Legge del 1798 e deportazioni: il Venezuela accusa gli USA di violare i diritti umani
Il governo venezuelano ha accusato il cosiddetto "Treno della USAID", guidato da María Corina Machado, Juan Guaidó e Leopoldo López, di promuovere una campagna per "stigmatizzare negativamente" i migranti venezuelani. Queste accuse arrivano dopo il trasferimento di 238 venezuelani in centri di detenzione in El Salvador, dove sono stati accusati di presunti legami con il crimine organizzato.
Il presidente Nicolás Maduro ha respinto categoricamente l'uso da parte degli Stati Uniti della Legge del Nemico Straniero del 1798, che facilita la deportazione di massa e, secondo Caracas, criminalizza i venezuelani all'estero. Durante il suo programma Con Maduro +, Maduro ha denunciato che la "falsa narrativa" sulla presenza del Tren de Aragua negli USA è stata creata dalla destra estremista per giustificare politiche migratorie repressive. «È una campagna per stigmatizzare una migrazione che è stata una valvola di sicurezza di fronte alle sanzioni imposte al nostro paese», ha affermato.
Maduro ha insistito sul fatto che questa organizzazione criminale è stata "combattuta e sradicata" in Venezuela, smentendo qualsiasi legame con i migranti attuali. Secondo il presidente, «la migrazione venezuelana è il risultato delle sanzioni, non della delinquenza».
Il ministro degli Interni, Diosdado Cabello, ha ampliato le accuse, sostenendo che Machado, Guaidó, López e altri oppositori di estrema destra come Julio Borges, Antonio Ledezma, Carlos Vecchio e David Smolansky gestirebbero una "rete di traffico di persone" al confine tra Messico e Stati Uniti. «Hanno usato la migrazione come un business, approfittandosi del blocco economico che ha spinto molti venezuelani a emigrare», ha dichiarato Cabello.
Machado, Guaidó, López e altri leader dell'opposizione hanno mantenuto un "silenzio complice" di fronte alla deportazione dei 238 venezuelani, trasferiti in El Salvador e detenuti nel Centro de Reclusión para Terroristas (CECOT), una prigione di massima sicurezza. Il governo venezuelano ha condannato l'applicazione della legge statunitense del 1798, definendola "anacronistica" e "violatoria dei diritti umani".
Nonostante una sentenza federale negli USA che ha sospeso temporaneamente le deportazioni basate su questa legge, il presidente Donald Trump ha invocato la norma per accelerare l'espulsione dei migranti accusati di far parte del Tren de Aragua, descrivendo la situazione come un'"invasione di criminali". Tuttavia, il giudice federale James Boasberg ha emesso un'ordinanza che blocca le deportazioni per 14 giorni, sostenendo che la legge del 1798 non si applica ai flussi migratori.
Il governo venezuelano ha ribadito che questa vicenda rappresenta l'uso strumentale di una "narrativa falsa" per giustificare misure repressive contro i migranti venezuelani. Caracas ha anche denunciato una "persecuzione sistematica" da parte degli USA, inclusa la minaccia di separazione familiare e l'espropriazione di beni, chiedendo alla comunità internazionale, in particolare alla CELAC, di intervenire per fermare quello che definisce un "attacco alla dignità dell'America Latina".