Usa e Italia: è forse lecito parlare di ripresa occupazionale e di aumenti salariali

Usa e Italia: è forse lecito parlare di ripresa occupazionale e di aumenti salariali

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

 

di Federico Giusti

Stando al Sole 24 Ore il rapporto sull'occupazione negli Usa fotografa una economia in salute che in un solo anno avrebbe creato 216 mila posti di lavoro rispetto ai 170 mila preventivati. Quindi: la disoccupazione sarebbe in diminuzione, attestandosi al 3,7% rispetto al 3,8% previsto; la paga oraria sarebbe invece cresciuta di 15 centesimi in un anno; la forza lavoro attiva, pur non raggiungendo ancora i livelli antecedenti la pandemia, nel complesso viene giudicata in ripresa. Stando invece ad altri dati riportati dai media occidentali la disoccupazione Usa risulterebbe invece leggermente più bassa.

A prescindere da qualche differenza di misurazione è possibile capire come, in un anno di sovraprofitti per le imprese statunitensi, la dinamica salariale sia rimasta decisamente bassa e anche il rapporto tra posti di lavoro creati e perduti finisca con l’essere insoddisfacente.

I dati possono quindi essere letti e interpetrati con risultati finali assai diversi (sorvolando per il momento sulla questione della loro attendibilità)[1].

SALARI, SCIOPERI E LICENZIAMENTI

Dopo gli scioperi nella industria meccanica americana stanno ora arrivando licenziamenti di massa [2]  e analogo risultato (migliaia di tagli occupazionali) registriamo laddove i sindacati pensavano di avere scongiurato i processi di ristrutturazione ricorrendo ad accordi temporanei[3] , in sostanza nel caso statunitense due  sono gli atteggiamenti registrati  e contrastanti: da una parte chi esalta la ripresa del conflitto nella patria del capitalismo al fine di esaltare un nuovo protagonismo operaio e sindacale d’Oltre Oceano,  dall’altra quanti, pur riconoscendo la positiva novità degli scioperi e di una nascente opposizione nei luoghi della produzione, sollevano al contempo dubbi e criticità sulla gestione e sugli esiti delle vertenze criticandone gli esiti e le decisioni finali assunte dal sindacato anche a seguito di forti pressioni del grande capitale e dell'amministrazione Biden.

Un altro aspetto, spesso taciuto, riguarda la discrepanza tra le rivendicazioni iniziali e i contenuti dell'accordo finale con il quale è stata decretata la fine degli scioperi nelle industrie produttrici di auto. A pensarci bene i risultati ottenuti dal sindacato Usa non sono soddisfacenti: permangono forti disuguaglianze salariali e contrattuali tra siti produttivi, in assenza di contributi reali al fondo pensione e al welfare e con licenziamenti articolati previsti già per inizio 2024.

Possiamo quindi ipotizzare che l'economia statunitense potrebbe trovarsi nei prossimi mesi alle prese con esuberi consistenti, specie nei settori meno interessati alla transizione energetica, nei quali il basso costo del lavoro non rappresenta più una condizione sufficiente a conservare inalterati i margini di profitto. Anzi potremmo anche asserire che gli aumenti salariali arrivano dopo anni di retribuzioni in continua erosione, di investimenti in tecnologie e dopo mesi di scioperi conclusi con accordi discutibili che presentano sovente risultati parziali come indiscusse vittorie salvo poi scoprire, a distanza di poche settimane, nuovi esuberi attraverso i processi di automazione. E anche in questi casi le dinamiche democratiche legate al voto delle maestranze sugli accordi finali evidenziano numerose irregolarità[4]

Già negli ultimi giorni del 2023, ad esempio, UPS [5]ha annunciato centinaia di licenziamenti e la società globale di gestione dei documenti Xerox ha annunciato tagli del 15% della sua forza lavoro. Contestualmente, il Conference Board Leading Economic Index prevede il perdurare della fase recessiva.

Di opinione simile un'economista citata dal New York Times, Kathy Bostjancic, scrive sul giornale: "Vediamo già segnali che i settori sensibili al ciclo dell'economia stanno riducendo in modo significativo l'aggiunta di lavoratori ai loro libri paga".... "Prevediamo una moderata perdita di posti di lavoro entro la metà del 2024. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire a circa il 5% nel corso del 2024".

