Le inutili spese militari globali
I numeri del SIPRI smontano la vuota, inutile e dannosa retorica bellicista.
di Michele Blanco
I recenti dati sulle spese militari globali diffusi dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) non possono che portare ad una seria riflessione lucida e, più che mai, necessaria, capace di smascherare definitivamente la falsissima narrazione mainstream che invoca un immediato e massiccio riarmo. I numeri, nella loro ovvia oggettività, raccontano una realtà ben diversa e sollevano molti importanti interrogativi.
Gli Stati Uniti si confermano leader mondiali incontrastati della spesa militare, con quasi mille miliardi di dollari nel 2024, rappresentando il 37% del totale delle inutili spese militari nel nostro pianeta.
La NATO nel suo complesso, Stati Uniti compresi, cuore pulsante dell'alleanza occidentale, assorbe il 55% della spesa globale, toccando i 1506 miliardi di dollari.
Confrontando queste cifre con quelle ufficiali di Cina (314 miliardi) e Russia (149 miliardi), emerge un enorme divario che ad essere sinceri è letteralmente impressionante. La spesa totale della NATO, cioè dell’alleanza occidentale, supera di oltre tre volte la somma di quella dei due Paesi spesso additati come le principali minacce. Si pensi alla narrazione dei mezzi di disinformazione di massa, tutti di proprietà, o comunque controllati, dagli stessi azionisti delle fabbriche d’armi si vuole dare per scontata l’idea che siamo in pericolo perché l’Europa sta per essere invasa dalla Russia,
Ancora più eclatante è il dato relativo agli ultimi dieci anni: i Paesi europei membri della NATO hanno speso complessivamente 1800 miliardi di euro in più rispetto alla Russia. Questa cifra, sbalorditiva nella sua entità, rende quanto meno difficile sostenere l'urgenza di un riarmo dettato da una presunta inferiorità militare nei confronti della Federazione Russa.
Inoltre bisogna sempre ricordare che la federazione Russa ha 143,8 milioni di abitanti (2023), ma al tempo stesso è la nazione più grande per estensione territoriale al mondo, con ricchezze minerarie incredibili, ha il problema che territori immensi come la Siberia sono scarsamente popolari. Solo i paesi aderenti all’Unione Europa hanno 449,2 milioni (2024) di abitanti, una invasione è assolutamente improbabile. In questi giorni il filosofo tedesco Habermas ha evidenziarlo con forza in un’intervista pubblicata recentemente dalla rivista “Internazionale”, (del 4/10 aprile 2025, n. 1608 anno 32, pp. 46-51), in cui mette in guardia l’Europa da un riarmo che distrugga quel poco di integrazione sociale e di “welfare State” che è rimasto nelle politiche degli Stati europei. Il pericolo che paventa per l’Europa è quello “dell’abolizione della politica”, vale a dire uno svuotamento delle democrazie liberali in gusci vuoti, senza partecipazione e senza spazio di comunicazione libera e agire politico. Trasformare lo Stato e le istituzioni in dispositivi di sola gestione economica, significa avere una concezione dei cittadini solo come consumatori e come capitale umano da sfruttare. In questa prospettiva, non è difficile arrivare a considerare le persone soggetti. Oggi vorrebbero sostituire l’etica della pace, che è il bene sociale più alto, con l’ideologia della guerra contro i presunti nemici.
Di fronte a questi numeri, sorge una importante domanda: questa spesa colossale è stata forse orientata più a beneficio dell'industria bellica e dei fondi finanziari che detengono quote significative nel settore, piuttosto che a un'effettiva esigenza di sicurezza collettiva?
Malgrado questo scenario dipinto chiaramente dai dati del SIPRI, assistiamo a un coro quasi unanime, composto dai burocrati tecnocrati europei e dai loro lacchè politici dei vari stati Europei, che chiedono un ulteriore aumento, quanto inutile e dannoso, delle spese militari a livello europeo, con cifre che ballano intorno agli 800 miliardi di euro per il riarmo. Questa richiesta, alla luce dei numeri, appare non solo ingiustificata ma suona come una vergognosa presa in giro. I dati non mentono: la spesa militare occidentale, e in particolare quella della NATO, è già a inutili e dannosi, ripeto, livelli stratosferici, incomparabilmente superiori a quelli di tutti i competitor globali.
Sarebbe arrivato il momento di smettere di alimentare la retorica della paura e del riarmo indiscriminato e iniziare a chiedere conto delle ingenti somme spese per fondi destinati alla difesa. Tutti questi soldi devono andare in spesa sociale, sanitaria, per le infrastrutture e per la formazione. I numeri del SIPRI ci offrono un punto di partenza assolutamente inequivocabile per un dibattito serio e basato sui fatti, lontano dalle sirene della guerra e più vicino alle reali esigenze di sicurezza sociale, sanitaria, e della prosperità collettiva dei cittadini italiani e europei.