Trump alza la tensione con i dazi: Brasile pronto a rispondere, Lula rafforzato
Il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira ha ribadito a Washington che il suo paese "non cederà a pressioni esterne", durante un incontro con il segretario di Stato USA Marco Rubio. Il colloquio, avvenuto lo stesso giorno in cui gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il ministro del Supremo Tribunal Federal (STF) Alexandre de Moraes e introdotto dazi del 50% su alcuni prodotti brasiliani, segna un momento di forte tensione diplomatica tra i due paesi.
L’incontro, non ufficiale e organizzato tramite un intermediario anonimo, è stato un tentativo di abbassare le tensioni dopo le misure punitive firmate dal presidente Donald Trump. Vieira, però, ha lasciato chiaro che il Brasile "si riserva il diritto di rispondere" alle azioni statunitensi, definendo "inaccettabile" qualsiasi interferenza nella sovranità nazionale, specialmente su questioni giudiziarie come il processo all’ex presidente Jair Bolsonaro per il tentato golpe dell’8 gennaio 2023.
Intanto, movimenti sociali e studenteschi scendono in piazza in diverse città brasiliane per protestare contro i dazi statunitensi. Manifestazioni sono previste davanti ai consolati e all’ambasciata USA, con lo slogan "Chi comanda in Brasile è il popolo brasiliano!". Le tariffe, che entreranno in vigore il 6 agosto, colpiscono settori chiave come l’agroalimentare e la tecnologia, ma con importanti eccezioni – acciaio, aerei e succo d’arancia restano fuori dalla tassazione.
Secondo diversi analisti, la mossa di Trump è un tentativo di influenzare la politica interna brasiliana, soprattutto per indebolire il STF nel processo a Bolsonaro. Tuttavia, l’esclusione di quasi 700 prodotti ha smascherato le esagerazioni di Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente e principale sostenitore della linea dura contro Lula.
Gli esperti concordano: se da un lato le sanzioni rappresentano un attacco politico, dall’altro le esenzioni rivelano che Trump ha evitato una rottura totale. "Lula esce rafforzato perché ha cercato il dialogo senza cedere sull’indipendenza della giustizia", spiega Paulo Nicoli Ramirez, politologo della FESPSP. Al contrario, i Bolsonaro "sono i grandi sconfitti", avendo agito "contro gli interessi nazionali".
Mentre Vieira torna a Brasilia per riferire a Lula, la crisi diplomatica resta aperta. Ma con le proteste in strada e il sostegno della società civile, il messaggio del governo è chiaro: il Brasile non accetta imposizioni da nessuno, tantomeno dai 'gringos'.