Seoul si piega alle minacce di Pyongyang
La polizia della Corea del Sud blocca le mongolfiere cariche di volantini di protesta dirette aldilà del confine.
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Giornata di tensione al confine coreano, la frontiera più militarizzata del mondo. Nella giornata di lunedì, un gruppo di attivisti politici nord coreani che ora vivono nel sud avevano organizzato al confine tra i due paesi, nella città di Paju, una manifestazione di protesta contro le politiche del regime della dinastia Kim. Lo scopo era quello di inviare in Corea del Nord mongolfiere cariche di volantini di denuncia ed invocanti una ribellione da parte del popolo nord coreano. Dopo che ufficiali dell'esercito nord coreano avevano minacciato "una reazione militare senza pietà" in risposta del lancio, si sono registrati scontri tra la polizia e gli attivisti intorno a Imjingak Park e l'autorità sud coreana è arrivata ad ordinare l'evacuazione dei residenti al confine. "Questo evento è stato organizzato dal governo. E' ridicolo il comportamento della polizia", si è lamentato l'organizzatore dell'evento Park Sang-Hak al corrispondente di al-Jazeera, accusando direttamente il presidente Lee Myung-Bak per aver ceduto alle pressioni della Corea del Nord. "Non siamo qui per provocare un conflitto, ma per raccontare la verità su Pyongyang. Il presidente Lee sarà ricordato come un codardo che ha ceduto alle minacce nord coreane”, ha concluso Park
Volantini critici delle politiche di Pyongyang sono relativamente comuni al confine e già in passato la Corea del Nord aveva minacciato una risposta armata. Ma questa volta, Pyongyang ha utilizzato termini molto duri, indicando tempi e luoghi dell'attacco, che hanno portato Seoul a non voler sottovalutare l'eventualità di una risposta.
Dopo la firma di un nuovo accordo militare tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud che ha di fatto triplicato la capacità balistica del sistema missilistico di Seoul, le tensioni nella penisola coreana sono crescenti. I due paesi rimangono tecnicamente in guerra, dato che la guerra del 1950-1953 si è conclusa solo con un armistizio. Già nel novembre del 2010, quando la Corea del Nord aveva bombardato un isola del sud uccidendo alcuni civili, si è temuto che una reazione di Seoul potesse determinare un'escalation del conflitto.