Olanda: governo cade dopo la rottura di Wilders sull'immigrazione

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Olanda: governo cade dopo la rottura di Wilders sull'immigrazione

Il governo olandese è caduto dopo la mossa (relativamente) a sorpresa di Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà (PVV) che ha fatto saltare la coalizione abbandonando l’esecutivo, affossando così un governo in carica da appena un anno. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? L’irrisolto braccio di ferro sulle politiche migratorie, cavallo di battaglia di Wilders.

Negli ultimi giorni, lo scontro tra il PVV e gli altri tre partiti della coalizione – tutti di area conservatrice – si era fatto rovente. Wilders, fresco del trionfo elettorale con 37 seggi, ha gettato la spugna stamattina poco prima delle 10, tuonando sui social: "Niente firma sui nostri piani per l’asilo. Nessun emendamento all'Accordo di Coalizione. Il PVV se ne va". Pochi minuti dopo, davanti alle telecamere, ha giustificato la scelta: "Non avevamo alternative. Avevo promesso agli elettori la politica d’asilo più dura della storia, ma non ci è stata concessa".

La settimana scorsa il leader del PVV aveva lanciato un piano in 10 punti: impiego dell’esercito ai confini, chiusura dei centri per rifugiati, rimpatrio forzato dei siriani ("la Siria non è più a rischio"), stop alle quote Ue per richiedenti asilo e divieto assoluto di ricongiungimenti familiari. Proposte che, secondo alcuni osservatori, violano le convenzioni internazionali sui diritti umani.

Dopo un ultimo vertice fallito lunedì, la rottura era nell’aria. La reazione dei partner di governo non si è fatta attendere. Caroline van der Plas, leader del Movimento Contadino (BBB), ha definito la mossa di Wilders un "atto kamikaze irresponsabile": "Wilders serve l’Olanda su un piatto d’argento alla sinistra. Il governo non è caduto perché i piani erano irrealizzabili, ma perché non sono stati attuati dal suo stesso ministro. Wilders non mette l’Olanda al primo posto, ma se stesso".

Con l’uscita del PVV, il premier Dick Schoof si appresta a rassegnare le dimissioni al re Guglielmo Alessandro. Si chiude così l’esperienza di un governo nato il 2 luglio 2023 da elezioni dominate dai temi del carovita, ambiente e crisi migratoria. Un esecutivo che, sin dall’inizio, aveva costretto Wilders a mettere nel cassetto le sue proposte più estreme (come il divieto del Corano o l’uscita dall’Ue) grazie alla mediazione dei partner VVD e NSC. Ma sul tema migrazione, il vulnus si è rivelato incolmabile.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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