Ron Paul: "“La scorsa settimana il mondo è sfuggito per un pelo alla probabile distruzione nucleare"
PICCOLE NOTE
“La scorsa settimana il mondo è sfuggito per un pelo alla probabile distruzione nucleare, mentre l’amministrazione Biden prendeva in considerazione la richiesta dell’Ucraina di consentire ai missili statunitensi di colpire in profondità il territorio russo”. Questo l’incipit di un articolo di Ron Paul, leader del movimento libertario statunitense ed ex deputato, che riportiamo integralmente (il titolo è quello della nostra nota).
“Il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito, mentre la richiesta veniva presa in considerazione, che dal momento che questi missili non potevano essere lanciati senza la partecipazione attiva dell’esercito statunitense e della NATO, la Russia si sarebbe considerata in stato di guerra sia con la NATO che con gli Stati Uniti se fossero stati lanciati. È stata una crisi missilistica cubana su vasta scala“.
“Fortunatamente, a quanto si dice, Washington non ha concesso il permesso di colpire in profondità in Russia, ma come abbiamo visto nel corso di questa guerra, un sistema di armi viene spesso prima negato e poi alla fine concesso ai delegati di Washington a Kiev. Non possiamo stare tranquilli anche se la guerra nucleare è stata temporaneamente scongiurata”.
I missili a lungo raggio non faranno vincere l’Ucraina
“Gli attacchi missilistici in profondità nella Russia potrebbero far vincere la guerra all’Ucraina? Nemmeno il Pentagono la pensa così. Lo stesso Segretario della Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha detto all’inizio di questo mese che concedere all’Ucraina il permesso di lanciare missili in Russia non avrebbe rappresentato una ‘svolta’ nella guerra che dura da due anni e mezzo”.
“Rischiare la distruzione nucleare senza uno scopo tangibile? Queste persone sono diventate pazze? Anche i ‘game-changer’ precedenti hanno cambiato poco in questa guerra. Quante volte i media mainstream pro-guerra ci hanno detto che un sistema di armi sarebbe stato un ‘game-changer‘ per l’Ucraina? Ricordate i missili Javelin? I carri armati Leopard? Gli HIMARS? E nonostante il fatto che nessuno di questi è riuscito a cambiare le sorti della guerra ucraina, i neocon e i loro amici dei media non fanno altro che chiederne altri”.
“Il fatto è che la Russia sta vincendo la guerra nonostante centinaia di miliardi di dollari e i migliori sistemi d’arma degli Stati Uniti e dei paesi NATO. Ogni nuova spedizione di armi sempre più sofisticate non produce vittorie sul campo di battaglia per l’Ucraina. Produce solo più soldati ucraini morti e più profitti per i produttori di armi”.
“Anche i media mainstream che hanno sostenuto fermamente la guerra in Ucraina hanno iniziato a riferire delle enormi perdite e della situazione senza speranza dell’Ucraina. Eppure, mentre sempre più persone iniziano a prendere coscienza su quanto avviene in questa disastrosa guerra per procura, Washington conosce una sola direzione quando si tratta di guerra: avanti”.
Il lucro crescente dell’apparato militar industriale Usa
“Poco più di una settimana fa il Pentagono ha annunciato un altro pacchetto di armi da 250 milioni di dollari per l’Ucraina. Nessuno crede che ciò invertirà i costanti successi ottenuti dalla Russia sul campo di battaglia, ma genererà maggiori profitti per i produttori di armi statunitensi, che sono la vera forza che sta dietro la nostra politica estera iper-interventista”.
“L’improbabile duo Robert F. Kennedy, Jr. e Donald Trump Jr. lo ha detto meglio di chiunque altro in un recente editoriale su The Hill: ‘Non possiamo avvicinarci più di così all’orlo del baratro. E per cosa? Per indebolire la Russia? Per controllare i minerali dell’Ucraina? Non è in gioco nessun interesse americano vitale. Rischiare un conflitto nucleare per amore della fantasia dei neoconservatori di un ‘dominio a spettro completo’ globale è pura follia’”.
“Hanno ragione: è una follia mettere a repentaglio il futuro del nostro Paese, dei nostri figli e nipoti per guerre che non hanno nulla a che fare con noi e non servono nessun interesse nazionale degli Stati Uniti. Questo è certamente vero per la guerra in Ucraina come è vero per le guerre che gli Stati Uniti stanno sostenendo in Medio Oriente. Quando finirà questa follia? Quando la gente si farà sentire e chiederà un cambiamento”.
Incenerire l’Onu
Conclusione forse un po’ irenica, ma ci sta. La richiesta dei missili a lungo raggio è ancora sul tavolo ed è il succo dell’asserito piano di pace che Zelensky ha portato in America per far nuovamente pressione su Biden perché ceda. Non sarà il solo a far pressione sul vecchio presidente, da cui i pericoli del caso.
C’è anche del simbolo in tutto questo, dal momento che si vorrebbe far dichiarare al vecchio presidente che ha deciso di dare l’assenso sui missili americani, cioè di dare inizio alla terza guerra mondiale, in concomitanza con l’Assemblea generale dell’Onu, organismo internazionale nato per preservare la pace del mondo, avendo come mission quello di risolvere le controversie internazionali nel ristretto ambito diplomatico.
D’altronde i neocon hanno messo nel mirino l’Onu da tempo, sostenendo che non aveva alcuna utilità, anche se poi l’hanno usato, snaturandolo, per le loro guerre infinite. Così John Bolton nel 1994: “Non esiste una cosa come le Nazioni Unite. Esiste una comunità internazionale che occasionalmente può essere guidata dall’unica vera potenza rimasta al mondo, ovvero gli Stati Uniti, quando fa comodo ai nostri interessi e possiamo convincere gli altri ad andare avanti”.
Al di là del particolare, e in attesa degli eventi, registriamo con certa timida speranza le parole del presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel , ex generale di alto rango della NATO e tra i più convinti sostenitori dell’Ucraina, il quale ha affermato che l’Ucraina “dovrà essere realista”.
Dovrà, cioè, recedere dai suoi obiettivi “massimalisti” e accettare il fatto che la Russia mantenga il controllo di parte del suo territorio in un accordo di compromesso, perché nessuno dei due contendenti vincerà. Presa di posizione di peso non tanto per l’importanza geopolitica della Repubblica Ceca, quanto perché è evidente che Pavel ha parlato a nome di ambiti interni alla Nato. E perché la sua intervista ha avuto ampio spazio sul New York Times.