La variabile Netanyahu nella crisi ucraina

La variabile Netanyahu nella crisi ucraina

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Il 17 novembre Netanyahu telefonava a Recep Erdogan, un contatto storico, dal momento che i due avevano chiuso i contatti dal 2013. La telefonata aveva come scopo rinsaldare i rapporti tra i due Paesi, riaperti dopo la visita, a suo modo storica, del presidente Herzog ad Ankara (Timesofisrael).

Ma anche altro, a quanto pare. Netanyahu, infatti, ha detto al suo interlocutore che gli sforzi di mediazione della Turchia tra Ucraina e Russia “sono stati importanti per il mondo”.

L’incrocio dei report ufficiali

Un accenno non riferito dal report ufficiale israeliano, ma solo in quello turco, particolare che però non ne scalfisce l’autenticità. È ovvio che il premier israeliano voglia evitare ulteriori problemi di immagine rischiando, con un elogio tanto esplicito, di passare per un filo-putiniano (perché chiunque parli di pace, ormai, viene annoverato tra le fila dei filo-putiniani, tale la tragedia in cui è sprofondato l’Occidente).

Ed è altrettanto ovvio che un report ufficiale come quello turco non può mettere in bocca a un leader straniero parole non dette, ancor più se l’interessato è una persona assertiva come Netanyahu.

Il giorno successivo Erdogan ha chiamato Putin. Nel report ufficiale dell’Agenzia stampa Anadolu vengono dettagliati i temi di cui hanno parlato, per lo più riguardanti i rapporti tra i due Stati, tra i quali spicca la costruzione in Turchia di un hub di stoccaggio del gas russo, che quindi verrà commercializzato da Ankara (l’Europa, così, comprerà il gas russo come prima, solo a prezzi più alti…).

Nella conversazione tra i due anche il significativo elogio di Erdogan al presidente russo per aver accettato la richiesta di prolungare la libera commercializzazione del grano ucraino per altri 120 giorni, proroga in bilico dopo l’attacco al ponte di Kerch (che collega la Russia alla Crimea) e alla flotta russa a Sebastopoli, operazioni compiute usando a scopo militare il corridoio umanitario, da cui l’irritazione di Mosca.

Ma soprattutto Anadolu riporta questo cenno: “Erdo?an ha affermato che i contatti dei capi dell’intelligence russa e americana in Turchia stanno svolgendo un ruolo chiave nel prevenire un’escalation incontrollata” in Ucraina.


La posizione di Netayahu

Fin qui i report delle due conversazioni. Va aggiunto che la sequenza temporale delle telefonate appare significativa come anche quel cenno di Netanyahu sulla mediazione turca. Due particolari che inducono a pensare che Netanyahu abbia fatto pervenire qualche messaggio a Putin, col quale ha rapporti di lunga data.

Israele ha sostenuto tacitamente la mediazione turca tra Ucraina e Russia durante il passato governo. E seppur in seguito si è tirata indietro, quando ormai era chiaro che non c’era nulla da fare in tal senso, ha comunque conservato una posizione di neutralità, pur con tante ambiguità.

Netanyahu ha la forza che il precedente governo non ha e potrebbe essere una pedina importante per spingere verso un eventuale compromesso. Certo, Netanyahu non nasconde le proprie propensioni muscolari, in particolare nei confronti di Siria, Iran e Libano, alleati strategici di Mosca.

E tante sono le ambiguità del personaggio, come anche la sua spregiudicatezza. Ma è anche persona pragmatica, come lo è Putin. Potrebbero trovare punti di accordo.

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