"Lo scontro non è tanto tra Russia e Ucraina: è la fase finale del confronto Est-Ovest"

"Lo scontro non è tanto tra Russia e Ucraina: è la fase finale del confronto Est-Ovest"

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Stefano Fontana, Direttore dell'Osservatorio Card. Van Thuân, ha intervistato Cesare Battisti, già professore associato di Geografia politica ed economica ed ordinario di Geografia presso l’Università di Trieste. Alcune delle sue risposte sono particolarmente illuminanti e invitiamo ad una lettura completa del testo. Due in particolare sono i passaggi che riteniamo fondamentali e vi rilanciamo:

 

"In tutto l’Occidente le autorità – ed i media al 95 per cento – assumono come dato di fatto che la Russia sia dalla parte del torto, a prescindere. Il che non può essere vero, dato che il bene e il male non si possono dividere con un confine politico. Ne consegue che, al di là dei discorsi di facciata, non c’è alcuna intenzione di negoziare. Va anche detto che questo è un conflitto che spiazza quasi tutti i governi, rendendoli incapaci di reagire in modo razionale. Di fatto, lo scontro non è tanto tra Russia e Ucraina: siamo di fronte alla fase finale del confronto Est-Ovest che ci eravamo illusi si fosse concluso nel 1990. L’unica differenza rispetto al passato è che oggi la Russia appare sola a sostenere l’offensiva dell’intera coalizione occidentale, con tutti i rischi che comporta mettere in crisi una potenza nucleare. Appare inoltre chiaro che si tratta in realtà di un braccio di ferro USA-Russia. Quanto agli altri, l’Ucraina “si offre” come campo di battaglia, mentre i restanti membri della NATO si rivelano una coorte di Stati satelliti, per lo più coinvolti senza troppa convinzione. I loro leder pretendono di darsi una parvenza di iniziativa politica (sia a livello interno che continentale), finendo in realtà coll’assumere un comportamento masochistico."

E ancora:

"Questa è fuor di dubbio una guerra sistemica: segnerà il passaggio dal mondo come l’abbiamo conosciuto ad uno assai diverso e verosimilmente peggiore. Le forze che hanno spinto scientemente la Russia in un’avventura che si sta rivelando una trappola sono le stesse che tramano per imporre il Great Reset, quanto meno all’intera area OCSE (ma dietro c’è in gioco la ridefinizione dell’egemonia mondiale). Un progetto che rappresenta l’ultima spiaggia per garantire una sopravvivenza minimale agli USA, superpotenza militare dietro alla quale non c’è più un’economia e, a quanto sembra, neanche una società che possa definirsi civile.

Sul piano locale, in una logica di altri tempi, per l’Ucraina potrebbe essere la “guerra fondativa” di una comunità statuale finalmente indipendente. Ma i tempi, purtroppo, non sono più tali da consentirlo. Il meccanismo messo in moto non si potrà – non si vorrà – fermare. In tutta la vicenda quello che fa tenerezza è il popolo ucraino, a cui è stato promesso in malafede un futuro radioso, mentre si troverà ad ereditare una distesa di macerie; ragion per cui avrà un destino di emigrazione, proprio come sta avvenendo per i siriani.

Sul piano militare si tratta di una guerra preventiva, che ha fondamentalmente due obiettivi: 1)  impedire definitivamente lo stabilimento di relazioni normali tra i Paesi UE e la Federazione Russa, con ciò congelando la logica anglo-americana codificata nel 1904 da Sir Halford Mackinder, il “padre” della geopolitica britannica;

2) sferrare un colpo mortale alla Russia, indebolendola nella prospettiva dello scontro decisivo con la Cina. L’interesse è chiaramente tutto delle due potenze atlantiche (e qui si comprendono le vere ragioni dell’uscita, altrimenti incomprensibile, della Gran Bretagna dall’Europa), perché una UE privata delle materie prime e del mercato russo si trasformerà ineluttabilmente in una immensa colonia, totalmente soggetta alle “cure” delle multinazionali atlantiche. Quanti pensano che questa possa essere l’occasione per la nascita di un “vero” Stato europeo farebbero bene a non esagerare con gli alcolici."

 

(Pubblicato su segnalazione di Roberto Buffagni)

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