"Tornate a Damasco". La Danimarca e l'uso politico dei rifugiati siriani
Rifugiati usati per scopi politici. Succede in Danimarca e succederà in altri paesi europei.
Da qualche mese c'è un dibattito aperto in Danimarca sul ritorno dei rifugiati siriani nel loro paese di origine.
Mads Fuglede responsabile del partito di ispirazione liberale, Venstre, propose, a tal proposito, non lo avesse mai fatto, di instaurare un dialogo con il governo siriano presieduto da Bashar al Assad, come riferì il quotidiano locale Jyllands-Posten.
Ci furono uno tsunami di critiche a questa proposta di Fuglede. Proprio nelle feroci contestazioni che esprimeva la solita propaganda contro la Siria e il suo Presidente BAshar al Assad, apparve chiaro il messaggio che dalla Danimarca non doveva passare. Lo spiegò, chiaramente, il responsabile per l'immigrazione del partito social democratico danese, Rasmus Stoklund, ricordando che accettare la proposta di Fuglede "manderebbe il segnale completamente sbagliato che consideriamo Assad il vincitore in Siria."
Una posizione, un punto fermo per l'Occidente, un cardine per giustificare la guerra alla Siria.
Nonostante le polemiche, a Copenaghen sono andati avanti e sono apparsi dei cartelli nelle strade: "Ora puoi tornare a casa nella soleggiata Siria ... Il tuo paese ha bisogno di te".
Il quotidiano britannico The Guardian ha riferito che le autorità danesi hanno respinto circa 186 domande di rinnovo della residenza temporanea nel paese dalla scorsa estate, rilevando che la misura è giustificata sulla base di rapporti secondo cui la situazione della sicurezza in varie parti del paese è migliorata in modo significativo.
Il giornale ha notato che la rivalutazione della situazione di circa 500 persone provenienti dalla Siria e dai suoi dintorni arriva dopo che il ministero danese dell'immigrazione ha deciso di espandere la zona sicura in Siria per includere molte province e regioni del paese.
Il ministro danese per l'immigrazione Mathias Tsvay ha dichiarato che "la politica del suo governo funziona bene e non si torna indietro", sottolineando che le autorità del suo paese hanno chiarito ai rifugiati siriani che i permessi di soggiorno sono temporanei e potrebbero essere revocati se non è necessario rinnovarli.
Il dossier dei profughi siriani è stato solo uno strumento di pressione sullo Stato siriano da parte dei paesi occidentali e della Turchia che intasca miliardi di euro per trattenere i rifugiati, ponendo anche hanno posto ostacoli per limitare il ritorno degli sfollati nel loro paese, a prescindere dalla sicurezza raggiunta in Siria.
La decisione della Danimarca dimostra come l'occidente usi le sofferenze dei popoli, a proprio uso e consumo politico.
Sofferenze che ha causato fomentando l'invio dei terroristi in Siria con appoggi politici, mediatici ed economici oltre ad emettere brutali sanzioni che impediscono l'accesso ai beni di primaria importanza.