Perché il popolo iraniano, la Russia e la Cina non permetteranno un regime change
di Pablo Baldi
I PRECEDENTI
L’Iran ha sempre risposto simmetricamente alle aggressioni subite, per evitare l’escalation, visto che non ha interesse ad aumentare il livello del conflitto. Una non-risposta sarebbe interpretata dai nemici come segno di debolezza; quindi, la risposta deve essere al contempo degna dell’attacco subito e non superiore ad esso. Gli Stati Uniti non lasceranno crollare lo Stato d’Israele, quindi meno distruzione e morti inutili ci sono, meglio è per l’Iran.
Presentare l’Iran come una minaccia alla pace è un’offesa alle nostre intelligenze.
La Guida Suprema Iraniana Khamenei ha emesso una fatwa (parere giuridico emesso da un’autorità religiosa) nel 2003 che dichiara la produzione, lo stoccaggio e l’uso di armi nucleari come contrari ai valori dell’Islam e quindi vietati.
Poi l’Iran ha partecipato alle trattative con gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Cina e Russia che ha portato alla firma del Piano d’azione congiunta globale (JCPOA), il quale garantiva che il programma nucleare iraniano fosse esclusivamente a scopi civili e pacifici.
Successivamente gli Stati Uniti sono usciti unilateralmente dall’accordo, per poi attaccare l’Iran, colpevole di non star rispettando gli accordi che gli stessi Stati Uniti avevano mandato in fumo.
Dopo tutto ciò, l’Iran si è rimesso al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti, mentre l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) faceva controlli. Faceva controlli all’Iran che arricchiva l’uranio, anche se le bombe nucleari moderne necessitano di plutonio. Invece ad Israele nessun controllo. Sappiamo solo che è l’unico paese dell’area ad avere bombe atomiche, ma non sappiamo neanche quante.
La linea delle trattative è stata portata avanti dal Presidente riformista (quindi piú accomodante con l’Occidente) Pezeshkian, mentre la Guida Suprema Khamenei esprimeva con fermezza il suo dissenso:
“Innanzitutto, i negoziati con gli Stati Uniti non risolvono i problemi del Paese. Dobbiamo capirlo correttamente. Non dovrebbero far sembrare che sedersi al tavolo delle trattative con quel governo risolverà questo o quel problema. No, i negoziati con gli Stati Uniti non risolvono nulla: il motivo? L'esperienza!
Negli anni 2010, abbiamo negoziato con gli Stati Uniti per circa due anni, e si è raggiunto un accordo. Naturalmente, gli Stati Uniti non erano soli; erano coinvolti anche molti altri Paesi, ma gli Stati Uniti erano l'attore principale. Il nostro governo all'epoca ha negoziato, preso parte a colloqui, ha riso, ha stretto mani e persino costruito amicizie. Alla fine, è stato firmato un accordo e l'Iran ha fatto delle concessioni significative.
Ma gli americani non hanno rispettato l'accordo. La stessa persona che è al potere oggi lo ha stracciato: ha detto che lo avrebbe stracciato, e lo ha fatto. Anche prima di lui, coloro che erano coinvolti nell'accordo non vi hanno aderito. L'accordo avrebbe dovuto revocare le sanzioni statunitensi, ma le sanzioni non sono mai state rimosse! Invece, hanno posto un ostacolo permanente all'interno del quadro delle Nazioni Unite per mantenere l'Iran sotto pressione costante.
Questo è il risultato di negoziati durati oltre due anni. Abbiamo fatto concessioni, siamo scesi a compromessi, ma non abbiamo ottenuto i risultati attesi. E alla fine, l'altra parte ha violato, distrutto e messo da parte l'accordo. Negoziare con un governo del genere non è né intelligente, né saggio, né onorevole”.
Insomma: nel resto del mondo hanno capito che per le élite occidentali la diplomazia è solo uno dei tanti strumenti della guerra scatenata contro il mondo multipolare, non un modo per prevenirla.
Tra l’altro la vicenda è una chiara dimostrazione del fatto che l’Iran non è una teocrazia, come la propaganda sionista vuole farci credere. È una Repubblica Islamica, in cui la componente religiosa (Ayatollah e Guida Suprema) non sempre è in sintonia con la componente rappresentativa (Parlamento e Presidente).
