IN AGGIORNAMENTO. Venezuela, Trump afferma che non sta prendendo in considerazione attacchi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di non prendere in considerazione l'idea di lanciare attacchi contro il Venezuela.
La dichiarazione del presidente è arrivata dopo che il Miami Herald ha riportato, citando le sue fonti, che l'amministrazione statunitense aveva deciso di attaccare diversi obiettivi militari in Venezuela "da un momento all'altro", nel contesto di un'escalation iniziata con un dispiegamento senza precedenti nei Caraibi ad agosto.
Anche il Wall Street Journal aveva riferito dei piani di Washington di attaccare installazioni militari nel paese sudamericano.
--------------------
“Sul Venezuela si sta abbattendo, senza alcun dubbio, con l’intenzione bieca di promuovere un cambio di regime, la volontà del Governo degli Stati Uniti d'America ed egemone imperialista di impadronirsi delle ricchezze naturali che appartengono esclusivamente al popolo della Repubblica Bolivariana”. Con queste parole, di forte denuncia, il presidente dell'Assemblea Nazionale venezuelana, Jorge Rodríguez, ha accusato pubblicamente Washington, dipingendo un quadro di aggressione imperialista il cui fine ultimo è quello ormai palese del controllo delle immense risorse del paese sudamericano.
L’intervento, pronunciato in occasione dell’“Incontro dei Parlamentari dei Caraibi per la Pace” a Caracas, non ha lasciato spazio a interpretazioni. Rodríguez ha insistito con veemenza sul quello che ha definito “il nodo irrisolvibile della questione”, una “verità incontrovertibile”. Secondo il leader parlamentare del PSUV, non sarà necessario attendere la desecretazione di documenti top secret tra decenni per scoprire le reali intenzioni statunitensi: l’obiettivo della attuale Amministrazione USA sarebbe già palesemente quello di “impadronirsi delle risorse naturali, del petrolio, dell’industria mineraria, delle terre rare” del Venezuela.
La critica di Rodriguez si è estesa anche al recente dispiegamento militare statunitense nelle acque dei Caraibi, descritto non come una mera esercitazione ma come una minaccia concreta che non riguarderebbe solo Caracas. “Non è minacciato solamente il Venezuela – ha avvertito – sono minacciati tutti i paesi dei Caraibi, tutti i paesi del Nordamerica che non siano gli USA, del Centroamerica e del Sudamerica”. Un monito che delinea i contorni di un’escalation che viene configurandosi come un pericolo per l’intera sovranità latinoamericana.
Le dichiarazioni di Rodriguez riecheggiano da vicino quelle del presidente Nicolás Maduro. Già lo scorso settembre, il leader venezuelano aveva denunciato quella che ha definito una “guerra multiforme” orchestrata dagli Stati Uniti. Un conflitto asimmetrico in cui, secondo Maduro, allo Stato bolivariano viene mossa un’“aggressione armata per imporre un cambio di regime” e instaurare un governo “fantoccio”, con l’unico scopo di “rubare petrolio, gas, oro e tutte le risorse naturali”.
Maduro ha più volte accusato Washington di aver inventato una “nuova guerra eterna”, sottolineando come il 94% del popolo venezuelano sia contrario alla minaccia militare statunitense e a chi invoca un’invasione.
Di fronte a questa minaccia imminente, la risposta di Caracas non si è fatta attendere. La scorsa settimana la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB), insieme alla Milizia e ai corpi di polizia, ha dato il via a esercitazioni militari nelle zone costiere del paese. L’obiettivo dichiarato è quello di “continuare a oliare la macchina” difensiva per fronteggiare le minacce esterne, in particolare quelle provenienti dagli USA.
Maduro ha ricordato che da dieci settimane il Venezuela sta affrontando non solo una guerra militare, ma anche una “guerra comunicativa” fatta di campagne di disinformazione, esortando la popolazione a resistere e a combattere questa offensiva su più fronti.
Il quadro che emerge è quindi di una tensione ai massimi livelli, con Caracas che consolida la sua retorica anti-imperialista e intensifica la preparazione militare, mentre accusa Washington di perseguire, sotto la maschera della democrazia e di una presunta lotta al narcotraffico, un obiettivo molto più terreno e spietato: il saccheggio delle ricchezze di un paese.

1.gif)
