L'Unione Europea non è l'Europa e non è riformabile

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L'Unione Europea non è l'Europa e non è riformabile

 

Dal Programma del Partito Comunista Portoghese per le elezioni europee

da avante.pt

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Il PCP ha presentato il suo programma per le elezioni del Parlamento Europeo, in cui vengono delineati i contenuti essenziali delle proposte che i comunisti avanzano “per un Portogallo con un futuro in un'Europa di cooperazione, progresso e pace”. Del documento proponiamo la parte dedicata al giudizio relativo al ruolo dell'Unione Europea, di cui il PCP sostiene l'irriformabilità.


(...)


La ripresa monopolistica che ha avuto luogo per più di quattro decenni nel nostro paese si è sviluppata in uno scontro permanente con le conquiste della Rivoluzione di Aprile e della Costituzione della Repubblica Portoghese che le ha consacrate. Un processo in cui le politiche di destra imposte dai governi PS, PSD e CDS che si sono succeduti, da soli o in coalizione, hanno trovato sostegno e ispirazione in 33 anni di crescente sottomissione del Portogallo all'integrazione capitalista nella CEE / UE e, per 20 anni, all'Unione Economica e Monetaria e ai suoi strumenti.


Politica di destra e integrazione capitalista nell'UE e nell'euro sono due facce della stessa medaglia che hanno aggravato tutti i problemi e i deficit strutturali nazionali e impedito una risposta a coloro che sono stati coinvolti nel processo. Questa è la realtà presente nella vita sociale, economica e politica del paese, che richiede una rottura con il percorso di crescente sottomissione e subordinazione agli interessi della grande capitale e delle potenze imperialiste.


Contrariamente a quanto proclamano gli apologeti dell'Unione Economica e Monetaria, l'euro non solo non ha protetto il Portogallo dall'ultima crisi capitalista, ma, al contrario, ha favorito l'esposizione del paese - privato della sua sovranità monetaria e sottoposto ai severi e gravosi vincoli e condizionamenti dell'Euro – alla speculazione dei cosiddetti "mercati finanziari" ed al ricatto dell'Unione Europea imposto dalle sue maggiori potenze e determinato dagli interessi dei suoi gruppi economici e finanziari.


Percorso disastroso


Dimostrando di non avere imparato nulla, l'UE insiste nell'accentuare le stesse politiche e continua ad esacerbare le contraddizioni insite alla sua natura di classe, esposte alla luce quando ha risposto alla crisi intensificando l'offensiva contro i diritti sociali e lavorativi, degradando i servizi pubblici e le funzioni sociali dello Stato, promuovendo più privatizzazioni e maggiore concentrazione e centralizzazione del capitale.


I famigerati "programmi di assistenza finanziaria", sotto responsabilità dell'UE e dell'FMI, hanno ora il loro contenuto ed obiettivi essenzialmente incorporati nel corpo legislativo dell'UE, e, in pratica, prolungano l'intensificazione dello sfruttamento e dell'impoverimento.


Gli ultimi anni della vita politica nazionale hanno confermato che la difesa dei diritti dei lavoratori e dei popoli, lo sviluppo economico e la sovranità nazionale si scontrano inevitabilmente con i vincoli, le interferenze, le pressioni e i ricatti dell'UE. Oltre alla moneta unica, questa dispone di strumenti e meccanismi per condizionare le politiche fiscali ed economiche degli Stati, imponendo il controllo da parte del grande capitale finanziario dei sistemi bancari e dando la precedenza agli interessi delle principali potenze nelle privatizzazioni, acquisizioni e fusioni o nella stipula di trattati e accordi commerciali.


A ciò si aggiungono il ruolo sempre più importante dell'Unione Europeo come pilastro europeo della NATO, una politica dell'immigrazione che viola i diritti fondamentali e non rispetta la sovranità degli Stati, e la crescita del potere decisionale delle grandi potenze.


L'Unione Europea è irriformabile


L'UE insiste quindi sugli stessi percorsi e sulle stesse politiche che sono all'origine della crisi e della situazione in Europa. Dimostra di non avere soluzioni ai problemi che crea e alle contraddizioni che esacerba e si lancia in una fuga in avanti nell'approfondimento del neoliberismo, del militarismo e del federalismo.


Le forze e gli interessi che sono all'origine e approfondiscono il processo di integrazione capitalista europea diffondono mistificazioni per nascondere i loro veri obiettivi; inventano "minacce" e "pericoli" per alimentare sentimenti di insicurezza; per condannare gli Stati e i popoli alla dipendenza economica e alla subalternità politica.


L'espressione "più Europa" non è altro che una cortina fumogena, che in realtà significa:


- Regressione dei diritti sociali, aggravamento delle disuguaglianze sociali e disparità di sviluppo tra   i diversi paesi a favore della concentrazione e centralizzazione della ricchezza a livello dell'UE;


- Accresciuti e gravosi vincoli e imposizioni alla sovranità nazionale, con la conseguente riduzione e impoverimento della democrazia;


- Promozione delle misure securitarie contro diritti e libertà;


- Promozione del militarismo e intensificazione delle interferenze e dell'aggressione contro Stati e i loro popoli.


Ciò che la storia della CEE / UE dimostra è che con ogni salto nell'integrazione capitalistica si approfondiscono quattro contraddizioni insanabili, quali sono le contraddizioni del sistema capitalista:


1. Tra gli interessi dei lavoratori e dei popoli i cui diritti sono sempre più trascurati e gli interessi del capitale transnazionale, il cui bisogno di accumulazione determina il processo di integrazione;


2. Tra la decisione sovrana e democratica di un popolo e un processo che concentra il potere nelle istituzioni sovranazionali, che non rispetta la sovranità e l'indipendenza degli Stati;


3. Tra gli interessi dei paesi cosiddetti "periferici" e gli interessi delle grandi potenze;


4.Tra gli interessi differenziati delle grandi potenze.


Per salvare l'Europa dai pericoli che sta affrontando è necessario intensificare la lotta per un altro progetto di cooperazione. Un contributo decisivo in questa direzione è un futuro di sviluppo sovrano e di progresso e giustizia sociale, inseparabile in Portogallo da una politica patriottica e di sinistra e dall'alternativa politica in grado di garantirlo.

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