La morte di Lesin, il Fatto Quotidiano e la guerra fredda

La morte di Lesin, il Fatto Quotidiano e la guerra fredda

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di Alessandro Bianchi
 
La notizia è stata riportata da il Fatto Quotidiano in questo modo: “Non è morto a causa di un infarto, come ha sempre sostenuto Mosca”. Il riferimento è al nuovo rapporto delle autorità statunitensi competenti sulla morte dell'ex ministro dell'informazione russo e uno dei creatori del network Russia Today, Mikhail Lesin, avvenuta a Washington, in una suite dell'Hotel Dupont, nel novembre scorso.
 
“Come ha sempre sostenuto Mosca”. Il Fatto, dato l'assenza di inquirenti russi, intendeva la prima indagine delle autorità di Washington che aveva parlato di “attacco al cuore”. Quattro mesi dopo, il rapporto forense da parte del Chief Medical Examiner (OCME) e del Metropolitan Police Department  indica che la morte è stata violenta e per ferite alla testa. “Causa della morte: lesioni da corpo contundente della testa”, riporta la nota, che sottolinea: “lesioni da corpo contundente del collo , tronco, arti superiori e arti inferiori”. Ma, per fare ulteriore chiarezza sulla vicenda, il rapporto conclude classificando la morte come “non determinata”. 
 
Dopo 4 mesi e dopo non essersi accorti inizialmente delle ferite mortali alla testa, collo, tronco, arti superiori ed inferiori, la morte rimane ancora “non determinata”.
 
Per il Fatto Quotidiano questa notizia si riassume con “Non è morto a causa di un infarto, come ha sempre sostenuto Mosca”. 

E poi il giornale diretto da Marco Travaglio prosegue: “Il rapporto legale degli Stati Uniti conferma i dubbi avanzati subito dopo la morte dell’ex ministro, gli stessi che avevano portato il Metropolitan Police Department della capitale federale Usa ad aprire un’inchiesta più approfondita. Il caso resta quindi aperto e l’indagine prosegue, come conferma la polizia Usa”. Quindi la polizia che aveva dubbi sulla sua stessa versione, si accorge dopo 4 mesi di ferite violenti sul corpo dell'ex ministro russo e sarebbe “confermata” la versione della polizia di Washington.

A condire il tutto, non poteva mancare la solita fonte interna che vuole restare anonima del New York Times, riportata da Repubblica, che parla di un Lesin "scompigliato" di ritorno in albergo. 
 
E da Mosca, che non ha mai partecipato alle indagini, la risposta a questi sviluppi da parte delle autorità Usa è avvenuta attraverso la portavoce del ministero degli esteri, Maria Zakharova: “stiamo aspettando i chiarimenti relativi alla vicenda da Washington e i dati ufficiali sull'investigazione”. E ancora: “se i rapporti dei media” - perché a Mosca non è arrivato nessun rapporto diretto – “dovessero essere confermati, la Russia manderà una richiesta ufficiale agli Stati Uniti per assistenza legale internazionale”. Per chi non vuole più farsi prendere in giro da chi ci mette 4 mesi per accorgersi che un morto ha ferite mortali su testa, collo e tutti gli arti sembra una proposta ragionevole. La nota della portavoce del ministero degli esteri russo conclude infatti: “l'ambasciata russa negli Stati Uniti ha ripetutamente cercato i canali diplomatici per comprendere i progressi dell'indagine sulla morte di un cittadino russo. Da parte Usa non sono state fornite informazioni”. Ancora proposta ragionevole.
 
Quindi ricapitolando: Lesin viene trovato morte nella sua suite di hotel. Nelle prime ricostruzioni degli inquirenti non vi erano stati segnalati elementi che suggerissero una morte non naturale, diversa dall”attacco al cuore” stilato dalle autorità forense. Dopo 4 mesi le autorità statunitensi si accorgono di ferite mortali violenti sul corpo, ma non sanno ancora classificare la morte con precisione.
 
Ora veniamo ai punti che restano ancora irrisolti della vicenda.  A distanza di mesi non si sa ancora perché Lesin, responsabile media di Gazprom come ultimo incarico, fosse a Washington.  “Cosa c'è di particolarmente strano circa la copertura dei media di questa storia è che nessuno sembra pensare che sia strano che un magnate dei media russo sia morto in una stanza d'albergo statunitense da un apparente "attacco di cuore", in una fase in cui le relazioni tra Washington e Mosca si sono deteriorati al livello di guerra fredda 2.0 e siti come RT e Sputnik stanno diventando sempre più importanti tra i lettori occidentali, in particolare per l'informazione sulla campagna contro il terrorismo dell'Isis lanciata dal Cremlino in Siria”, lo scriveva il blog Zero Hedge a commento della notizia della morte a novembre. E proseguiva: “E per coronare il tutto non si sa perché Lesin era in città e non si scrive che i legislatori degli Stati Uniti avevano aperto un'indagine formale sulla sua fortuna. Il senatore Roger Wicker ha invitato il Dipartimento di Giustizia ad avviare un'indagine su Lesin per le accuse di corruzione e riciclaggio di denaro. In una lettera all'allora procuratore generale Eric Holder, si denunciavano "attività svariati in milioni di dollari durante il suo mandato come funzionario pubblico", tra cui più abitazioni a Los Angeles”.  Lesin era sotto osservazione da parte del FBI per le sue proprietà a Los Angeles. 
 
La stampa del regime occidentale, che trova nel Fatto Quotidiano uno dei paladini più asserviti nelle tematiche di politica estera, monta la questione per ascrivere teorie cospiratiste con il Daily Mail che compie l'ultimo passo, quello che il Fatto non ha osato compiere: il parallelo con la morte di Aleksandr Litvinenko, che il circo mediatico del mondo che si crede libero ascrive al Cremlino. 
 
“Non è morto a causa di un infarto, come ha sempre sostenuto Mosca”. In tempi di guerra è sempre la verità la prima vittima. In tempi di nuova guerra fredda, beh in quel caso ci pensa il Fatto Quotidiano.

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