Salario minimo in salsa genovese
di Emiliano Gentili e Federico Giusti
La delibera della Giunta Salis non è un caso isolato ma prende le mosse da iniziative analoghe adottate da altri Comuni governati dal centro-sinistra, quali Napoli, Venezia, Firenze e diversi centri di minore importanza[1]. Si tratta perciò di una scelta politica ricollegabile alla battaglia nazionale per il salario minimo di 9€ (lordi) l’ora portata avanti da PD e M5S.
L’intento dei Comuni è duplice:
- affiancare il criterio dei 9€ a quello dell’applicazione dei contratti di settore sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Tale criterio sarebbe «inderogabile»[2], nel senso che dev’essere garantito a priori e non farebbe parte dei due scostamenti concessi dai parametri ANAC per il riconoscimento dell’equivalenza contrattuale[3] (ossia per applicare un contratto diverso da quelli maggiormente rappresentativi ma considerabile “equivalente”);
- predisporre un sistema di controllo per il contrasto al lavoro sottopagato e deregolamentato («caporalato»). Tale sistema è adottato tramite un Protocollo d’Intesa fra istituzioni territoriali, INPS, ASL, Agenzia delle Entrate, Prefettura, Questura e i vari corpi dello Stato, parti sociali (associazioni datoriali e sindacati firmatari maggiormente rappresentativi). I Protocolli di questo tipo possono essere inclusi nella documentazione d’appalto, rappresentando un vincolo per l’appaltatore che, in caso di mancato rispetto, può portare alla risoluzione dell’appalto[4].
L’obiettivo di una delibera comunale di questo tipo, pertanto, è di contrastare il lavoro sottopagato senza, tuttavia, che si abbia il potere di bandirlo per legge. Saranno il Comune e i vari enti locali (come ad esempio la ASL) ad aprire bandi che rispettino la propria stessa deliberazione. In pratica il Comune impegna sé stesso affinché i propri bandi per l’affidamento in appalto (e relativi subappalti) applichino il criterio dei 9€ l’ora e, a tal fine, chiede una mano agli organismi statali di controllo.
- Problematiche relative al salario minimo di 9€ come misura contro lo sfruttamento
Un primo problema è che il salario orario di 9€ lordi non indicizzati all’inflazione non è un importo sufficiente per tutelare la forza-lavoro e lo sarà ancor meno una volta che l’inflazione dei prossimi anni si sarà fatta sentire.
Bisogna poi considerare che negli appalti riguardanti mansioni operaie è normale assumere il grosso dei lavoratori in part-time: esaminando due appalti per mansioni di pulizia concessi dal Comune di Genova, il primo del 2019[5] e il secondo tuttora in corso[6] – perciò riconducibile alla Sindaca Salis –, viene fuori che le attivazioni di contratto part-time sono, rispettivamente, dell’81,75% e del 100%. Vale a dire che nel primo caso sono stati assunti full-time soltanto 23 lavoratori (quasi tutti riconfermati dal precedente appalto, fermi restando alcuni rinnovi in part-time di persone assunte anche quasi 20 anni prima), mentre nel secondo nessuno.
Sempre riguardo il secondo appalto, quello della Salis, viene fuori che: 71 dipendenti hanno il livello 2 del CCNL Multiservizi, che con gli importi aggiornati all’anno corrente corrisponde a una paga oraria di 7,77€, incluse le indennità; 14 hanno il livello 3 del CCNL, con paga oraria di 7,91€; 2 dipendenti hanno il livello 4 e 8,21€[7]. Questo dato è indicativo, perché vuol dire che il salario minimo di 9€ sarebbe superiore al totale della forza-lavoro operaia impiegata dal Comune in appalto col CCNL Multiservizi e, quindi, che l’ambito di applicazione della Delibera è sufficientemente esteso affinché la questione abbia una potenziale rilevanza politico-sindacale (del resto per la Cgil sono circa 5.000 i dipendenti di aziende che lavorano per appalti del Comune di Genova che percepiscono meno di 9€). Secondo poi bisogna tenere presente che nel 2021 un livello 2 prendeva 7,28€/ora, un livello 3 prendeva 7,4€/ora e un livello 4 7,69€/ora, per cui c’è stato un aumento della paga oraria di circa 0,10€ per anno. Questo vuol dire che, in assenza di rinnovi contrattuali, si rimarrebbe sotto i 9€ ancora a lungo. Ciononostante i salari part-time, alcuni dei quali prevedono un contratto di sole 6 ore a settimana, rimarrebbero assolutamente insufficienti per una vita dignitosa anche qualora fossero superiori al salario minimo. Per avere efficacia, perciò, la disposizione della Sindaca di Genova dovrebbe come minimo vincolare all’assunzione full-time di una quota minima di dipendenti sul totale.
