La nostra sovranità ambientale e alimentare mai così a rischio
Perché le cosiddette Nuove Teniche Genomiche (NGT) di cui sta discutendo l'UE sarebbero un regalo alle multinazionali delle OGM, oltre che un colpo fatale per i piccoli agricoltori e la conservazione della biodiversità
di Angela Fais per l'AntiDiplomatico
Dopo un primo appuntamento tenutosi il 6 maggio scorso a Strasburgo, il 30 giugno si sarebbe dovuto riunire nuovamente il Trilogo europeo per trovare un punto di accordo sulle Nuove Teniche Genomiche (NGT) ma il negoziato è stato rimandato a data da destinarsi. I colossi del settore agroalimentare spingono per una deregolamentazione rispetto alle normative attuali sugli OGM previste dalla 2001/18/CE e recepite dall’Italia con una serie di Decreti Legislativi successivi che stabiliscono procedure chiare e trasparenti introducendo la possibilità di vietare gli OGM sulla scorta di preoccupazioni legate alla salute pubblica, alla tutela dell’ambiente e alla salvaguardia della biodiversità. Ispirandosi fermamente al principio di precauzione tali normative hanno garantito così ai consumatori di fare scelte consapevoli grazie all’obbligo di etichettatura e tracciabilità, consentendo una valutazione del rischio.
Sullo sfondo il rischio enorme e concreto che tutte le coltivazioni possano essere potenzialmente ibridate dagli OGM di nuova e vecchia generazione. In grave pericolo anche le colture distintive e di pregio del nostro Paese dal momento che non si sarà più in grado di garantire una filiera pulita e senza ibridazioni. A tal proposito l’Ass. Crocevia invita i Comuni e le Regioni preoccupati che gli OGM/TEA possano essere introdotti nel proprio territorio entrando nelle filiere e nelle mense scolastiche, negli ospedali e nelle case, a contrastare le sperimentazioni in campo aperto tramite la delibera presente sul sito e scaricabile gratuitamente.
Si palesa dunque l’abnorme danno economico per l’agricoltura che potrebbe assistere al tracollo dell’intero comparto del biologico, ma anche quale atroce minaccia costituiscano gli OGM per la conservazione della biodiversità, messa a repentaglio da queste sperimentazioni che non consentirebbero più di preservarla. Se pensiamo che solo in Sicilia all’inizio del ‘900 esistevano 250 tipi di grani antichi oggi ridotti ad appena 52, ci rendiamo conto che con gli OGM questa tendenza subirà un enorme incremento.
Relativamente al problema della contaminazione delle colture c’è anche un risvolto legale particolarmente drammatico per i piccoli agricoltori. Col vento infatti il polline migrerà, rischiando di trasferire sequenze genetiche brevettate che potranno esprimersi nei campi adiacenti di proprietà di agricoltori che non hanno acquistato i brevetti ma che rischiano di vedersi citati in giudizio per l’ appropriazione indebita delle varietà brevettate. E’ già successo centinaia e centinaia di volte negli USA dove questi dibattimenti molto spesso si sono conclusi con degli accordi extragiudiziali in cui gli agricoltori accettano di dover acquistare e coltivare le sementi brevettate per gli anni a venire; trovandosi così costretti a pagare delle royalties alle multinazionali detentrici dei brevetti delle sequenze. Sulla scorta di quanto detto emergono chiaramente i vantaggi commerciali per le multinazionali. A oggi queste controllano oltre il 60% del mercato globale delle sementi e il 51% dei pesticidi ma grazie ai brevetti sulle NGT questa quota vedrebbe un ulteriore, cospicuo accrescimento. Quindi se la richiesta di deregolamentazione è motivata ufficialmente dalla necessità di aggiornare le norme per rendere l’agricoltura più sostenibile e resiliente, in realtà sorge più di un dubbio se il vero obiettivo non sia invece privare gli Stati della sovranità ambientale e alimentare per trarre profitti infiniti, puntando a un regime basato sui brevetti industriali ai quali poter accedere solo dietro l’esborso di denaro. All’ oligopolio però va contrapposta una idea di sovranità alimentare che esuli dai brevetti e si fondi sulla resistenza e sulla lotta per non farsi portar via le chiavi dei propri territori, per custodirli, per conservare e mantenere i veri “codici”: i semi, le talee, le varietà autoctone e quelle che, a differenza degli ogm, sono state in grado di adattarsi nel corso del tempo nel territorio legandosi indissolubilmente alla storia del popolo che lo abita e che grazie alla ricchezza della biodiversità ha avuto e potrà avere sempre qualcosa da mangiare.