Secondo oro olimpico per Julio César La Cruz, pugile Patria o Muerte
Muovendosi come una farfalla e con colpi come punture d'ape, Julio César La Cruz ha vissuto ancora una volta una giornata magica nella boxe olimpica per regalare a Cuba la sua sesta medaglia d'oro a Tokyo 2020.
Con il suo stile poco ortodosso, ma molto efficace, La Cruz ha mostrato movimenti puliti, precisione di un chirurgo nel colpire e il carattere di quei guerrieri che sanno rialzarsi, dopo i guai sulla strada per Pechino 2008 e Londra 2012.
Diretto verso la capitale della Cina non si è qualificato e nel Regno Unito è uscito ai quarti di finale quando tutti scommettevano sulla sua figura, però la storia ha avuto una svolta di 180 gradi, ha coronato la sua fatica a Rio de Janeiro 2016 e ora finisce proclamando lui stesso l'undicesimo due volte campione olimpico di boxe sull'isola.
Al otro lado del planeta, con 13 horas de diferencia, muchos idiomas y provocaciones por medio, qué cubano el grito de #PatriaOMuerte. Por supuesto que Venceremos! pic.twitter.com/xe8OU67ncm
— Miguel Díaz-Canel Bermúdez (@DiazCanelB) July 31, 2021
"L'ho detto e l'ho realizzato", ha affermato dopo aver lasciato il ring, lui che è noto come "La Sombra", uno dei suoi epiteti nell'arte di Fistiana, perché di solito è anche "El Doctor" che vaccina i rivali come Muslim Gadzhimagomedov, rappresentante del Comitato Olimpico Russo, nella categoria 91 chilogrammi.
Il combattente caraibico ha realizzato alla lettera la mitica frase di Muhammad Ali: 'Vola come una farfalla e pungi come un'ape’.
Gadzhimagomedov non è mai stato un rivale notevole sul ring della Kokugikan Arena, perché al di là del talento individuale, il cubano ha sempre creduto nella vittoria.
Le lacrime scendono. Molte persone mi hanno sostenuto, mi hanno ripetuto che potevo in una nuova categoria ed eccoci sulla strada vittoriosa, grazie, tra tante altre persone, al professor Alcides Sagarra, dichiarato il tetramonarca del mondo (Baku 2011, Almaty 2013, Doha 2015 e Amburgo 2017).
Sagarra è considerato il fondatore della Scuola Cubana di Pugilato, artefice di 40 titoli, 19 secondi posti e 17 terzi posti nelle edizioni sotto i cinque anelli, contando già qui le medaglie raggiunte da Roniel Iglesias (69) e Arlen López (81).
Pertanto, questa disciplina guida le prestazioni della Maggiore delle Antille, cosa che accade in quasi tutti gli eventi multisportivi, indipendentemente dal rango. Non per niente viene definita il fiore all'occhiello e per questo motivo confida del suo ultimo finalista, Andy Cruz, visto come il miglior pugile libbra su libbra del torneo.
Tutto questo accade quando la delegazione caraibica, composta da 69 membri, si posiziona al tredicesimo posto nel medagliere generale, con sei medaglie d’oro, tre secondi posti e quattro terzi posti, ben al di sopra dei piazzamenti a Rio de Janeiro 2016 (cinque-due-quattro).
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)