Sempre riguardo i CCNL, la Sindaca ha detto che «in tutti gli appalti e concessioni del Comune di Genova ci sarà un principio chiaro: il contratto collettivo nazionale applicato dovrà essere quello stipulato dalle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentativi»[8]. Suona come una forma di tutela, ma non è detto che sia così: ad esempio, in un appalto della ASL Roma 6 è stato recentemente applicato un contratto firmato dalla UIL (il CCNL SAFI) – che rientra a pieno titolo fra i sindacati «più rappresentativi» – che prevede una retribuzione «inferiore ai minimi salariali tabellari», non permettendo «la salvaguardia occupazionale né il rispetto della clausola sociale»[9]. Vale la pena sottolineare come tali osservazioni fossero state fatte da un’azienda partecipante al bando, durante il periodo di apertura della gara; di conseguenza è stata aperta una contestazione all’ANAC e un’interlocuzione con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Un ulteriore problema riguarda il subappalto, concesso per legge a tre subappaltatori e nella misura massima del 30%, rispetto cui i controlli sono inferiori e parzialmente inficiati da una normativa generosa nei confronti della parte datoriale.
Una consistente quota degli appalti, anche nel pubblico, viene stipulata in quanto appalto riguardante beni o servizi, anziché la fornitura di manodopera, e questo è vero soprattutto nel caso di appalti di servizi (quali centralino, logistica e pulizie) che vengono appaltati ma richiedono al contempo l’utilizzo di manodopera. Quando il costo del lavoro si avvicina alla metà dell’importo complessivo di gara, di consueto si tratta di appalto per manodopera, altrimenti vuol dire che si è risparmiato sul lavoratore, stipulando l’altro tipo di appalto. Purtroppo, però, mentre per il datore privato sarebbe reato contrattare illecitamente lavoratori tramite appalto stipulato per beni e servizi, per quello pubblico non è così: in caso di appalto pubblico i lavoratori possono giusto fare ricorso, soprattutto per la differenza retributiva esistente coi colleghi omologhi operanti nel settore privato, oppure sostenendo che quando il pubblico agisce in termini privatistici dovrebbe essere soggetto alla disciplina privata.
Esiste infine il problema dello sperpero delle risorse pubbliche. Il costo pagato dalla stazione appaltante pubblica è superiore al costo del lavoro per l’appaltatore, in quanto bisogna sottrarvi diverse somme, dal pagamento del Rup (responsabile dell’appalto), alla quota di accantonamento (quota di garanzia) e alle spese per forniture e attrezzature (spesso tacitamente fornite dalla stazione appaltante, soprattutto in caso di appalti pubblici e che vengono rinnovati periodicamente). Ovviamente, però, a livello strategico il sistema degli appalti ha una propria funzionalità nell’ambito dei meccanismi economici che regolano la nostra società. A titolo di esempio vogliamo tornare sul già citato appalto della ASL Roma 6, laddove una delle aziende partecipanti rilevava come, applicando il CCNL SAFI, «si ottiene il costo medio orario pari a 17,49 euro/ora». Ebbene, «con il medesimo livello di inquadramento contrattuale del CCNL Terziario», la retribuzione sarebbe risultata «pari a 24,12 euro/ora»[10]. Desumendo il pagamento orario dal testo del CCNL SAFI viene fuori che un livello 4 prende circa 6,55 €/ora, un livello 3 circa 7,69 e un livello 2 circa 8,91 (importi non aggiornati)[11]. Sono molti soldi in meno… dove finiscono gli altri? Un lavoratore assunto con CCNL SAFI per 40 ore settimanali dovrebbe avere una retribuzione annua lorda di 36.379 €, stando al costo medio orario dichiarato dall’azienda di cui sopra. Da ciò si desume un netto di 26.482 €, che corrisponderebbe all’incirca a uno stipendio da 2.037 € con tredicesima, che a sua volta equivale a un pagamento orario di ben 12,72 €. È chiaro, dunque, che vi sia un problema di trasparenza e che l’applicazione del salario minimo o di un CCNL firmato dalle organizzazioni sindacali più rappresentative non rappresenti una tutela efficace per i dipendenti.
Dulcis in fundo, il CCNL SAFI è addirittura scaduto da diversi anni. Riteniamo, pertanto, che il Protocollo firmato dalla Giunta Salis manchi di specificare che i contratti da applicare debbano essere non scaduti. Dovrebbe essere scontato, ma così non è.