Stando ai fatti degli ultimi mesi, l'amministrazione Biden non solo ha aumentato le spese militari ma in sostanza ha rivisto, al ribasso, le spese sociali. L'aumento dei tassi di interesse, poi, ha indebolito la domanda interna e alimentato anche la disoccupazione, mentre gli aumenti salariali accordati dopo anni di erosione del potere di acquisto sono rimasti inferiori al reale costo della vita.

La Federal Reserve, dal canto proprio, aveva fissato degli obiettivi invalicabili per il 2023 e l’inizio del 2024: la crescita dei salari del 3% con un tasso di inflazione annuo del 2%. Ora, non solo queste previsioni sono state smentite nel corso degli ultimi mesi, ma i tassi di interesse rimarranno invariati e questa decisione avrà impatti negativi sia sugli interessi dei mutui e sulle carte di credito che sui pagamenti degli onerosi prestiti studenteschi, per i quali inizialmente l'amministrazione Biden aveva previsto una moratoria, davanti a migliaia di insolventi che non riuscivano a onorare i pagamenti.

Non è forse un caso, allora, se numerosi conflitti sono stati letteralmente disinnescati dal sindacato proprio nei settori che oggi vediamo colpiti da licenziamenti di massa.

Basti ricordare come la crisi dell'Ups fosse già nota alla fine della primavera scorsa e che uno sciopero programmato per i 340.000 lavoratori UPS si è tradotto in un accordo che alla fine non ha arrestato i licenziamenti. Analogo discorso potremmo fare per le aziende meccaniche, ove alcuni siti produttivi già all'indomani dell'accordo sindacale annunciavano o licenziamenti o un turn over con nuove assunzioni a livelli e retribuzioni decisamente più basse.

Nelle fabbriche Stellantis sul finire del 2023 hanno imposto la settimana corta con tagli retributivi, dato che alcune lavorazioni sono state esternalizzate in fretta e furia, annunciando ulteriori licenziamenti con la vaga promessa di ricollocazione degli esuberi in altri siti produttivi una volta terminata la ristrutturazione delle catene per la produzione di auto elettriche. “Ironia della sorte”: il posto di lavoro potrebbe arrivare tra mesi, o anni, in una città distante centinaia di km e a condizioni retributive inferiori a quelle attuali.

Prendiamo in esame a questo punto i dati italiani relativi alle retribuzioni e all’occupazione[6] italiana, una recente indagine dell’Istat riferita ai dati relativi all’anno 2021 individua 1,3 milioni di posizioni lavorative, il 6,6% del totale (- 0,3% rispetto al 2020, invariata rispetto al 2019), percepiscono una retribuzione lorda oraria inferiore a 7,79 euro, quindi inferiore ai due terzi della mediana (low pay jobs). Nel 2021, nel settore privato extra-agricolo sono attive 19,5 milioni di posizioni lavorative dipendenti (+6,9% rispetto al 2020), per un totale di 15,4 milioni di lavoratori (+3,5%). Tra i lavoratori, il 17,8% ha occupato più di una posizione nel corso dell’anno.

A gennaio 2022[7], quindi un anno fa, gli occupati risultavano stabili, i disoccupati in lieve flessione mentre gli inattivi, quanti non riescono a trovare un lavoro, in vistosa crescita con il tasso di occupazione fermo al 59,2% annoverando anche chi è stato impiegato per pochissime ore nell’intero anno di riferimento.

In estrema sintesi i dati statistici riportati andrebbero analizzati tenendo conto anche dei criteri alla base della ricerca chiarendo fin dall’inizio la nozione di occupati, giusto per non cadere nell’equivoco che una settimana lavorata possa ritenersi sufficiente per attestare la riduzione dei senza occupazione. Se guardiamo con attenzione la fascia anagrafica compresa tra i 35-49 anni vede invece crescere il numero dei disoccupati e se la tendenza risultasse inversa tra i giovani sarebbe lecito indagare la tipologia del contratto, la durata e la paga effettiva dello stesso. Chi si trova “nel mezzo del cammin di nostra vita” ha ancora circa 20 anni di lavoro prima di arrivare alla fatidica pensione, se si trova a perdere il lavoro è difficile possa rimpiazzarlo in pochi mesi a meno che non sia una figura ultra-specializzata, appetibile sul mercato e disposta a una retribuzione decisamente più bassa di prima.