I FATTI
Dobbiamo essere autoriflessivi: la nostra rappresentazione mentale dei rapporti di forza tra Israele e Iran è fortemente influenzata dalla pervasiva propaganda sionista, volta a farci pensare ad Israele come imbattibile e all’Iran come una teocrazia reazionaria di pastori e contadini. Fate un esperimento: mostrate le statistiche riguardanti l’istruzione superiore in Iran e godetevi le reazioni sbalordite, quasi incredule. L’Iran “sforna” circa 235’000 laureati in ingegneria all’anno, al pari degli Stati Uniti (che hanno quasi il quadruplo della popolazione, 340 milioni) e più del resto del mondo, esclusa la Russia (con oltre 450’000 ingegneri all’anno). Il 70% delle laureate in discipline Stem sono donne… percentuale che fa impallidire il 16,5% della progressista e laica Italia.
Per quanta consapevolezza possiamo avere, il nostro immaginario è un campo di battaglia della guerra ibrida e siamo influenzati più di quanto possiamo pensare.
Ma passiamo ai fatti.
L’Iran è un paese con una superficie di 1’648’000 km² e 90 milioni di abitanti. Un paese vastissimo, la cui urbanistica si estende orizzontalmente: tanti edifici, sparsi, di pochi piani. La densità abitativa è di 52 abitanti per chilometro quadrato.
Invece Israele ha una superficie di 22’145 km² (74 volte più piccolo dell’Iran). Ha una popolazione di quasi 10 milioni di abitanti, di cui 7,5 milioni di ebrei. Quindi, 424 abitanti per chilometro quadrato. Dove l’Iran colpisce, colpisce.
Dopo il conflitto con Hamas e il genocidio dei palestinesi costato 67 miliardi di dollari (senza contare i danni indiretti), adesso la guerra all’Iran costa circa 735 milioni di dollari al giorno. Poi c’è la guerra ad Hezbollah e allo Yemen. Il bilancio del ministero della “difesa” - che chiamerei dell’espansione- assorbe il 7% del PIL israeliano, secondo solo all’Ucraina.
Questo breve confronto rende evidente che una guerra prolungata di bombardamenti reciproci sarebbe distruttiva per Israele. L’ex governatrice della banca d’Israele ha affermato: “Il fattore principale che determinerà davvero il costo della guerra sarà la durata. Se dura una settimana, è un conto; se dura due settimane o un mese, è tutta un'altra storia".
La pazienza strategica iraniana è saggezza, non debolezza.
l'Iran ha iniziato i suoi bombardamenti con gli armamenti piú vecchi per logorare le costosissime difese aeree israeliano e solo dopo qualche giorno ha lanciato missili piú moderni. I propagandisti hanno avuto di che parlare per qualche ora, ma i vertici militari iraniani sanno bene che le sorti dei conflitti non sono decise dalle chiacchiere dei propagandisti.
LE PROSPETTIVE
L’Iran non è stato abbandonato da nessuno. Il popolo Iraniano e la sua classe dirigente sono fieri e consapevoli delle proprie capacità.
È vero che Cina e Russia sono state attendiste, ma, come detto, il tempo è dalla parte dell’Iran. E cosa avrebbero dovuto fare?
C’è da dire che la Russia ha avuto anche dei vantaggi a breve termine dall’aggressione sionista dell’Iran:
- Aumento del prezzo dell’energia, di cui la Russia è ingente esportatore
- Diminuzione di esportazioni petrolifere iraniane, rimpiazzate da quelle russe
- Riduzione degli aiuti Occidentali all’Ucraina, trasferiti verso Israele
In ogni caso, Cina e Russia non permetteranno mai una sconfitta militare dell’Iran e tanto meno un cambio di regime, che è il vero obiettivo, come ammesso dal Segretario di Stato di Biden, Blinken, che ha affermato: “se guardiamo agli ultimi 20 anni, i nostri tentativi di regime change non sono stati esattamente dei successi clamorosi”.
