cinesi riducessero le emissioni di CO2 impedendone di fatto l’attuazione.
Il vecchio sistema dominato dagli Stati Uniti e dall'Occidente non funziona e non è in grado di fornire certezza e stabilità al mondo, ma continuerà ad aumentare i pericoli, i conflitti e il caos dappertutto.
Intervenendo alla sede delle Nazioni Unite a Ginevra nel gennaio 2017, Xi Jinping ha affermato che «il destino del mondo deve essere nelle mani di tutti i paesi, le regole internazionali dovrebbero essere scritte congiuntamente da tutti, i problemi della globalizzazione dovrebbero essere risolti insieme e i risultati dello sviluppo dovrebbero essere disponibili a tutti». Il presidente cinese sottolineato che l'idea del destino comune dell'umanità incarna gli ideali più elevati e l'impegno della Cina a costruire un mondo migliore, riflettendo le speranze dei popoli per un ordine nuovo, pacifico e giusto e una comunità dal destino condiviso.
*Saggista, esperto di questioni internazionali e collaboratore di "Cumpanis"
P.S. L'Autore sarà presente il 26 novembre a Milano a questa iniziativa sul XX Congresso del PCC