Sputnik V: dalla bocciatura farlocca di Nature alla corsa per averlo
202 giorni. Questo il tempo passato dall’annuncio di Putin ad oggi..
Più che interessante l’intervista rilasciata ieri da Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), al Corriere della Sera: “Sputnik ha dati interessanti, ma andrà approvato prima dall’Ema, come Unione Europea. Se l’Italia volesse fare una decretazione d’urgenza per saltare questo passaggio, è una scelta politica, non tecnica. Sulla rivista Lancet sono stati pubblicati risultati molto interessanti cui si è aggiunto il parere positivo e isolato di un gruppo dello Spallanzani, che di fatto, però, non aggiunge nulla, anzi crea qualche dissonanza. Sputnik andrà approvato e soprattutto validato con una visita ispettiva sulla qualità di produzione dall’Ema. I contatti sono stati avviati, ma il dossier per la registrazione non ancora è stato ancora consegnato”.
Ma sei mesi fa l’atteggiamento era tutt’altro. Esemplare, per sintetizzare come è stato recepito l’annuncio del vaccino russo, una nota del sul Sole24ore del 12 agosto.
La sonora bocciatura dello Sputnik
“Da appena 24 ore il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato al mondo che il suo Paese ha registrato ufficialmente il primo vaccino che dovrebbe contrastare l’avanzata del virus Sars CoVi-2, ma l’operazione si sta rivelando un boomerang per la sanità russa e l’immagine del Paese, per la pioggia di critiche che crescono di ora in ora”.
“Proprio oggi 12 agosto, Nature, forse il più autorevole giornale scientifico al mondo, pubblica un breve sondaggio fatto al volo fra i massimi esperti a livello mondiale che stigmatizzano, all’unisono, la mancanza completa di dati e informazioni, la quasi certa assenza di una sperimentazione di massa e anzi paventano che il tutto possa ritorcersi anche contro la ricerca di un vaccino che, a livello planetario, si spera di trovare al più presto”.
Candidamente si ammetteva che “il più autorevole giornale scientifico al mondo” aveva liquidato il primo vaccino al mondo con un sondaggio durato meno di un giorno. In 24 ore hanno fatto un sondaggio e hanno deciso che lo Sputnik non andava bene. Alla faccia del metodo scientifico…
Tralasciamo qualunque considerazione sul valore aggiunto che l’EMA ha dato alla salute del nostro continente, basta vedere cosa è riuscita a fare la Gran Bretagna da quando non ha più dovuto sottostare alla burocrazia dell’ente europeo (e agli interessi di Big Pharma).
E tralasciamo il fatto che tante nazioni al mondo, nulla importando degli autorevolissimi pareri di tanti asseriti scienziati e riviste occidentali, hanno ordinato lo sputnik e stanno immunizzando con efficacia i propri cittadini.
Il punto è che abbiamo aspettato oltre sei mesi prima di cominciare a considerare il vaccino russo come una possibilità.
Non che i dubbi espressi allora fossero del tutto fuori luogo, ma proprio per le esigenze scientifiche del caso, e per l’importanza dei vaccini, si sarebbe dovuto analizzare molto più approfonditamente e celermente il farmaco.
Invece, allora, e per i mesi successivi, si è imposta una sola certezza: dato che era un prodotto dell’odiata Russia, il vaccino non solo non aveva alcuna efficacia, ma non poteva neanche essere preso in considerazione.
Nulla importando, a quanti hanno imposto tale linea, quante vite umane sarebbe costata tale nefasta determinazione.
Errori di valutazione e interessi geopolitici
Come abbiamo scritto in altre occasioni la gestione planetaria di questa pandemia ha profili criminali che andrebbero indagati. Solo in Italia ci sono stati quasi 50mila morti da ottobre ad oggi. Milioni in tutto il mondo.
Quanti di questi avrebbero potuto essere evitati, se gli esperti di Nature, con l’appoggio di gran parte della stampa mondiale, non avessero liquidato in ventiquattrore la querelle sullo Sputnik, ma ne avessero promosso uno studio serio?
Avrebbero potuto verificare con mesi di anticipo quello che oramai è acclarato da tutto il mondo: il vaccino russo non solo non è una bufala, ma anzi è uno dei migliori, e forse il migliore, sul mercato (ci torneremo).
Anche perché era ovvio già allora quanto sta emergendo oggi: che il vaccino Pfizer e quello Moderna (del quale non si parla quasi più… è successo qualcosa?) non sarebbero bastati da soli ad assicurare la vaccinazione di Stati Uniti ed Europa, cioè circa un miliardo di persone.
Per i Paesi meno ricchi è andata meglio così: non potendo accedere ai costosi vaccini Pfizer e Moderna, hanno chiesto e ottenuto vaccini russi e cinesi, più a buon mercato, riuscendo in parte, anche se piccola, a sopperire ai propri bisogni.
Al tempo del comunismo, quello vero, sovietico, l’appiattimento della politica alla leadership al potere era fotografato dallo slogan “contrordine compagni”. È quanto avvenuto sullo Sputnik: dopo l’ordine di bloccare a ogni costo, oggi, di fronte all’evidenza e a una pandemia ancora dilagante, è arrivato un cauto contrordine.
I vaccini indiani
Una citazione di merito va spesa anche per i vaccini indiani. Pochi lo sanno, ma l’India è la fabbrica del mondo dei vaccini. E questo gigante asiatico sta contribuendo a distribuire al mondo vaccini anti-Covid-19, usando il vaccino di Oxford e una variante locale.
È il “Vaccine Maitri”, la diplomazia del vaccino in salsa indiana, che sta dando sollievo a diversi Paesi dell’Asia, ma anche caraibici e di altre aree del mondo, Canada compreso (ad oggi è l’unico Paese d’Occidente ad aver fatto ricorso a New Delhi).
Un’attività sanitaria che si intreccia con la diplomazia, ma che giustamente il Global Times scrive che dovrebbe essere lodata dal mondo intero, che invece l’ignora. Bizzarro che a lodarla sia Pechino, cioè la potenza asiatica che certo mondo ritiene irriducibile antagonista di New Delhi. Fortunatamente c’è chi, in questo povero mondo, antepone il benessere dei popoli alla geopolitica.