Ucraina, intervista a Sara Reginella: «Durante l'Euromaidan, politici occidentali erano presenti a Kiev: incitavano il popolo ucraino contro il proprio governo»
Sara Reginella, psicologa, regista, videomaker e, soprattutto, impegnata da anni contro la guerra in Ucraina. Già apprezzata per "Stagioni del Donbass", terzo di una trilogia sul conflitto nel Donbass, preceduto da “I’m Italian” e “Voci”, oggi propone “Start Up a War. Psicologia di un conflitto” (nel video sotto l’articolo, il trailer) un documentario che evidenzia – attraverso materiali di archivio, fonti inedite e, soprattutto, numerose interviste – come questa guerra, sia stata imposta in Ucraina dall’Occidente utilizzando, tra l’altro, un modello psicologico alimentato dagli stessi meccanismi che generano i conflitti interpersonali e tecniche di manipolazione psichica.
Quale modello psicologico? Quali tecniche di manipolazione psichica?
“Il modello psicologico proposto in “Start up a war” si fonda sull’idea che sia possibile applicare ai conflitti geo-politici strumenti di lettura propri dei conflitti relazionali tra individui. Nel mio lavoro di psicoterapeuta, all’interno dei sistemi familiari, ad esempio, ho spesso osservato processi d’inferenza in cui un membro del sistema istiga un altro membro contro un terzo soggetto, con attuazione di veri e propri meccanismi di coalizione. Similmente, nel documentario, ho cercato di approfondire il tipo di conflitto geopolitico che si basa su processi di interferenza esterna. Durante l’Euromaidan, politici occidentali erano presenti a Kiev: incitavano il popolo ucraino contro il proprio Governo, legittimamente eletto, in nome di un futuro migliore, mentre, estremisti neonazisti assaltavano gli istituti pubblici, mettendo alla fuga un presidente legittimamente eletto. Quando un individuo o un gruppo istiga una parte contro un’altra, come avvenuto con il golpe di Kiev, si osservano meccanismi il cui esito è sempre la distruzione: il sistema, il gruppo, il paese, la famiglia, l’individuo vengono spaccati dall’interno.
Per quanto riguarda le tecniche di manipolazione psichica, esemplari nel documentario quelle narrate da Galina Zaporozhtseva, psicologa ed ex professoressa all’Accademia ucraina di Polizia. Ad esempio, le manifestazioni di piazza erano scandite da un accompagnamento musicale basato su battiti a bassa frequenza e la ripetizione di uno stesso testo, un inno cantato dalla chiesa uniata.”
Sembrerebbe una forma di “ipnosi di massa”. Quasi sempre i raduni sono caratterizzati da slogan e musiche che servono a cementare l’individuo alla massa.
“Attraverso meccanismi basati sul legame stimolo-risposta si punta ad annichilire le ccapacità critiche dell’individuo, sollecitando le pulsioni individuali. A tal proposito, la dottoressa Zaporozhtseva spiega anche quale fu il ruolo dei media nel veicolare informazioni volte a sollecitare gli istinti per mezzo di tali meccanismi stimolo-risposta.”
Con quale risultato?
“Il risultato è stato l’imposizione di un pensiero unico, di una sola verità, di un sistema autoreferenziale che disconferma ogni espressione indipendente alla quale non viene riconosciuta il diritto di esistere. Tale imposizione di un solo punto di vista, come già detto, è alla base di meccanismi simili a quelli che si osservano nelle relazioni psicopatologiche tra individui, quando il conflitto non giunge a soluzione se non attraverso il sacrificio di uno dei due poli. Si è spianata, così, la strada alla guerra.”
Nel tuo documentario ci sono anche molte interviste ad abitanti del Donbass, ex deputati del parlamento ucraino, esponenti della resistenza…
“Queste persone forniscono le testimonianze di una guerra fratricida, una guerra contro la propria immagine allo specchio, in cui relazioni, famiglie e individui sono stati spaccati dall’interno. Quello che più mi ha colpito nelle loro dichiarazioni è stata l’esigenza di riconoscere che esiste un’altra verità inascoltata. E questo è alla base di ogni percorso di cura sia individuale che sociale, fondato sulla ricerca di una soluzione attraverso la ricostruzione di fatti reali, poiché ogni guerra, così come ogni conflitto personale, è alimentato dall’impossibilità di cogliere la realtà in una prospettiva complessa.”
Francesco Santoianni