Myanmar: è catastrofe umanitaria per le violenze etniche
Le Nazioni Unite lanciano l'allarme: oltre 22 mila persone disperse e senza casa. Il governo ammette la sua impotenza
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Oltre 22 mila persone, la maggior parte musulmani, sono al momento senza casa e dispersi per le violenze scoppiate nello stato occidentale di Ratkine in Myanmar. A dichiararlo domenica all'agenzia di stampa AFP, il rappresentante delle Nazioni Unite a Yangoon, Ashok Nigam. "Gli ultimi dati di cui disponiamo ci indicano che 22,587 persone sono dispersi e circa 4,665 case siano state distrutte”, aggiungendo come 21,700 delle persone senza casa sono musulmani. A Minbya, una delle città più colpite dai combattimenti, un poliziotto ha dichiarato ad AFP che oltre 4 mila persone sono senza casa, dopo che sei interi villaggi sono stati dati alle fiamme domenica.
Sabato, l'organizzazione umanitaria americana Human Rights Watch aveva mostrato al mondo la portata della catastrofe umanitaria in corso nel paese, pubblicando le immagini satellitari della città di Kyaukpyu del 9 e del 25 ottobre, dalle quali emergono le distruzioni di migliaia di edifici. Phil Robertson, direttore della sezione Asia di HRW, ha dichiarato che le violenze dimostrano come il governo debba "urgentemente far ritornare la sicurezza dei Rohingya" nello stato di Rakhine. “A meno che le autorità non capiscano le radici delle violenze, la situazione peggiorerà”, ha concluso Robertson. Zaw Htay, portavoce del presidente Thein Sein ha riconosciuto come "interi villaggi e città siano stati distrutti nello stato di Rakhine e non siamo in grado di fornire piena sicurezza in tutte le aree della zona. Ecco perché abbiamo deciso di aumentare la presenza di polizia ed esercito". Un'ammissione dell'impotenza del governo a far ritornare la sicurezza nell'area, dunque.
Intanto la catastrofe umanitaria in corso potrebbe creare casi diplomatici con i paesi limitrofi del Myanmar, con decine di persone che cercano rifugio all'estero. In Bangladesh, ad esempio, gli ufficiali di frontiera hanno dichiarato che diverse barche con a bordo musulmani dal Myanmar sono in attesa di attraversare il fiume di confine. Un ufficiale bengalese ha dichiarato che 52 Rohingya sono stati già respinti. I Rohingya sono ufficialmente senza cittadinanza. Nonostante la maggior parte viva in Myanmar da generazioni, sono generalmente considerati invasori del vicino Bangladesh alla ricerca di terre da rubare alla popolazione locale. Secondo le stime delle Nazioni Unite, i Rohingya in Myanmar sono circa 800,000, ma il governo non li considera tra i 135 diversi gruppi etnici, e così – come il vicino Bangladesh – nega loro la cittadinanza. Secondo i gruppi dei diritti umani, quindi, anche il razzismo gioca un ruolo chiave: molti Rohingya sono più scuri del resto della popolazione, con sembianze fisiche molo simili ai musulmani del Bangladesh, e vengono per questo discriminati.
Le tensioni rimangono alte a Rakhine dal maggio scorso, quando una donna buddista è stata violentata ed uccisa da tre musulmani. In una spedizione punitiva, la comunità buddista ha poi ucciso 10 musulmani per vendetta, anche se totalmente estranei all'incidente, generando un'escalation di violenze settarie riaccesosi domenica scorsa per ragioni ancora non ben definite. Le due comunità sono ora segregate. Ad agosto, il governo centrale ha creato una commissione per investigare sulle violenze, rinunciando ad una inchiesta delle Nazioni Unite.