Una ipoteca negativa sul futuro delle giovani generazioni
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di Federico Giusti ed Emiliano Gentili
Il rapporto Istat sulla povertà nell’anno 2024 appena pubblicato ( https://www.istat.it/wp-content/uploads/2025/10/La-poverta-in-italia-_-Anno-2024.pdf) parla di 2,2 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta ossia quasi 5,8 milioni di persone, dati in aumento rispetto al 2023. Quando le statistiche vengono pubblicate la reazione immediata è quella di leggere acriticamente i numeri e per questo il rischio è di una parziale interpretazione della realtà.
Una analisi seria non deve essere piegata alla mera giustificazione delle politiche governative, vale con il centro destra come con il centro sinistra.
Ad esempio la povertà assoluta riguarda famiglie in prevalenza composte da stranieri, le famiglie più numerose che vivono in pochi metri quadrati e in prospettiva con livelli di istruzione più bassi. E quindi dovremmo prendere in esame non solo le politiche migratorie ma anche una realtà lavorativa di sfruttamento e di salari diversificati dentro situazioni di elevata ricattabilità (perdere lavoro, anche il meno pagato, significa perdere il diritto di soggiorno).
La fotografia della realtà per quanto impietosa deve essere oggettiva e credibile, poi in un secondo momento arriveranno ulteriori considerazioni, ebbene salta agli occhi la differenza tra famiglie autoctone e quelle immigrate con queste ultime in condizioni decisamente più disagiate.
Se poi guardiamo alla povertà relativa i numeri diventano preoccupanti e vedono crescere la presenza delle famiglie italiane coinvolgendo una cifra ragguardevole di individui (quasi 8,8 milioni). Gli italiani vivono meglio degli immigrati ma subiscono un progressivo impoverimento che ritroviamo non solo tra le famiglie disoccupate, con lavori precari e part time ma anche laddove è presente un contratto full time e a tempo indeterminato a conferma che la erosione del potere di acquisto dei salari, e delle pensioni di cui ben poco si parla, sta producendo una massa crescente di poveri, di indebitati che stentano ad arrivare in fondo al mese.
Le famiglie in povertà assoluta sono più presenti nelle isole e nelle regioni Meridionali ma attenzione che anche in alcune province del centro nord (assai più di quanto accadesse solo 10 giorni or sono), oggetto di feroci deindustrializzazioni, la crisi si fa sentire producendo una crescente e diffusa miseria.
Ci interessa poco tracciare una mappa geografica della miseria (non a caso partiti del centro destra pensavano alle gabbie salariali con salari diversificati a seconda delle aree geografiche), tuttavia le zone dove minore è l'opportunità lavorativa e più debole l'offerta dei servizi pubblici sono quelle in maggiore sofferenza.
Lasciamo all'Istat il compito di definire in termini percentuali la intensità della povertà assoluta o la incidenza di quella relativa, è difficile stabilire una cifra valida erga omnes e al di sotto della quale una famiglia cade automaticamente nella povertà, incide il costo della vita che cambia da regione a regione, il valore degli immobili, a quanto ammonta un affitto, alla tipologia dei lavori accessibili in base ai quali variano i contratti applicati. E poi se abiti in un'area metropolitana difficilmente avrai un orto coltivato o un pollaio che qualche aiuto anche in termini economici possono garantirlo anche se in caso di malattia devi sobbarcarti un viaggio della speranza verso gli ospedali del centro nord con relativi costi.
Negli ultimi anni la miseria si manifesta nelle aree metropolitane e nelle tradizionali province con minore reddito e tassi di disoccupazione elevati, dipende dalla composizione familiare perchè un nucleo numeroso dovrà superare tanti ostacoli specie se con tre o più figli a carico. Se scopriamo anziani senza cure e con pochi soldi colpisce il deterioramento delle condizioni di vita di nuclei familiari con una età media piuttosto bassa scoprendo, contrariamente a tanti luoghi comuni, la propensione al risparmio delle famiglie formate dai più giovani.
Fermiamoci qui con la nostra analisi e chi avesse voglia di approfondire abbiamo indicato la fonte Istat, proviamo invece a individuare alcune risposte e soluzioni alla miseria crescente:
- il titolo di studio ha ancora un peso effettivo, le famiglie povere sono anche quelle con titoli di studio bassi, costruire percorsi professionali ad hoc per chi ha abbandonato le scuole, arrivare a un diploma, portare studenti e studentesse a una laurea breve richiede impegni anche dallo Stato, investimenti adeguati nella istruzione pubblica, politiche dell'abitare, borse di studio. Se non si aumentano allora le risorse destinate alla formazione e all'istruzione di ogni ordine e grado, è inutile lamentarsi degli abbandoni scolastici e del basso numero di diplomati e laureati. Dovremmo poi pensare a percorsi formativi permanenti a prescindere dal lavoro svolto per contare su alternative reali in caso di licenziamenti.
- la povertà è legata anche al caro affitti, da decenni manca un piano casa e una edilizia popolare capace di risposte a un annoso problema
- La miseria attanaglia ormai anche quanti hanno un lavoro, la erosione del potere di acquisto è stata tanto forte da produrre in pochi anni uno tsunami sociale
- la scarsa mobilità sociale è una delle cause di questa condizione, avere poi posto fine al Reddito di cittadinanza non si è dimostrata una scelta oculata, eppure il Governo è irremovibile su una decisione che, dati alla mano, ha solo accresciuto la miseria
- l’incidenza della povertà assoluta intanto nella fascia under 18 si fa sempre più preoccupante, davanti a circa 1,3 milioni di bambini e ragazzi in condizioni di povertà scopriamo quanto siano ipocriti i richiami alla famiglia e alla infanzia, mai da 30 anni ad oggi il deterioramento delle condizioni di vita ha colpito le fasce giovanili ipotecando negativamente il futuro delle giovani generazioni. Non si tratta di tutelare la famiglia come istituzione ma di potenziare il nostro welfare adeguandolo ai nuovi e reali bisogni.
Pensate che la prossima Manovra di Bilancio offra risposte e soluzione alla povertà crescente? No, stanzia solo risorse al Riarmo.