- Problematiche relative al sistema di controllo predisposto dal Protocollo
La Delibera non è sufficientemente prescrittiva per i datori di lavoro. Questo è vero nonostante la stessa demandi alla Direzione di Area Sviluppo Economico e Promozione l’adozione di tutti gli atti necessari a renderla efficace, in quanto il principale compito di tale Direzione consiste nell’attrarre investimenti e nel supportare le imprese operanti nell’ambito del territorio comunale[12].
La definizione degli ambiti di intervento prioritario, individuata in «settore dell’edilizia, della cantieristica navale, delle riparazioni navali, del terziario e dei servizi alla persona (colf e badanti)» è corretta, ma non sufficientemente dettagliata nello specificare i settori lavorativi da ricondurre entro la categoria «terziario», di cui pure i servizi alla persona farebbero parte: pulizie, servizi alle imprese, logistica e sorveglianza, come minimo, andrebbero scorporati.
La Delibera individua nei «picchi di lavoro» una delle cause cogenti delle basse retribuzioni salariali. Ciononostante ricollega tale dinamica all’impiego di forza-lavoro migrante e scarsamente qualificata, anziché all’utilizzo massivo del part-time e dei contratti precari, alla dequalificazione delle mansioni operaie e alla deregolamentazione del lavoro. Come abbiamo già detto sopra, la norma non va ad agire sulla precarietà contrattuale.
Viene istituito un Tavolo di coordinamento e monitoraggio, presieduto dal Prefetto e composto da tutti gli enti firmatari del Protocollo, che si riunisce a cadenza trimestrale. Viene prevista una sorta di bilateralità fra esecutivo e legislativo tramite il Tavolo Comunale del Lavoro, istituito il 14/07/2022 con un’altra Delibera di Giunta. Si richiede agli enti statali firmatari del Protocollo, sia amministrativi che di sorveglianza, di condividere i propri dati e focalizzare le azioni ispettive nei settori lavorativi indicati come prioritari. In concreto nessuna delle due cose rappresenta una novità rispetto al quadro legislativo preesistente, ma sarebbe teoricamente possibile rendere più efficaci sia la condivisione dei dati che l’utilizzo delle funzioni ispettive.
Alle associazioni datoriali non viene chiesto nulla, se non di promuovere presso i propri aderenti i contenuti del Protocollo e i valori della legalità e della trasparenza. Nemmeno all’Alleanza delle Cooperative Italiane Liguria viene chiesto nulla! Fa eccezione Confagricoltura Liguria, che ha sottoscritto degli impegni aggiuntivi per l’utilizzo di manodopera qualificata e per l’assegnazione di alloggi non fatiscenti ai lavoratori agricoli. Tuttavia anche in quest’ultimo caso non vi sono obblighi; pertanto, conoscendo la normativa del settore agricolo, la nostra idea è che la Delibera tenda ad avvantaggiare le grandi imprese piuttosto che le piccole, ossia avvantaggiare la concentrazione.
- Polemiche sulla variazione di Bilancio
La Giunta Salis è stata attaccata da più parti per aver incrementato l’IMU per circa 27.000 immobili affittati a canone concordato, facendo passare l’aliquota «dallo 0,78 all’1,06 per cento»[13]. Per un fatto di coincidenza temporale, da parte della stampa la misura è stata associata a quella sul salario minimo, del quale avrebbe costituito un “contro-altare”. Tuttavia a nostro parere non vi è legame tra le due, in quanto la Delibera sul salario non comporta costi aggiuntivi per l’amministrazione comunale, mentre al contrario l’aumento dell’IMU va a incidere sulla riduzione del debito comunale, diminuito nell’ultimo anno di quasi 50 milioni[14].
- Giudizio politico
La Delibera in esame ci sembra assolutamente insufficiente e non adatta a produrre cambiamenti nel mercato del cosiddetto “lavoro povero” relativo agli appalti e ai subappalti comunali. Del resto è la stessa Sindaca a limare sulla portata del provvedimento, laddove ha dichiarato che «per la prima volta, in caso di gara con aggiudicazione sulla base della qualità, i partecipanti saranno valutati anche sull'impegno a garantire al proprio personale almeno 9 euro lordi all'ora»[15]. Una dichiarazione sospetta, fatta a margine di una riunione di Giunta presso Palazzo Tursi, nella quale il criterio “inderogabile” dei 9€ l’ora viene declassato a semplice criterio di valutazione.
