Se si toglie l'antisalvinismo alla sinistra non resta proprio niente, dal governo alla piazza
di Gianpasquale Santomassimo
Se si toglie l'antisalvinismo alla sinistra non resta proprio niente, dal governo alla piazza.
Ma per essere davvero contro Salvini bisognerebbe decidersi a studiare l'avversario e a comprendere i motivi del suo successo, che non sono (principalmente) quelli sbandierati ogni giorno su Repubblica e su la7: non riposano sulla propaganda, per quanto efficace possa essere, e non si possono ricondurre in maniera grossolana a razzismo, "fascismo", sessismo e così via.
Si sta parlando di una forza che sfiora il 40% dei consensi e con poche alleanze superebbe agevolmente il 50% con qualsiasi sistema elettorale, che ormai governa gran parte dell'Italia del Nord e si estende ben al di là di essa.
Bastava ascoltare le interviste di Bianca Berlinguer agli operai di Monfalcone per rendersi conto che nel volgersi alla Lega abbandonando il voto a sinistra non giocava alcun ruolo il razzismo, ma pesava il senso di abbandono e di tradimento vissuto sulla propria pelle.
Chi vuole sconfiggere Salvini dovrebbe riuscire a parlare finalmente al suo elettorato, rinunciando magari alle adunate che chiamano a raccolta chi non voterebbe mai Lega e che non spostano neppure un voto.