Pakistan: raro discorso pubblico di Kayani

Nel difendere le prerogative dell'esercito, il potente capo dell'esercito alza il tono dello scontro con governo e giudiziario

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Pakistan: raro discorso pubblico di Kayani

Il Pakistan è alle prese con una  lotta tra poteri dello stato, decisiva per il futuro politico del paese. Il potente capo dell'esercito, il generale Ashfaq Parvez Kayani, ha rilasciato una rara dichiarazione pubblica con un chiaro segnale a coloro che vogliono minare l'autorità dei militari. In un discorso ai suoi ufficiali lunedì, ripreso da Associated Press, Kayani ha dichiarato come nessuna istituzione abbia il diritto ultimo di determinare quale sia l'interesse nazionale. "Deve emergere attraverso il consenso e tutti i cittadini hanno il diritto di esprimere la loro opinione. La costituzione prevede un chiaro meccanismo per questo. Come nazione stiamo attraversando una fase epocale, dobbiamo imparare dagli errori del passato per costruire un futuro migliore. Siamo tutti d'accordo che rafforzando le istituzioni, assicurare il rispetto della legge e lavorare nei confini della costituzione sia il miglior modo per procedere", ha sottolineato Kayani.
Secondo gli analisti, il messaggio criptico del  generale rappresenta un chiaro messaggio alla crescente - e insolita per la storia del paese - pressione da parte di governo, media e sistema giudiziario verso l'esercito. Nel rimarcare come l'esercito tragga la sua forza dal supporto pubblico, Kayani ha sottolineato come il tentativo di delegittimazione nei suoi confronti sia la minaccia maggiore per la sicurezza del paese ed ha per questo ammonito le istituzioni dal rimanere al di fuori di quelli che ha definito i “limiti della costituzione”.
La Corte Suprema del Pakistan ha messo crescente pressione sull'esercito e sui servizi segreti guidati da Kayani per alcuni recenti casi di pestaggi nelle strade del paese senza che i militari abbiano fatto luce sulle responsabilità. Inoltre, il governo ha intrapreso recentemente un procedimento legale contro un'ex capo dell'esercito e dell'intelligence per aver corrotto politici nelle elezioni degli anni '90.

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