Per quanto riguarda il nostro giudizio politico vale quanto segue: l’importo di 9€ è troppo basso e andrebbe indicizzato all’inflazione; manca una clausola sul part-time; bene per quanto riguarda l’individuazione dei settori lavorativi più a rischio, ma serve maggiore precisione nella definizione degli ambiti interni al settore terziario; male, invece, per quanto riguarda il vincolo ad applicare i contratti firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative; mancano norme di indirizzo per la tutela dei lavoratori in subappalto; non viene individuato nell’oggetto dell’appalto – “manodopera” oppure “beni e servizi” – un criterio fondamentale per la tutela del lavoro dipendente non qualificato; nulla viene fatto a proposito del differenziale tra il costo del lavoro pagato dal pubblico e quello effettivamente sostenuto dall’impresa appaltatrice; nel Protocollo manca una norma che vieti l’applicazione dei CCNL scaduti; la Delibera non è sufficientemente prescrittiva nei confronti dei datori di lavoro; l’analisi delle cause delle basse retribuzioni non è corretta e manca di individuare le ragioni economiche per le quali le imprese pagano salari bassi, riducendo fittiziamente il tutto a un problema di scelte e comportamenti soggettivamente sbagliati ma corregibili, da parte delle imprese, e a un deficit nell’aggiornamento delle competenze professionali, dal lato dei lavoratori; considerata la parziale esposizione delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e, al contempo, l’elevato grado di frammentazione proprietaria e contrattuale esistente nei settori del “lavoro povero”, riteniamo necessario coinvolgere negli organismi bilaterali di sorveglianza anche i sindacati non firmatari degli accordi, aprendo di conseguenza a enti e associazioni non firmatari del Protocollo in esame.
Dal punto di vista sindacale potrebbe essere comunque possibile impugnare il Protocollo per cercare di ottenere aumenti retributivi, così come sarebbe opportuno seguire da vicino la vicenda e osservarne gli esiti sulla forza-lavoro. Infine, la cura della consapevolezza dei settori operai sindacalizzati sul tema del salario minimo proposto dalla Salis ci sembra un’occasione di fondamentale importanza politica.
[1] Cfr. https://www.periscopionline.it/i-comuni-ditalia-in-campo-per-il-salario-minimo-291321.html.
[2] Cfr. Comune di Venezia, Nr. ordine 640 del 17 Dicembre 2024, Introduzione del salario minimo comunale – mozione collegata alla P.D. 2024.1078, p. 4; cfr. Comune di Firenze, DIG/2024/00114 del 18 Marzo 2024, Tutela della retribuzione minima salariale nei contratti del Comune di Firenze, p. 5.
[3] Cfr. ANAC, Delibera nr. 14/2025, p. 4; cfr. D. Lgs. 209/2024, All. I.01, art. 4.
[4] D. L. 76/2020, art. 3, c. 7: «Le stazioni appaltanti prevedono negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto dei protocolli di legalità costituisce causa di esclusione dalla gara o di risoluzione del contratto».
[5] Riferimento procedura: G00130.
[6] Riferimento procedura: G07314.
[7] Cfr. CCNL Multiservizi, artt. 98 e 107; cfr. Tabelle Multiservizi - 2021/2025, https://www.filcams.cgil.it/article/42da26f4-7839-486b-ac28-3cc3b6917f84/tabelle_multiservizi_-_2021_2025.
[8] Genova Smart, Minima salariale nei contratti del Comune di Genova, 17/07/2025, https://smart.comune.genova.it/comunicati-stampa-articoli/minima-salariale-nei-contratti-del-comune-di-genova.
[9] Codice Domanda: PI096547-23. Cig: 98998774F1.
[10] Codice Domanda: PI096547-23. Cig: 98998774F1.
[11] Cfr. CCNL SAFI, artt. 58 e 59.
[12] Cfr. https://www.comune.genova.it/amministrazione/direzione-di-area/direzione-di-area-sviluppo-economico-e-promozione.
[13] Comune di Genova, Salvaguardia degli equilibri di bilancio e assestamento generale – VI variazione ai documenti previsionali e programmatici 2025/2027, p. 4.
[14] Comune di Genova, Bilancio di previsione 2025. Versione semplificata per il cittadino, p. 19.
[15] Mente locale Genova, Giunta Salis: linee per la tutela della retribuzione minima, aumento dell'Imu, scuola e welfare. Il punto della situazione, 17/07/2025, https://www.mentelocale.it/genova/86726-giunta-salis-linee-per-la-tutela-della-retribuzione-minima-aumento-dell-imu-scuola-e-welfare-il-punto-della-situazione.htm.