Neopatrioti del piffero

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Neopatrioti del piffero


di Paolo Desogus

Salta il patto di stabilità e in particolare il parametro economico più assurdo e arbitrario che sia mai stato inventato, ovvero la regola del 3% sul deficit. Non esistono ragioni scientifiche che giustificano questo numero "3", sebbene siano stati assoldati fior di economisti per spiegarne a posteriori il significato.

Naturalmente chi lo ha ideato e imposto, proprio perché consapevole della sua irragionevolezza, si è ben guardato dal rispettarlo. Francia e Germania lo hanno ripetutamente disatteso, talvolta in maniera perfino sfacciata, salvo però invocarlo per imporlo come una clava all'Italia. Perché, come è noto, per Francia e Germania le regole si interpretano, per l'Italia si applicano.

Ma attenzione, se è vero che questi due paesi hanno per molto tempo fatto i pesci in barile sui loro conti pubblici, occorre dire che la sottomissione dell'Italia al patto di stabilità ha trovato larghissime sponde nella classe dirigente italiana, che ha fatto del vincolo esterno un dogma per avviare quel programma di privatizzazioni e di tagli della spesa pubblica che hanno impoverito l'Italia, ma che parallelamente hanno ingrassato le tasche dei principali capitalisti italiani.

E se qualcuno dovesse chiedersi perché la stampa e in particolare la stampa di sinistra non ha mai detto nulla, vada a dare un'occhiata ai conti dell'ex patron di Repubblica, Carlo De Benedetti, e ai grandi guadagni che ha fatto nella sanità privata.

Francia e soprattutto Germania hanno grandi responsabilità nel declino del nostro paese, ma mai quante ne hanno i liberali italiani, ora molto attivi in proclami neopatriottici anche sulle colonne della Stampa e del Corriere della sera (Fubini, Galli della Loggia...). Oggi si riscoprono italiani e indicano nell'UE il responsabile dei mali nazionali, ma la loro complicità con i tecnocrati di Bruxelles è massima. 

Per carità, non c'è da sorprendersi. La loro vera e unica patria è il capitale dei loro padroni. E se per difenderlo dal rischio di recessione c'è da impugnare il tricolore, non se lo fanno dire due volte. Questi venduti se fosse necessario si vestirebbero pure da Arlecchino, altroché! Ad ogni modo, rispetto al passato i costi di questa crisi non potranno essere scaricati sul pubblico impiego o sul lavoro dipendente. Questa volta anche i capitalisti italiani la rischiano grossa. Patrioti del piffero.

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