Ma sono gli Iraniani i primi che non permetteranno un cambio di regime. L’aggressione sionista non fa altro che compattare il popolo iraniano, come dimostra il fatto che anche molti dissidenti si sono schierati a fianco del governo nella difesa della patria. Il Paese non è mai stato colonizzato, ma solo “neocolonizzato” con il colpo di Stato contro l’influenza bolscevica nel 1953: Operazione Boot del MI6 e Operazione Ajax della CIA. Al governo c’era il nazionalista Mossadeq -sostenuto dalla borghesia, dal clero sciita e dai comunisti- reo di aver nazionalizzato l’industria petrolifera e democratizzato il sistema politico. Il colpo di Stato ha dato piú potere allo scià Reza Pahlavi, il quale avviò una dura repressione nei confronti del Tudeh. Questo partito era considerato filosovietico, ma nel 1953 aveva già abbandonato la prospettiva socialista, definendosi “fronte democratico patriottico”. Furono arrestati 4121 attivisti tra cui 386 impiegati, 201 studenti universitari, 165 insegnanti, 125 lavoratori specializzati, 80 lavoratori tessili, 60 calzolai e 11 casalinghe. In 40 vennero giustiziati e molti andarono in esilio. Ma il regime neocoloniale finí con la rivoluzione del 1979 che portò alla Repubblica Islamica. L’imperialismo provò a riportare l’Iran sotto il proprio dominio con la “guerra imposta” (come viene chiamata in Iran) attraverso l’Iraq di Saddam Hussein dal 1980 al 1988. Questi fatti sono vivi nella memoria collettiva dell’Iran e non permetteranno l’instaurazione di un governo filoccidentale.
Ma vediamo perché Cina e Russia non lo permetterebbero.
Le ragioni sono divergenti e in parte contrastanti.
Per la Cina:
- Cina e Iran hanno firmato un accordo di partenariato strategico nel 2021 che ha individuato 400 miliardi di dollari di potenziali investimenti cinesi nell’economia iraniana nei successivi 25 anni. L’Iran ha una posizione centrale nel progetto della Nuova Via della Seta. Senza l’Iran crolla tutto il progetto. E la Cina non lo permetterà
- L’Iran rifornisce di petrolio la Cina. Le nuove tecnologie cinesi che vogliono mettere in crisi il primato tecnologico statunitense sono ad alto consumo energetico e senza l’Iran diverrebbero insostenibili. E la Cina non lo permetterà
- L’Iran ha normalizzato le sue relazioni con l’Arabia Saudita sotto la supervisione della Cina. I due paesi sono arrivati a fare esercitazioni militari congiunte, un risultato che senza la diplomazia cinese sarebbe stato impensabile. Un medio oriente interamente dominato dall’imperialismo occidentale farebbe inevitabilmente ricadere l’Arabia Saudita interamente nell’orbita statunitense. L’Arabia Saudita è un paese chiave nel processo de-dollarizzazione del mondo e senza di lei quest’ultimo rischia di fallire. E la Cina e non lo permetterà.
Per la Russia:
- Russia e Iran hanno firmato un trattato di partenariato strategico globale di 20 anni che consolida le relazioni dei due paesi nel settore militare, negli investimenti, nei trasporti, nella logistica, nell’energia e nella cooperazione umanitaria.
- Questa amicizia è fondata su un nemico comune: l’Occidente. La similitudine tra le operazioni militari ucraine e quelle israeliane ha reso evidente il coordinamento comune dietro a queste due guerre, preludio della guerra al nemico numero uno dell’imperialismo: la Cina. Questa vuole preservare una postura diplomatica pacifica, quindi mantiene la sua politica non interventista. Questo però non preclude di aiutare i propri partner, magari attraverso altri partner (Pakistan e Corea del Nord per esempio). Russia e Iran condividono l’interesse a trasformare i BRICS in un’alleanza antioccidentale.
Questa guerra sembra avere l’obiettivo di danneggiare il più possibile l’Iran nel minor tempo possibile. Più gli Stati Uniti sono deboli e le sue élite divise, più la lobby sionista può manipolare l’impero. Ma il supporto ad Israele è costoso e porterà più costi che vantaggi agli Stati Uniti, contribuendo al suo indebitamento e al rincaro del costo della vita.
Siamo di fronte ad un impero decadente, in cui la lotta tra diverse élite e interessi contrastanti acuisce le divisioni sociali e a farne le spese, come sempre, sono le persone comuni.