Menzogne ed orrori della guerra unilaterale. L'aggressione sionista e le mire della NATO
di Giuseppe Giannini
Dietro le conquiste della storia ci sono sovente molte ombre. Non sempre gli eventi sono pacifici. Anzi, sono le guerre a determinare, spesso, profondi cambiamenti. In vista dei quali la narrazione assume un ruolo fondamentale.
Con l'affinarsi dei mezzi di comunicazione la propaganda diventa decisiva. Eravamo abituati alle menzogne di guerra. Sono parte integrante dell'espansione dei poteri imperialistici. Dall'incidente del golfo del Tonchino, che diede inizio alla guerra ventennale in Vietnam, alle bugie sulle armi chimiche in Iraq. La strategia di controllo, anche essa ventennale, in Afghanistan ha comportato la disfatta per gli americani come in Vietnam. In altri contesti le verità parziali hanno prodotto la tolleranza verso i crimini funzionali all'Occidente. E' quanto accaduto con l'interventismo bellico, in violazione del diritto internazionale, nelle guerre che hanno distrutto la Jugoslavia. Episodio quest'ultimo che riattualizza le recenti ambiguità nel confronto armato dalla Nato a sostegno dell'Ucraina.
Le falsità servono a legittimare le misure intraprese, anche se prima o poi verrà fuori che esse erano completamente ingiustificate. Ciò a cui, però, non eravamo preparati è il silenzio dei Paesi a regime liberale dinnanzi ad una guerra unilaterale insensata, come quella portata avanti dallo Stato di Israele. Contro chi sta combattendo lo Stato sionista? Formalmente dà la caccia ai terroristi di Hamas. La verità è che c'è un Paese che usa armi pesanti nei confronti di una popolazione sfrattata con l'unico scopo di impossessarsi di quei territori. Mentre in passato questo era un processo, sempre cruento, che andava, diciamo, con una certa lentezza, dopo l'attentato terroristico il casus belli è stato l'occasione per eliminare ogni tipo di intoppo al colonialismo segregazionista. La comunità internazionale colpevole, in questi settanta anni di apartheid, di non aver adottato strumenti di pressione, dal rispetto delle risoluzioni dell'ONU al meccanismo sanzionatorio, ora paga la sudditanza morale e militare verso lo Stato ebraico, protetto dal suo maggior alleato, gli Stati Uniti, che di crimini di guerra se ne intendono.
La novità degli ultimi anni, in cui la guerra è stata normalizzata, ma che era percepibile anche durante il Covid, è l'alleanza tra i governi ed i media, diventati organici agli obiettivi militari dei Paesi. Il potere moderno fonda la sua efficienza mediante il controllo della comunicazione. La notizia viene formata e preparata dai media di regime. Quando una notizia falsa viene propagata e diffusa costantemente, ogni giorno, essa acquisisce il ruolo di verità accettata. E' considerato vero ciò che i media, a loro volta controllati dal potere, diffondono. Questo perchè si dà per scontato che nei Paesi democratici i governi non possono mentire. Anche se rispondono ad altre entità sovranazionali. Pure se, controllati da soggetti terzi, si limitano ad eseguire. Quando i governi mentono, e le istituzioni tacciono o, peggio, prendono posizioni di parte, violando palesemente le regole a fondamento dei rapporti con gli altri Stati e con i rappresentati (i cittadini), allora tutto può apparire lecito. Persino la guerra, che di per se è un crimine, trova un fondamento para-legale o extra-legale. Anche in presenza di esplicite violazioni della legalità stessa.
Sono i casi dell'interventismo "logistico" italiano e dei Paesi europei della Nato, fornitori di armi e supporto all'Ucraina, che ancora non fa parte nè del Patto Atlantico e nemmeno della UE. La stessa Carta delle Nazioni Unite e la Costituzione italiana vietano l'impegno militare a sostegno di una delle parti in conflitto, perchè considerato strumento di offesa. Tuttavia, bisogna dire che un'interpretazione estensiva permette l'invio di armi come legittima difesa. D'altra parte l'Ucraina è membro dell'ONU, ma anche la Russia. Nel caso israeliano, invece, nessuna scappatoia interpretativa risulta possibile: Paese che non fa parte della NATO e della UE, ma dell'ONU, le cui risoluzioni sono state disattese. Così, in base alla realpolitik, ubbidiamo agli USA, alla UE, alla NATO, e ad Israele.
L'informazione manipolata è impossibilitata a creare conoscenza. L'informazione assente – l'uccisione dei giornalisti liberi ed indipendenti, in quanto scomodi, nei Territori palestinesi occupati - controproduce immagini distorte e non veritiere. L'assedio della popolazione che vive in accampamenti di fortuna, che tenta, disperatamente, di procurarsi acqua e cibo serve a farne svanire la figura. L'eliminazione fisica con spari ed ordigni lanciati sulla folla, centinaia di vittime innocenti ogni giorno, in assenza di qualsiasi ipotizzabile tentativo di resistenza armata, rendono i crimini commessi dall'esercito israeliano inqualificabili.
Il progetto sionista vuole cancellare la Palestina. Lo affermano apertamente i membri dell'esecutivo di Netanyahu, i coloni, ed i fanatici religiosi. I lobbisti della setta ebraica premono sulle istituzioni occidentali. "La guerra non è ancora finita" dicono, ma qui le armi piovono da una sola parte. I governi occidentali appoggiano il genocidio che non si può dichiarare, in quanto esclusiva degli ebrei. Mentre quando è stato pronunciato per i fatti di Sebrenica nessuno ha sollevato obiezioni. Insieme, diffondono menzogne. Attaccano, censurano, minacciano chi non ci sta. In tal modo, si vuole ribadire la superiorità morale ed etnica (suprematismo) degli ebrei, i cui governi sono immuni dal rispettare il diritto internazionale. L'indifferenza rende complici.
Tuttavia, c'è chi prova ad intraprendere iniziative volte a sanzionare Israele e gli alleati. Il Gruppo dell'Aja, tra i partecipanti Cuba, Bolivia, Sudafrica, riunito in Colombia il 15 luglio cerca di definire azioni legali. I giuristi dell'associazione JURDI denunciano Commissione e Consiglio UE davanti alla Corte di Giustizia in base all'art. 265 del Trattato UE per non aver fatto nulla per impedire il genocidio. L'inazione integra la violazione del diritto internazionale. Potranno continuare a mentire, fare violenza, uccidere. Utilizzeranno tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione: fake news: l'intelligenza artificiale; i software spia; i droni; le esplosioni indotte sui telefoni cellulari tramite sms o radiofrequenze.
Stati canaglia e democrazie formalmente liberali. Ci sarà sempre qualcuno che reagirà. Masse oceaniche in tutto il mondo marciano e protestano indignate (malgrado il silenzio delle tv e la censura internet). La solidarietà delle popolazioni conferma che la democrazia non abita le stanze del potere.