La crescita del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni riguarda soprattutto le donne che dalla pandemia in poi hanno pagato lo scotto maggiore con i part time volontari e involontari e dimissioni obbligate per accudire figli e anziani

Tra il 2021 e il 2022 gli occupati crescono di circa 120 mila unità dopo una brusca frenata nell’anno 2020 e in sostanza il migliore dei risultati ottenibile è quello di tornare ai livelli occupazionali del 2019.

Se guardiamo ai dati statistici è possibile, come fa il Governo, asserire che la occupazione è in ripresa sia per il numero degli occupati, sia per quelli in cerca di occupazione ma, torniamo a ripeterlo, non si prende in esame il crollo dopo la pandemia e il sostegno dello Stato attraverso bonus, ammortizzatori sociali, reddito di cittadinanza….

Una buona parte dei contratti nazionali siglati da Cgil Cisl Uil prevede paghe orarie inferiori ai 9 euro orari, si continua a prendere in esame, a fini statistici e anche per la lettura politica degli stessi, dati parziali che considerano occupato anche chi lavora per pochi giorni all’anno.

Questa sintetica riflessione sul caso italiano ci aiuta a comprendere che

  • L’occupazione non cresce nei termini previsti e auspicati anche in rapporto all’andamento dell’economia nazionale
  • Permangono sacche di lavoro sottopagato che riguardano milioni di uomini e donne
  • Aumenta la ricattabilità della forza lavoro e con essa si riduce il potere contrattuale del sindacato, oltre a quello del potere di acquisto di salari e pensioni soprattutto nel mondo degli appalti e dei subappalti

Alla luce di queste elementari considerazioni è ancora possibile parlare di protagonismo operaio negli Usa e di ripresa dell’occupazione e della dinamica salariale in Italia?

 

Riferimenti:

Usa: +216.000 di posti lavoro a dicembre, sopra stime, disoccupazione stabile al 3,7% - Il Sole 24 ORE

Despite “strong” jobs report, unemployment expected to rise in 2024 - World Socialist Web Site (wsws.org)

UPS rings in the new year with hundreds of job cuts across the US - World Socialist Web Site (wsws.org)

[1] Ad esempio, la casistica degli occupati meriterebbe un approfondimento ulteriore se pensiamo che, in molti paesi, tra la forza lavoro attiva viene annoverato anche chi ha un contratto di pochissime ore (una sorta di prestazione occasionale).

[2] US corporations launch holiday jobs bloodbath - World Socialist Web Site (wsws.org)

[3] UPS opens huge automated warehouse, where robots outnumber people 15 to 1 - World Socialist Web Site (wsws.org)

[4] For a rank-and-file investigation into the contract vote at UPS! - World Socialist Web Site (wsws.org)

[5] Vedi note precedenti

[6] Occupazione, retribuzioni e costo del lavoro dipendenti privati - Anno 2021 (istat.it)

[7] Occupati e disoccupati (dati provvisori) - Gennaio 2022 (istat.it)

Il "caso Fassino" e lo squallore della stampa italiana di Paolo Desogus Il "caso Fassino" e lo squallore della stampa italiana

Il "caso Fassino" e lo squallore della stampa italiana

Il Primo Maggio e il mondo multipolare di Fabrizio Verde Il Primo Maggio e il mondo multipolare

Il Primo Maggio e il mondo multipolare

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela di Geraldina Colotti 28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico di Leonardo Sinigaglia 25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

La macchia indelebile di Odessa di Giorgio Cremaschi La macchia indelebile di Odessa

La macchia indelebile di Odessa

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

La Nato arriva a Mosca... ma come trofeo! di Marinella Mondaini La Nato arriva a Mosca... ma come trofeo!

La Nato arriva a Mosca... ma come trofeo!

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

La Festa dei precari e dei sottopagati di Gilberto Trombetta La Festa dei precari e dei sottopagati

La Festa dei precari e dei sottopagati

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

Sussidi pubblici: l'ipocrisia occidentale verso la Cina è nuda di Pasquale Cicalese Sussidi pubblici: l'ipocrisia occidentale verso la Cina è nuda

Sussidi pubblici: l'ipocrisia occidentale verso la Cina è nuda

UTILI RECORD PER HUAWEI NEI PRIMI TRE MESI DEL 2024  di Andrea Puccio UTILI RECORD PER HUAWEI NEI PRIMI TRE MESI DEL 2024 

UTILI RECORD PER HUAWEI NEI PRIMI TRE MESI DEL 2024 

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti