Tregua commerciale tra Cina e Stati Uniti

Abolita la “tassa sul fentanyl”, congelate le misure su logistica e cantieristica: l’intesa punta a stabilizzare i rapporti economici bilaterali

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Tregua commerciale tra Cina e Stati Uniti

Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un nuovo accordo per alleggerire la tensione commerciale tra le due potenze economiche, annunciando una serie di sospensioni e aggiustamenti reciproci sui dazi e sulle misure restrittive. L’intesa, emersa al termine dei colloqui economici e commerciali svoltisi in Malaysia il 25 e 26 ottobre, segna un passo avanti significativo nel difficile percorso di normalizzazione dei rapporti bilaterali, segnati negli ultimi anni da una crescente conflittualità tariffaria e tecnologica. 

Secondo quanto reso noto dal portavoce del Ministero del Commercio cinese (MOFCOM), gli Stati Uniti si sono impegnati ad abolire la cosiddetta “tassa al 10% sulla fentanyl” – una misura introdotta con motivazioni legate al controllo delle droghe ma ampiamente criticata da Pechino – e a sospendere per un ulteriore anno i dazi reciproci del 24% applicati su una vasta gamma di prodotti cinesi, inclusi quelli provenienti dalle regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao. In risposta, la Cina ha annunciato di adeguare di conseguenza le proprie contromisure tariffarie, mantenendo un approccio proporzionato e cooperativo. 

L’accordo si estende anche al delicato ambito delle restrizioni all’esportazione. Washington ha deciso di sospendere per un anno l’applicazione di una nuova norma, annunciata il 29 settembre, che estendeva le limitazioni della cosiddetta “entity list” a qualsiasi entità detenuta per almeno il 50% da soggetti già inclusi nell’elenco. Parallelamente, Pechino ha sospeso per lo stesso periodo alcune misure di controllo sulle esportazioni annunciate il 9 ottobre, impegnandosi a rivederne e perfezionarne i dettagli operativi. 

Un ulteriore fronte di distensione riguarda il settore marittimo e della logistica. Gli Stati Uniti hanno accettato di congelare per un anno le misure adottate nell’ambito dell’indagine Section 301, mirate alle industrie cinesi della cantieristica e dei trasporti marittimi. La Cina, a sua volta, ha confermato che sospenderà le contromisure corrispondenti non appena entrerà in vigore la decisione statunitense. 

Oltre alle questioni tariffarie, le delegazioni hanno trovato un terreno comune su temi sensibili come la cooperazione antidroga – in particolare sul controllo del fentanyl – l’espansione degli scambi agricoli e la gestione di casi specifici riguardanti imprese dei due Paesi. È stato inoltre ribadito l’impegno a dare seguito agli esiti dei precedenti colloqui di Madrid, dove gli Stati Uniti avevano già espresso aperture in ambito investimenti, mentre la Cina si era detta disponibile a risolvere in modo costruttivo la questione relativa a TikTok. 

Per Pechino, l’esito dei negoziati di Kuala Lumpur rappresenta una vittoria della diplomazia economica basata su “uguaglianza, rispetto reciproco e beneficio comune”. Il portavoce del ministero del Commercio di Pechino ha sottolineato come i risultati raggiunti siano “frutto di un lavoro difficile” e abbia espresso la speranza che entrambe le parti collaborino per garantirne l’effettiva attuazione, contribuendo così a rafforzare la stabilità non solo dei rapporti bilaterali, ma dell’intera economia globale. 

Esperti cinesi hanno accolto con favore l’intesa, definendola un segnale incoraggiante in un contesto internazionale segnato da crescenti incertezze. Zhou Mi, ricercatore senior presso l’Accademia cinese per la cooperazione commerciale e economica internazionale, ha osservato che l’accordo “ha rafforzato la fiducia dei mercati e ha generato aspettative positive”, nonostante le numerose sfide che continuano a gravare sui rapporti tra Washington e Pechino. 

Ying Pinguang, preside della Scuola di negoziazione commerciale dell’Università di Shanghai per gli affari internazionali ed economici, ha ricordato che i legami economici tra Cina e Stati Uniti, maturati in decenni di integrazione, non possono essere spezzati da muri tariffari. “Le tariffe aggiuntive non riducono il deficit commerciale statunitense – ha affermato – ma destabilizzano le catene globali del valore, generando panico tra gli investitori e danni a entrambe le economie”. Per Ying, la strada maestra per risolvere le frizioni commerciali resta il tavolo negoziale: “La cooperazione economica tra Cina e Stati Uniti non è solo il contrappeso dei rapporti bilaterali, ma anche la pietra angolare della stabilità economica mondiale”. 

Resta adesso da vedere se questa tregua commerciale potrà resistere alle pressioni politiche interne e alle complessità geopolitiche che continuano a influenzare il rapporto tra le due superpotenze. 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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