L'eterno "Drang nach Osten" europeo

Dietro il conflitto latente tra Europa e Russia si nasconde il vecchio concetto della "spinta verso Est" teorizzato dai tedeschi. Che nient'altro è che l'eterno desiderio europeo di sottomettere e depredare la Russia.

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L'eterno "Drang nach Osten" europeo

 

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

In questo turbolento snodo della Storia è davvero straordinario accorgersi come si ripetano costantemente gli stessi movimenti di fondo; si tratta di trame e di intrecci ricorrenti che si verificano costantemente soprattutto nella storia europea.

Certamente uno dei più straordinari esempi è quello del cosiddetto "Drang nach Osten", la spinta verso Est delle popolazioni germaniche alla ricerca di migliori condizioni di vita.  Un fenomeno noto sin dal Medioevo e che nei secoli portò alla conquista e alla germanizzazione di territori slavi e baltici.

Nel corso dell'Ottocento questo fenomeno fu denominato da pensatori tedeschi – appunto –   cone "Drang nach Osten": la spinta verso Est. A questo concetto in qualche modo “geografico” peraltro si intreccia anche l'ideologia – sempre ottocentesca – del pangermanesimo che teorizzava l'esigenza di riunire tutte le popolazioni germaniche in un unico impero, oltre al fatto che giustificava l'espansionismo sulla scorta di una presunta superiorità culturale tedesco. Da qui alla teorizzazione del “Lebensraum" dello "spazio vitale" di matrice nazista – come si può intuire – lo spazio è stato breve. Una ricerca dello spazio vitale che sotto il nazismo maturò, in una spinta verso est sulla punta di lancia delle colonne corazzate della Wehrmacht giustificata dalla presunta superiorità razziale tedesca sulle popolazioni slave.

Ma già ai tempi della seconda guerra mondiale, si potevano vedere le venature di una evoluzione del fenomeno: la "Drang nach Osten" non riguardava più solo le popolazioni tedesche, ma più in generale le popolazioni dell'Europa Occidentale. Infatti all'Operazione Barbarossa non parteciparono solo i tedeschi, ma molte popolazioni europee: italiani, ungheresi, rumeni e se si tengono conto anche le divisioni delle SS anche francesi, spagnoli e molti altri ancora. La ricerca dello spazio vitale a spese della Russia – gigante europeo posto ad Est – ormai riguardava tutta l'Europa. Che anche la guerra fredda - in buona misura - sia stata mossa non solo da contrapposizione ideologica ma anche dalla volontà di mettere le mani sulle immense risorse russe lo si è visto chiaramente al crollo del comunismo, quando i paesi occidentali letteralmente saccheggiarono il paese slavo.

Anche Putin in una recente intervista concessa al giornalista Pavel Zarubin e trasmessa dalla VGTRK ha dichiarato:  «Per molto tempo si è pensato, e anch’io lo credevo, che le divergenze fossero principalmente dovute all’ideologia comunista sovietica. Ma oggi è evidente che, anche dopo la fine dell’URSS, il disinteresse per gli interessi strategici della Federazione Russa è rimasto. E questo dimostra che il vero punto di frizione è la geopolitica». Appare abbastanza plausibile che dietro l'elegante espressione putiniana di  “interessi geopolitici” vadano compresi  anche (e soprattutto) gli interessi economici. A maggior ragione in relazione al fatto che le élites occidentali hanno sempre accusato Mosca di usare come arma di ricatto strategico il flusso di energia e di altre materie prime verso il resto del mondo.

In questo quadro generale appare plausibile considerare oggi la ricerca dello spazio vitale con la spinta verso est non solo una coazione a ripetere della storia tedesca, ma una tendenza evidente di tutta l'Europa occidentale. Ma come si è arrivati a tanto in questi ultimi tribolati anni?

Il discorso è semplice: gli Stati Uniti, ormai in bancarotta sul lato fondamentale del debito estero (la posizione finanziaria netta evidenziata dal NIIP è negativa per l'astronomica cifra di oltre 25000 miliardi di dollari) stanno lentamente, ma inesorabilmente, cannibalizzando i fedeli vassalli dell'Unione Europea. Prima hanno imposto sanzioni alla Russia rovinose per la UE, con la giustificazione del conflitto ucraino che gli Stati Uniti stessi hanno fatto deflagrare proprio con la finalità di rompere il cordone ombelicale tra Russia e UE (soprattutto la Germania) e così aumentare l'export  di gas liquefatto americano verso il Vecchio Continente. Con l'avvento di Trump, sotto questo aspetto, le cose sono peggiorate ulteriormente, infatti la nuova amministrazione sta realizzando contro l'Europa una manovra a tenaglia: da un lato sta obbligando i vassalli europei ad acquistare le armi americane per sostenere lo sforzo bellico ucraino, dall'altro lato, con il ricatto dei dazi vuole obbligare la UE ad aprire i suoi mercati a tutti i beni prodotti in USA a partire dai tanto bistrattati prodotti agricoli a stelle e strisce che la UE ostacola con ogni sorta di barriera doganale,  a partire dalle regole sanitarie.

