“Scenderò in piazza per Gaza, e contro l’assedio al Venezuela”. Intervista a Choukri Hroub, coordinatore logistico della Freedom Flotilla

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“Scenderò in piazza per Gaza, e contro l’assedio al Venezuela”. Intervista a Choukri Hroub, coordinatore logistico della Freedom Flotilla

 

Un’ondata di proteste crescenti si va diffondendo in Europa dopo il blocco della Global Flotilla compiuto dalla Marina militare sionista nelle acque internazionali, quando le barche si trovavano a circa 70 miglia da Gaza. Manifestazioni imponenti e diffuse che, in Italia, non si vedevano da anni, e che stanno interessando l’intero paese. Un paese governato dall’estrema destra e tramortito da anni di moderatismo connivente da parte di una “sinistra” anomica e forcaiola, più impegnata in una mortifera corsa “al centro” che a fare opposizione. Un paese che, però, ora, spinto dalle sue istanze più colpite dalla crisi e dall’orrore quotidiano di un genocidio che ha elevato oltre ogni limite la soglia di sopportazione, sembra essersi svegliato.

A scuoterlo, una spinta “dal basso”, maturata in anni di lotte territoriali, assunte in coraggiosa solitudine dai movimenti popolari e dai sindacati di base – Usb, S.I. Cobas, Sgb, Cub, Confederazione Cobas… -, che sta obbligando anche i “tiepidi” a scendere in piazza. E così, allo sciopero generale per Gaza – riuscitissimo - ha aderito anche il principale sindacato della sinistra, la Cgil, a cui si sono i partiti di opposizione.

Ma intanto, altre barche intenzionate a spezzare l’assedio di Gaza, sono ancora per mare. E altre ancora partiranno, perché la lotta per la Palestina è la lotta per l’umanità, e perché i piani dell’imperialismo cercheranno di soffocarne il potenziale. Dal porto di Otranto, sono partite diverse barche della Freedom Flotilla. Qualcuna, come la Ghassan Kanafani, dedicata a un dirigente palestinese del Fronte Popolare di Liberazione, poeta, scrittore e giornalista, ucciso in Libano dal regime sionista nel 1972, ha issato la bandiera del Venezuela bolivariano: a fianco di quella palestinese. Abbiamo accompagnato i naviganti insieme alla “flottiglia di terra”, che ne segue la rotta. Con noi, c’era una delegazione del Venezuela presso la Fao, la cui missione è diretta dall’ambasciatrice Marilyn Di Luca, per l’occasione rappresentata dalla scienziata Estalina Báez. I movimenti pugliesi e palestinesi, che hanno organizzato varie giornate di dibattito per la partenza della Freedom Flottilla, hanno voluto infatti unire la resistenza all’aggressione sionista a quella del Venezuela all’imperialismo Usa, che sta assediando le coste caraibiche con navi da guerra, minacciando un’aggressione armata al paese.

A questo riguardo, abbiamo conversato con Choukri Hroub, responsabile della logistica, dei porti e delle navi della Freedom Flotilla. Choukri è un militante dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese in Italia (UDAP), un movimento storico della sinistra palestinese a livello internazionale, consonante al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP).

In appoggio alla resistenza del popolo palestinese contro l'occupazione e il genocidio, manifestano da mesi i giovani arabi e palestinesi di terza generazione. Cosa ha significato questo per voi, dirigenti storici, e come ha inciso nella coscienza dei giovani dei paesi capitalisti?

Quella che è scesa in piazza, in Italia, in Europa e a livello mondiale, è evidentemente una generazione informata, che quando manifesta lo fa per convinzione. Stanno manifestando tantissimi giovani e giovanissimi: studenti, lavoratori, lavoratrici, universitari. Questo ha sicuramente dato una grande spinta e ha avuto un grande impatto, anche rispetto ai giovani dei paesi capitalisti che erano rimasti a guardare. È un dato evidente a livello globale, la spinta dei nostri ragazzi e ragazze di terza generazione si riflette nell'agire quotidiano del movimento e delle mobilitazioni.

La resistenza del 7 ottobre è stata presentata dai media egemonici capitalisti come un’azione “terroristica di Hamas” e non come una decisione unitaria di tutte le componenti della resistenza palestinese. Puoi chiarire il vostro punto di vista di organizzazione marxista e laica?

Intanto, va detto che prima del 7 ottobre c'è stato il 6 ottobre. C'è un colonialismo che opprime la vita dei palestinesi da 78 anni, e questo avviene anche perché prima c'erano i colonialisti inglesi in Palestina. Passando la spugna su questo, è più comodo presentare il 7 ottobre come un'azione terroristica di Hamas. Invece, la resistenza palestinese ha un coordinamento, fa parte di una più ampia resistenza dell’area, anch’essa coordinata, e spesso in modo collegiale. Identificare tutto con Hamas serve a condannare strumentalmente la resistenza a fini propagandistici e di convenienza.

Con che spirito, posizioni e parole d’ordine partecipate alla manifestazione nazionale del 4 ottobre?

