Paolo Maddalena: "Il neo-liberismo è un virus più pericoloso del Covid"

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Paolo Maddalena: "Il neo-liberismo è un virus più pericoloso del Covid"


di Paolo Maddalena* 

 

Come da tempo andiamo ripetendo, il virus, molto più dannoso del Covid-19, che ha infettato le menti dei politici e porta al disfacimento delle nostre società, è il neoliberismo, causa fondamentale di una politica bieca e cinica, che non persegue gli interessi dei Popoli, ma solo quello delle multinazionali e della finanza e, naturalmente, quelli degli Stati economicamente più forti.


Venendo proprio all’infezione sanitaria del corona virus, è da sottolineare che Stati Uniti, dove, con eccezione della California, tutti gli Stati seguono la linea di Trump, ritenendo che le esigenze dell’economia, della finanza e delle multinazionali debbano prevalere sulle necessità sanitarie dei singoli cittadini, nella solo giornata di sabato sono stati registrati 32.865 nuovi casi e 395 decessi.


Le idee ciniche e dannose del neoliberismo imperversano poi nella politica italiana (vedi Pd) ed europea, nella quale si alza forte la voce della Merkel che pretende che tutti gli Stati fruiscano del Fondo Salva Stati, amministrato dal Mes.


Si tratta di un’operazione fortemente dannosa per i Paesi più poveri, al cui collo si appende un altro torchio costituito dalla ingerenza tedesca, la quale, insieme ad altri Paesi più forti, vuole dominare il cosiddetto mercato unico schiacciando i Paesi economicamente più deboli.


Se davvero il Mes fosse tanto favorevole a chi ne ha bisogno, per quale motivo i suoi operatori sono immuni da responsabilità penale, civile e amministrativa?


Prima di parlare della bontà di questo strumento, la Merkel dovrebbe adoperarsi per cancellare queste inconcepibili e subdole prerogative, che sono fuori dal diritto e danno l’idea di voler coprire soprusi di qualsiasi genere.


Inoltre sia ben chiaro che il mercato unico europeo non funziona affatto. L’Europa è sostanzialmente un’area di libero scambio, nella quale la concorrenza dei Paesi più forti non trova ostacoli e schiaccia e distrugge l’economia dei Paesi più deboli, mentre i cosiddetti Paesi avari e cioè Olanda, Austria, Finlandia, Danimarca e Svezia godono di posizioni di privilegio, ed alcuni di essi, come l’Olanda, sono addirittura paradisi fiscali, che fanno saltare il principio fondamentale della concorrenza, cioè il dato irrinunciabile di una parità di situazioni economiche tra i vari Stati membri.


Per ricostituire questa sgangherata Europa non serve offrire ai Paesi più disastrati altri prestiti a interesse, stabilendone anche la loro destinazione economica, ma occorrono investimenti produttivi che creino lavoro e benessere.


Al punto in cui siamo arrivati, è indispensabile che i Paesi del Sud Europa, come Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, trovino essi i punti di reale convergenza e costituiscano, per così dire, una forza autonoma per opporsi alla trasformazione del mercato interno europeo in uno shopping dei Paesi forti, che acquistano le fonti di produzione di ricchezza dei Paesi più deboli, affermando così la loro supremazia politica.


Non si capisce invero, perché la Bce non utilizza la corretta interpretazione del comma due dell’articolo 123 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il quale parla di: “un contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali“, rendendo così evidente che la Bce medesima può emettere moneta Euro atta a monetizzare il debito, in tal modo risolvendo alle radici tutti i problemi debitori attualmente esistenti, come del resto stanno facendo Stati Uniti, Giappone e Cina.


Questa possibilità, invero, non fu seguita neanche da Draghi, che preferì violare il primo comma del citato articolo 123, che vieta l’acquisto di titoli di Stato attraverso il quantitative easing, l’alleggerimento quantitativo, proprio per non contrastare quello che è un vero tabù dei Paesi del nord Europa, i quali tengono stretto tra le mani lo strumento dell’indebitamento forzoso degli Stati più deboli, all’evidente fine di impossessarsi delle loro economie.


In questa situazione l’Italia ha una sola via d’uscita: far stampare una moneta parallela da parte della Banca d’Italia, che abbia corso legale nell’ambito del territorio nazionale, evitando così di accollarsi debiti con tassi d’interesse insostenibili.


Se abbiamo bisogno di liquidità, questa è la sola via d’uscita. Lo affermano il premio Nobel Jhosep Stiglitz, il noto economista Galbraith e il nostro sociologo ed economista Luciano Gallino.


E tutto questo è in armonia con l’articolo 11 della nostra Costituzione secondo il quale: “l’Italia consente a limitazioni di sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati, per il perseguimento di un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni” e non il guadagno cinico e sopraffattrice della finanza e delle multinazionali.


*Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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