E' chiaro che il panorama che si sta delineando per l'Europa è assolutamente desolante, oserei dire funesto. Il Vecchio Continente è arretrato tecnologicamente un po' i tutti i settori: dalla guida satellitare, alle piattaforme social, alla blockchain, alla Intelligenza Artificiale e all'automotive di nuova generazione. Non solo, ormai l'Europa è anche in evidente crisi energetica (almeno se si considerano i costi dell'approvvigionamento), ed è a rischio di essere invasa da commodities agroalimentari americane a basso costo, o in alternativa, dal vedersi elevare draconiane barriere doganali da parte di Washington sul proprio export verso gli Stati Uniti. Non basta, a tutto questo bisogna aggiungere che in molti settori (come l'Automotive) l'Europa sarà costretta o ad alzare potenti barriere doganali contro la Cina (che però risponderà) oppure a vedere soccombere le proprie produzioni sbaragliate dalle produzioni a basso costo dei cinesi.

Che la situazione sia questa lo ha ricordato agli europei anche Jamie Dimon, CEO della JPMorgan Chase che durante un convegno di qualche giorno fa a Dublino ha sostenuto la tesi che l'Europa sta perdendo la corsa per la competitività economica perchè non ha giganti competitivi a livello globale e ha bisogno di riforme e investimenti significativi per rimanere in gioco. Ovviamente le cose dopo la “cura Trump” sono destinate a peggiorare, ma questo Dimon per educazione non lo dice.

Per paradosso l'Europa vive la seguente situazione: un'area economica complessivamente ricca finanziariamente (in particolare la ex “area del marco” ma anche l'Italia) ma totalmente priva di prospettive economiche.

Come l'Europa si stia attrezzando per uscire da questa situazione che la vede spalle al muro pare abbastanza evidente: un nuovo "Drang nach Osten". Una nuova spinta verso est alla ricerca di tutte quelle ricchezze presenti in Russia e necessarie allo sviluppo europeo.

Che il piano sia questo è evidente sia sul fronte diplomatico che sul fronte militare. Sul fronte diplomatico i paesi chiave europei, Germania, Gran Bretagna, Francia e Polonia stanno firmando patti bilaterali incrociati di mutua difesa che hanno il solo effetto reale di rendere inutile l'articolo 5 del Trattato Atlantico garantendo la mutua difesa anche nel caso in cui gli USA non siano disposti ad attivarlo (ricordo che serve l'unanimità degli alleati per attivare la difesa collettiva prevista dall'Art.5 del trattato). Un meccanismo, questo dei trattati bilaterali incrociati di nuova costituzione che peraltro consentirà a Washington di concentrarsi su altri quadranti della Grande Scacchiera e segnatamente quello dell'Indo-Pacifico che lo vede contrapporsi alla potenza emergente del Celeste Impero.  Sul fronte militare il potente riarmo europeo può considerarsi iniziato: per alcuni paesi siamo alla fase della mobilitazione delle risorse (si segnala la Germania che oltre ai fondi europei ha deciso di investire ulteriori 85 miliardi di euro entro il 2029) per altri come la Polonia siamo già alla fase operativa con il continuo acquisto e dispiegamento di armamenti provenienti da tutto il mondo occidentale per cifre equivalenti al 5% del pil del paese.  Peraltro anche la UE ha lanciato un piano di riarmo (ReArmEU) da 800 miliardi che è composto da circa 150 miliardi di prestiti diretti ai singoli paesi più ulteriori 650 miliardi in quattro anni grazie all'allentamento dei vincoli di bilancio imposti agli stati.

Ultimo ma non ultimo, anche sul piano ideologico e comunicativo l'Europa si muove per contrapporre la propria superiorità culturale e civilizzazione rispetto ai barbarici e non democratici governanti russi.

E' chiaro che una simile manovra diplomatica, finanziaria e ideologica non può che avere una finalità pratica anche se va chiarito che la guerra nel senso classico del termine sarà plausibilmente solo l'extrema ratio di un percorso senza sbocchi. Per guerra invece si deve intendere una serie di azioni sinergiche ad ampio spettro (come le intendono gli strateghi americani della RAND Corporation) che vanno dalle Psyop, ai sabotaggi, ai tentativi di destabilizzazione, oltre che ai tentativi di allargamento del conflitto grazie a colpi di stato in paesi che la Russia considera il proprio “giardino di casa” come quelli caucasici e centro-asiatici ex sovietici.

Sotto questo aspetto la guerra dell'Europa è da considerarsi già iniziata. Nel segno dell'eterno “Drang nach Osten”.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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