Noi saremo nel corteo del 4 ottobre. È un corteo indetto dai palestinesi, per due motivi. Il primo è che è giusto che a convocarlo siano gli organismi palestinesi. Il secondo è per evitare che ci sia una divisione nelle piazze tra le diverse componenti politiche italiane. La voce dei palestinesi è unitaria e chiama all'unità anche il movimento italiano.

Oltre alla Global Flotilla, sono salpate le barche della Freedom Flotilla, come la Conscience, che sono ancora in viaggio verso Gaza. Puoi spiegare il contenuto politico di questo secondo viaggio, chi vi partecipa e a che punto stanno le cose dopo il blocco della Global da parte dell’esercito occupante?

La Global Flotilla è salpata prima, ma in realtà "prima" non significa nulla, nel senso che la Freedom Flotilla è un'iniziativa iniziata sin dal 2008 per dirigersi verso Gaza, contro l'assedio. Abbiamo messo insieme un'onda di navi con la Conscience, che è un'imbarcazione, diciamo, ammiraglia, che le guida verso le coste palestinesi. Ora è iniziato il blocco da parte dell'esercito criminale di “Israele”, e hanno iniziato ad abbordare le navi, come sempre. Però, probabilmente questa volta avranno più difficoltà, perché ci sono molte navi e soprattutto ci sono altre imbarcazioni che partiranno. La nostra ondata segue verso le coste palestinesi e questo sicuramente mette in difficoltà la capacità di agire di questo esercito occupante. Inoltre, altre 48 navi stanno salpando dalle coste turche, e altre imbarcazioni arriveranno sicuramente dopo: le coste della Palestina devono essere popolate da esseri umani, non da droni e genocidi.

Su una delle barche della Freedom Flotilla, Ghassan Kanafani, è stata inalberata la bandiera del Venezuela bolivariano e, a Otranto, la solidarietà alla Palestina si è unita a quella per la rivoluzione bolivariana, sotto assedio della flotta militare Usa. Perché?

In una delle nostre navi, la Ghassan Kanafani, abbiamo voluto evidenziare che oggi c'è un altro assedio in questo mondo: l'assedio dei militari, della Marina Militare USA, contro i nostri fratelli, contro il popolo venezuelano, dal quale riceviamo sempre solidarietà con la Palestina. La solidarietà è reciproca tra i popoli, per cui abbiamo voluto esprimere la solidarietà della Palestina con la rivoluzione bolivariana contro gli yankee che assediano le coste venezuelane.

Nelle giornate di dibattito, con la delegazione venezuelana alla Fao si è parlato anche di sovranità alimentare, e della fame usata come arma da guerra da parte dell’imperialismo. In occasione della giornata mondiale per l’agricoltura il 16 ottobre, come si possono unire le lotte dei pescatori venezuelani e dei contadini a quelle del popolo palestinese e dei pescatori e contadini italiani e del sud globale?

Riguardo alla Giornata Mondiale dell'Agricoltura del 16 ottobre, è ovvio che le lotte si uniscono: le lotte dei popoli che sono sotto assedio, a partire dai pescatori venezuelani o dai contadini palestinesi, o dai pescatori e contadini italiani. Ci sono molti elementi comuni legati all'agricoltura, che è la base fondamentale per la vita e la prosperità dei popoli. Il diritto al cibo va preservato, ed è importante in ogni paese lo sviluppo dell'agricoltura, in senso sano, pulito, anche in termini ambientali, e di salute degli esseri umani. Ci sono molti elementi che uniscono la capacità e la solidarietà per uno sviluppo autonomo e indipendente dell'agricoltura alternativa rispetto a quello che è il modello capitalista dominante, che produce desertificazione, profughi ambientali, abusi e sfruttamento illegale.

 A Otranto, la delegazione venezuelana ha fatto assaggiare al pubblico presente la Nutrichicha, un prodotto nutritivo inventato dagli scienziati venezuelani per far fronte alle “sanzioni” degli Usa e della Ue e alimentare adeguatamente la popolazione. Un prodotto che potrebbe essere messo a disposizione di Gaza e dei palestinesi. Cosa ne pensi e come si potrebbe fare perché questo progetto si realizzi?

A Otranto c'è stato un momento molto bello. Vedere la delegazione venezuelana presente e parlare in occasione di questi eventi, delle partenze, per augurare buon vento alle navi che partono in solidarietà con la Palestina contro l'assedio, così come la presentazione della Nutrichicha, è stato importante. Un modo di intendere la resistenza comune alle “sanzioni” e all’assedio imposto dal nemico comune. Se un prodotto così utile e pratico potesse arrivare a Gaza, non solo sarebbe di grande utilità, ma rappresenterebbe un segnale politico molto chiaro di un popolo sotto assedio come il Venezuela che, però, mette a disposizione di un altro popolo sotto assedio contro il quale la fame viene usata come arma di guerra, le proprie capacità tecniche e i risultati. Un bel progetto, che si potrebbe realizzare con un coordinamento ben organizzato, se la Flottiglia riesce a passare.

 

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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